Nel mese di novembre
l’acconto Irpef busserà alle tasche del contribuente. Per evitare scompensi
dell’ultima ora, il Fisco concede la possibilità di ridurre o azzerare
l’importo. Per coloro che hanno presentato il modello 730 il tempo stringe,
poiché per sfruttare questa chance è necessario inoltrare al proprio
sostituto d’imposta, datore di lavoro o ente pensionistico, una apposita
comunicazione entro il primo ottobre. L’occasione è propizia per chi già sa
che nel 2012 guadagnerà meno dell’anno scorso. Lavoratori dipendenti e
pensionati che hanno quindi presentato il 730/2012 e ritengono di dover
pagare per il 2012 imposte inferiori a quelle del 2011, hanno facoltà di
recedere in tutto o in parte a versare, se dovuto, l’acconto Irpef che verrà
trattenuto sulla busta paga o sul rateo di pensione novembrino. Le
motivazioni della riduzione del reddito possono essere causate da un calo
delle entrate in quanto un reddito consistente, indicato nell’ultima
dichiarazione, è venuto meno. E’ il caso di chi da quest’anno ha venduto un
immobile o non deve più dichiarare la riscossione dell’affitto di un
appartamento, anche per via del nuovo istituto tributario della cedolare
secca. La motivazione più frequente è, il più delle volte, dovuta
all’insorgere di rilevanti spese che danno diritto a deduzioni o detrazioni
con conseguente diminuzione dell’Irpef da versare quali, ad esempio, la
sottoscrizione di un mutuo ipotecario per l’acquisto della prima casa e le
agevolazioni per le ristrutturazioni
edilizie. E’ necessario simulare una vera e propria dichiarazione dei
redditi e rideterminare l’importo della seconda rata d’acconto in base ai
redditi che si prevede di conseguire nel 2012. In pratica, bisogna
effettuare in anticipo i calcoli della prossima denuncia dei redditi. Una
operazione non semplice! Per evitare errori è bene rivolgersi ad un
professionista. Se dal computo risulta che l’importo ottenuto è inferiore a
quello risultante dal 730/2012 o addirittura l’acconto non va versato,
bisogna informare il sostituto d’imposta. La comunicazione, redatta su un
semplice foglio di carta, va inoltrata entro il primo ottobre. Gli
interessati devono quindi manifestare la volontà di pagare l’acconto in
misura inferiore a quella stabilita o di non
versarlo affatto. Una copia è bene che venga conservata, meglio ancora se
accompagnata dalla prova dell’avvenuta consegna. La comunicazione, anche se
il modello è stato presentato al Caf, va sempre inviata al sostituto
d’imposta che ha l’obbligo di accettarla senza sollevare alcun tipo di
obiezione. Chi scoprirà di aver sbagliato i propri calcoli potrà tuttavia
regolarizzare la propria posizione con il ravvedimento operoso che consente
di correggere errori attraverso il pagamento di sanzioni ridotte. Bisogna
versare, oltre alla differenza dovuta, la sanzione del 3%, se si regolarizza
entro trenta giorni dalla data di scadenza dell’acconto, o del 3,75% se si
regolarizza successivamente unitamente, in entrambe le soluzioni, agli
interessi legali del 2,5% annuo, calcolati per ogni giorno di ritardo dal
primo dicembre 2012. Caso contrario, scatterà la sanzione del 30% sulle
somme non versate o versate in meno, oltre agli interessi. Anche in questo
caso, il Fisco riduce la sanzione al 10% se il pagamento avviene entro
trenta giorni dal ricevimento dell’avviso bonario.
da “il Quotidiano della Calabria” 16 settembre 2012
A cura di Pasqualino Pontesi