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Lo scorso agosto sono stato invitato ai festeggiamenti relativi al 125esimo anniversario della fondazione dell’Istituto Internazionale sul Rosenberg di San Gallo (Svizzera) presso il quale, nel lontano 1956, fungevo da segretario della Sezione Italiana e corrispondente per l’Italia del “Sekretariat”, a capo del quale allora era il dr. Hafen.

 

 alcuni documenti di lavoro di Arnaldo De Porti al Rosenberg

 

Dei miei colleghi-colleghe di allora, delle diverse sezioni internazionali, ricordo Eva Gisy proveniente dalla ex Germania orientale, Inge Niebel, Karola Koester, Lotty Beichebacher, Irmgard Michaelis, e J. Schaffhauser (forse i nomi non sono stati da me trascritti con estrema precisione in quanto li ho rilevati, a fatica, da una dedica in lingua tedesca fattami in un libro-ricordo di San Gallo, in occasione del mio congedo dalla Svizzera, per cui spero che il documento qui sotto riprodotto possa essere di maggiore precisione per risalire a detti nomi...).
 

 

Nel corso di questi festeggiamenti che mi hanno alimentato ulteriormente la voglia di vivere per la carica di emozioni che mi hanno riportato ad oltre 55 anni addietro circa, era inevitabile che il mio interesse fosse quello di rivedere la sezione italiana e, con essa, gli esponenti di adesso. Fra questi, oltre ovviamente alle supreme cariche dell’Istituto, Monika A. Schmidt, Director e Bernard O. Gademan, President,

 

dr. Monika Schmidt


dr. Bernard Gademan

dr. Camilla Cafagna

 

ho avuto l’occasione di conoscere la giovanissima e dinamica Prof.ssa Camilla Cafagna, Preside della Sezione Italiana del Rosenberg con la quale, anche di rientro dai predetti festeggiamenti, ho avuto il piacere di continuare una preziosa amicizia, fatta di mie ricordi, emozioni, tutti riconducibili a qualche generazione prima, fra cui la mia...

Il caso ha voluto che, proprio in questi giorni, la Dott.ssa Camilla Cafagna, mi abbia chiesto se fossi in possesso di qualche foto che potesse risalire ad una realtà che non c’è più, rispetto a quegli anni in cui lavoravo al Rosenberg, magari per pubblicarla su Facebook... Le risposi, papale papale che nel 1956 non c’erano le macchine fotografiche come adesso e che, quand’anche ci fossero state, esse potevano essere appannaggio soltanto di persone ricche (io ero un emigrante anche se avevo lasciato un posto in banca per andare al Rosenberg), non solo, ma desidero sottolineare quanto segue solo allo scopo di ricordare “come eravamo” provocando così un transfert verso gli anni 50-60, anche i vecchi ed obsoleti telefoni da tavolo-ufficio costituivano una realtà costosa, ma soprattutto complicata da fruire in quanto, allora, si doveva persino chiedere alle diverse centrali operative, (allora Telve per l’Italia) il collegamento, sia per la Svizzera che con l’Italia stessa ed altri paesi, circostanza che poteva materializzarsi anche dopo 5-6 ore dalla richiesta del numero da chiamare... provate ad immaginare gli Smartphon di oggi con i telefoni di mezzo secolo fa, che ora definirei da... guerre puniche quanto alla loro obsolescenza... e sono passati appunto solo pochi anni da allora...

Detto questo, sono riuscito tuttavia a scovare un ricordino fotografico: una mia tessera riconducibile a quegli anni come da foto sopra riportata, con un timbro di enormi dimensioni sopra detta foto, priva di valore non essendo foto-tessera che, in quel momento di meglio non possedevo...  il che la dice tutta.

Ed infine, tanto per chiudere con una nota ilare anche per stemperare le emozioni del passato, vorrei ricordare un fatto che mi è occorso durante la mia permanenza presso la Sezione Italiana del Rosenberg. Ricordo, fra le altre cose anche molto belle, di essere andato a prendere in stazione il fratello di... Amintore Fanfani, mi pare si chiamasse Annibale Fanfani, il quale venne allora a fare il commissario per gli esami di diritto-economia, (non ricordo bene, potrei anche sbagliare il contesto), ma soprattutto ricordo un fatto unico nella mia storia professionale che, grazie a Dio, non ha avuto nessuna conseguenza: mi era stato dato l’incarico di trascrivere i voti sui diplomi ufficiali di ragioneria. Ebbene, sarà stata l’emozione o altro, fatto sta che ricopiai quasi tutti i voti nelle caselle sbagliate (sessione estiva al posto di quella autunnale o viceversa, mi pare) . Preso dalla paura e dall’angoscia in quanto i diplomi erano ovviamente numerati, mi misi a cancellare i voti con la gomma da inchiostro (allora non ricordo se c’era la scolorina). Purtroppo, se ne accorse, malgrado la mancanza di molte... diottrie, il Preside, allora il bravo Prof. Arcangeli, il quale mi diede una di quelle “cazziate” che ricordo molto bene anche ora.. Non so però se, per attenuare il mio disagio interiore, sia intervenuto contestualmente un angelo custode per darmi un aiuto oppure se venivano contestualmente esaudite le preghiere di mia Madre che pensava a suo figlio appena ventenne lontano all’estero, fatto sta che il Prof. Arcangeli si accorse di una sola correzione, e non delle altre 15-20 cancellature...

Segno evidente che (si fa per dire) avevo… “lavorato bene”, al punto da poter affermare che anche i Diplomi di Stato potevano allora essere corretti ad arte... senza che nessuno potesse accorgersene più di tanto. Forse nemmeno gli stessi interessati (i diplomati) che, ad una sessantina di anni trascorsi dal fatto, molto verosimilmente senza averlo notato nemmeno loro, avranno già utilizzato professionalmente, quindi “ ad abundantiam ” detti diplomi. Ormai obsoleti, come i vecchi telefoni e le macchine fotografiche di cui ho fatto cenno storico poco fa...



ARNALDO DE PORTI (Feltre)
 

 

 

 

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Piazza Scala - novembre 2015