Pubblichiamo una recensione di Vittorio Sgarbi in occasione della
presentazione a Porto Franco del volume d’arte relativo agli artisti
pubblicati (evento espositivo a Villa Castelnuovo, Palermo, dal 28 Giugno al
5 Luglio 2014)
ROBERTO CARDONE
E’ pittore di mare per antonomasia Roberto Cardone, malgrado i
natali in un luogo saldamente terrestre, Udine, e la
trattazione di soggetti artistici, mi dicono, anche diversi da quelli
prediletti, come, ad esempio, i nudi femminili. Il mare, nel suo caso, è
evidentemente una scelta, seppure condizionata da ragioni affettive, l'amore
transitivo per il luogo di provenienza della madre, Grado, con la sua
laguna, i suoi pescatori, i casoni di paglia in cui qualcuno di loro ancora
abita. Da Grado, la passione per l’acqua salata di Cardone, uomo di banca
nella vita ordinaria, è giunta a contemplare il vicino Adriatico a portata
di gita domenicale, da Trieste a Venezia, proiettandolo idealmente a
qualunque altro contesto marino. O meglio, qualunque contesto con
caratteristiche similari. Perché, benché figlio dell’Adriatico. dunque
nipote di primo grado del Mediterraneo, si ha la netta impressione che il
mare dipinto da Cardone voglia rimarcare la propria appartenenza genetica al
Settentrione del mondo. Potremmo dire che le rive e i pescatori di Cardone,
protagonisti frequentissimi delle sue raffigurazioni, sarebbero concepibili
anche se avessero a che fare con le coste dello Jutland o della Cornovaglia.
Molto più difficile pensare che quel mare sia lo stesso di Siracusa, Santa
Maria di Leuca o Corfù, malgrado siano tutti luoghi chilometricamente meno
distanti da Grado e Trieste di quanto non siano la Danimarca o la terra
d’Albione.
Perché ci risulta difficile identificare il mare di Cardone con il nostrum a
cui siamo più abituati? Proprio per il fatto di trasgredire una consuetudine
che è allo stesso modo cromatica e culturale. Per tradizione, il
Mediterraneo viene rappresentato visivamente nel modo in cui ci hanno
abituati a concepirlo, ossia come un mare caldo, estivo, intento a
distribuire il calore del sole al paesaggio costiero come ai suoi abitanti,
che finiscono per serbarlo dentro come per volerne ricavare un tratto
caratteriale. Il mare di Cardone è invece invernale, predilige le tonalità
fredde, tendenti al bianco del ghiaccio, esasperando, nel rifletterlo, il
nitore di cieli regolarmente coperti. Ed è sempre calmo, come una tavola,
qualche volta come un’immensa distesa di latte. Se non fosse che Cardone è
poco sensibile al senso del sublime romantico, dunque al fascino agitato
dello sturm und drang, si potrebbe dire che il suo mare abbia una veste
cromatica piuttosto simile a quello di Caspar David Friedrich, ovvero a ciò
che in pittura va ritenuto quanto di più nordico si possa immaginare. Col
che capiamo che per allontanarsi dalla tradizione con cui è stato
rappresentato e concepito il Mediterraneo, Cardone non ha inventato
qualcosa di inedito, ma, in maniera consapevole o meno, si é inserito nel
solco di un’altra consuetudine culturale, quella per cui è stato
rappresentato e concepito il mare del Nord, storicamente certificata da
esponenti esemplari come Friedrich. Quando poi ci accorgiamo che questo Nord
non è necessariamente un concetto geografico, potendo riguardare terre che
stanno anche all’estremo Sud del mondo (la Patagonia, per esempio), o
ricordando che un poeta non meno romantico e nordico di Friedrich, per
quanto di diversa generazione e formazione. Rainer
Maria Rilke, vedeva le
coste della Venezia Giulia non troppo diversamente da quelle di Capri, ci
appare finalmente chiaro che il nordismo del mare di Cardone è,
fondamentalmente, un elemento mentale, un modo di trasporre la fisicità di
un effettivo referente di natura in una dimensione altra, ultrasensoriale.
Quel colore, quella staticità, sono i correlativi visuali di una
contemplazione lunga e profonda, silenziosa, imperturbabile, nordica, per
l’appunto. Così come è mentale il fenomeno trasmutativo, il più peculiare
dei dipinti di Cardone, per cui la gente di mare, i pescatori in special
modo, tendono a perdere i connotati distintivi per assumere quelli
dell’elemento, a questo punto metafisico più ancora che reale, con cui sono
a continuo contatto. Il messaggio mi pare esplicito: il mare non è solo al
di fuori di chi frequenta, finisce per entrare dentro le loro persone, dentro le loro
anime, quasi come se fossero contenitori trasparenti del suo liquido. Se ce
qualcosa che si oppone a questa continuità, sono gli oggetti, che conservano
la vivacità di colori anche realistici, ma improvvisamente fuori luogo in
quel dominio assoluto del tono freddo. Loro sono la materia, per quanto può
essere nobilitata dal lavoro dell’uomo.
Il grande spirito, albino, è altrove.
Vittorio Sgarbi
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Presentiamo infine alcuni dei quadri dipinti negli ultimi tempi da Roberto Cardone; cliccate sulle miniature per ingrandirle.
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