Quella mattina, quando mi alzai, nulla mi aveva fatto presagire quella
sorta di sortilegio che si verificò poco dopo. Tutto come sempre. I rumori
del risveglio: tapparelle che venivano riavvolte, qualche voce che
sollecitava “alzati farai tardi….”, i primi trilli dei campanelli. E pure il
rumore del solito aereo , a quell’ora in fase di atterraggio.
Stavo radendomi, quando il sole , che sino a quel momento era stato discreto
, irruppe liberando schegge di luce sullo specchio. Fu allora, come se
qualcuno da chissà dove,avesse acceso una lampada. Mille volt scaricati
dagli occhi al cervello. E si presentò alla mia memoria come un film un
ricordo , che una cellula cerebrale che lo teneva incapsulato, aveva rimesso
in proiezione. Un film di cui io ero attore e regista.
In quei minuti (o attimi?) mi rividi giovane . Eravamo in tanti allora
incantati dalle odi e poesie di Gabriele D’Annunzio e dal suo inno al
coraggio. Un famoso film di quegli anni esprimeva visivamente il nostro
stato d’animo : “ Luciano Serra pilota”. Il simbolo della nostra suggestione
era divenuta per noi l’Arma Azzurra. Abitavamo con le famiglie vicino ad una
importante base aerea e appena possibile, nel pomeriggio inforcavamo le
biciclette e correvamo al campo. Da dietro le recinzioni vedevamo vicini gli
apparecchi ed i piloti salirvi per le quotidiane esercitazioni con aerei
molto meno dotati delle attuali Frecce tricolori e noi eravamo capaci di
stare anche qualche ora col naso in su ed il cuore in gola. Sognavamo appena
terminato il liceo , di essere arruolati dall’Arma azzurra.
Solo Daniele riuscì a realizzare il sogno. Entrò all’Accademia di Caserta .
Tornava per le licenze con la divisa da accademista con lo spadino
penzolante da un fianco. Lo accoglievamo sempre con affettuosa invidia e
rispondeva paziente a tutte le nostre domande di “esclusi”. Diceva: “vedete
ragazzi l’aereo è come una bella donna. Quando meno te lo aspetti ti
tradisce. Occorre molta attenzione. Un assetto di volo sbagliato, una virata
con impressa una velocità non adeguata e l’aereo precipita”.
Continuai a ricordare e dal profondo del cuore mi giunsero note melanconiche
sull’imprevedibilità della vita, sul suo fascino , sempre degna di essere
vissuta anche quando non capiamo certi accadimenti e ci appare cinica.
Eravamo molto giovani e facemmo in tempo ad accarezzare altri sogni. Ma fra
tutti quello del volo rimase il più incisivo e forse il più ingenuo. Forse
per questo il più rappresentativo della giovinezza.
Ero ancora dinanzi allo specchio , nel fulgore di quella luce , quando il
film mi propose il fotogramma peggiore che avevo tentato invano di
rimuovere.
Non una bella donna tradì Daniele ma l’aereo durante un’esercitazione.
Tornai con la forza dell’emozione dietro la recinzione del campo. Chiamai
uno ad uno gli amici pronunciando i loro nomi.
Chiamai “Daniele”….
La luce mi divenne insopportabile per l’allegria che essa prometteva.
Tirai la tenda. Più adatta la penombra.
Giovanni Noera - aprile 2012
Giovanni Noera
Laureatosi all'Università di Torino, deve la sua formazione
culturale ai tanti incontri avuti nelle sue varie residenze. Numerosi sono i
suoi viaggi negli USA e in Europa, oggetto di suoi articoli. Nato in
Sicilia, ha vissuto in Friuli, Trentino. Lombardia e Liguria. Da diversi
anni vive a Modena.
Ha pubblicato tre romanzi:
- «Tempi perduti e ritrovati»
- «Per caso per sempre»
- «Son tornate a frinir le cicale»
Il romanzo «C'e una logica nel destino?» è arrivato 2o al premio letterario
«L'inedito». I racconti presenti in Emozioni hanno ricevuto il primo premio
- XIII edizione concorso letterario «Padus Amoneus» a Parma). Ha collaborato
con alcuni periodici.
Ha lavorato alla Banca Commerciale Italiana: ora è in pensione.
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Piazza Scala - aprile 2012