Non vengo spesso a Milano, anzi se non fosse stato perché Piazza Scala non
avesse in qualche modo solleticato “vecchi amori”, molto probabilmente avrei
avuto qualche remora a ritornare in quei posti ove ho vissuto la mia prima
ed unica esperienza professionale, proprio in Piazza Scala, n. 6, anagrafico
davanti al quale spero di esserci domani per l’incontro con tanti colleghi
che, come me, chi più chi meno, proveranno le stesse mie sensazioni, con la
sola differenza che una sorta di assuefazione per i vicini di casa alla
Comit, abituati a vederla più spesso, tende ad attenuare quell’emozione che
possono provare, come lo scrivente, quando si ritorna dopo anni ed anni nel
luogo del…delitto, di cui vorrei essere oggetto anche ora….
Domani, oggi per chi leggerà, solo a sentire l’aria di Piazza Scala, mi
provocherà delle emozioni difficili da descrivere in quanto in quel posto
meraviglioso si sono articolati gli eventi più variegati della mia vita,
parte dei quali sono già stati raccontanti sul nostro sito, tenuto dal bravo
Alfredo, al quale dobbiamo, almeno… una volta all’anno, esprimere profonda
gratitudine per aver egli messo in moto un meccanismo di affettuosa
post-professionalità tanto da sentirci tutti ancora seduti nella stessa… scrivania della Comit, dopo aver concesso una piccola variazione alla sua
ragione sociale da Comit a Comit… due. Come ebbi a dire qualche tempo fa sul
nostro sito.
Dicevo a titolo che, ritornare davanti alla Comit ove sono stato assunto il
primo agosto del 1957, mi determina un transfert verso tanti episodi che
sono difficili da narrare in quanto perderebbero smalto rispetto alla realtà
di averli vissuti, tuttavia uno di questi mi pare simile a quello del primo
giorno di scuola che i più…grandi ricorderanno anche per i loro risvolti
post-bellici che, peraltro, rimangono sempre e tenacemente legati alla
giovinezza.
Poi il mondo è un po’ cambiato e potrebbe anche essere che certe emozioni
abbiano subito un qualche ridimensionamento. Di certo, il meraviglioso
palazzo disegnato e costruito dall’arch. Luca Beltrami negli anni 1906-1911
non ha avuto alcun ridimensionamento, almeno dal punto di vista strutturale,
ma pare anzi che i loro “tenutari”, alias chi ci ha lavorato dentro, siamo
tutti ancora tutti lì… anche in attesa di un altro tipo di emozione, se vuoi
anche venale, che era lo stipendio che, nel mese di agosto 1957 è stato per
me di Lire 59.850…
Domani, oggi per chi mi leggerà, riesploderà nuovamente la grande emozione.
ARNALDO DE PORTI
22 gennaio 2014