CIO’ CHE E’ SUCCESSO OGGI A CORTINA D’AMPEZZO ED IN BUONA PARTE DEL BELLUNESE,
OSSIA UN BLACK OUT TOTALE DELL’ELETTRICITA’, MI HA FATTO VENIRE IN MENTE UN PEZZO
CHE SCRITTO UNA QUINDICINA DI ANNI FA…

 

“” Qualche mese fa, mi pare in questo stesso periodo dello scorso anno, esattamente il 24.11.1998 in un quotidiano locale , mi chiedevo…..

 

 ” e se all’improvviso, a causa di questo spasmodico progresso  a volte dalle previsioni imponderabili, l’aria diventasse irrespirabile per l’inquinamento, le strade diventassero sature per la troppa circolazione, l’acqua più non bastasse, i pozzi di petrolio dovessero seccarsi,  l’energia elettrica venisse a mancare, la terra non desse più i suoi frutti come una volta, ed infine, l’uomo incominciasse a dare i…numeri, avvisaglie tutte di cui non si può negare la loro ormai oggettiva presenza….”   

 

ed ancora,  raccomandavo…  

 

” …  stiamo attenti perché, presto o tardi, qualcosa potrebbe irrimediabilmente incepparsi, e senza alcun preavviso.  Il discorso informatico che nel 2000 (dicevo allora nel 1998) potrebbe costituire uno dei tanti banali (si fa per dire) inceppamenti dalle conseguenze imprevedibili….potrebbe riservarci delle amare sorprese….”   

ed ancora …

 

 ”….possiamo ancora credere che la stessa terra che ci ospita sia ancora sana dopo tutti i trattamenti velenosi a cui viene continuamente assoggettata, determinando guai seri all’ecosistema….?”

Il blackout di New York non ha bisogno di commenti salvo quello di imporci una opportuna meditazione su cosa potrebbe succedere un domani nel caso di altri eventi simili anche da noi. Di nuovo il....cavallo (posto che ci sia l’erba sana per alimentarlo), di nuovo il freddo degli inverni senza riscaldamento a gas-gasolio-elettricità, e che altro come se ciò non bastasse ?  Ovviamente, la butto lì come provocazione, ma…non si sa mai.

 

Infatti, senza parlare del black-out di New York, parliamo anche di ciò che è successo provincia di Belluno nella nostra a causa della siccità, dovuta  questa, a mio avviso, a qualche stranezza metereologica di cui neanche l’uomo esperto sa dare spiegazioni convincenti che non siano quelle a livello formale-istituzionale.  Chi ha un orto, un frutteto, ha visto il raccolto irrimediabilmente perduto. E non  per la sola siccità. Ma perché, a seguito della siccità, c’è stata una modificazione dell’ecosistema che ha spinto vespe, mosche, calabroni a cercare l’acqua nella polpa della frutta (pere, mele, susine, pesche) col risultato che, una volta bucata dalla puntura di questi insetti non idratati, arrabbiati e quindi velenosi,  i frutti sono caduti tutti per terra per poi diventare marci.  Raccolto: zero.

 

Non è forse anche questa un’altra avvisaglia,  seppur di natura diversa rispetto alla precedente di ordine tecnico, peraltro non ancora del tutto chiara, successa a New York  ?

Stiamo attenti perché di questo passo, si corre il rischio di marciare dritti dritti verso una specie di “peste di Atene”, patologia che contagia la terra in ogni suo millimetro: una specie di tifo dei campi, ove non si corra subito ai ripari.

 

Non vorrei che la profezia del filosofo Rudolf Steiner secondo la quale, l’assuefazione costante e progressiva  di questo andazzo di vita, più volto al profitto che al rispetto di madre-natura, ci portasse a sconfiggere il cancro magari in funzione di campagne pubblicitarie assordanti e  non sempre profondamente oneste del tipo  “raccogli-fondi”,  ma a pagare lo scotto di questa eventuale, per quanto improbabile sconfitta di  questa patologia, ad una malattia ancor più grave: la pazzia collettiva. 

Qualche volta, diamo ascolto anche al povero contadino, prima che a certi… luminari della scienza ! “”    ecc.ecc.

 

RIFLESSIONE FINALE. SAREMMO PREPARATI A TUTTO CIO’ ?

 

Arnaldo De Porti                                                                    26 dicembre 2013

 

 

 

 

 

Segnala questa pagina ad un amico




 

 

Piazza Scala - dicembre 2013