Rosario La Delfa racconta....   

 

Un bel giorno la Banca decide di trasferirmi ( da  vice a Vicenza)  a C.S.E.  di  Gorizia.  Avevo un’idea di dove si trovava  ma vaga.

Ho trovato la città organizzata, ordinata, pulita e piena di verde.

I suoi dintorni, belli e interessanti, pieni di  Storia.  A quei tempi era divisa in  due  e il confine con la Jugoslavia passava attraverso le case della città.

Molto soddisfatto della Filiale  sede del mio   futuro lavoro. L’impatto fu più che positivo. Si creò subito un clima di reciproca stima  che via via diventò amicizia, sempre nel rispetto dei ruoli. Per loro io (siciliano) ero sinonimo di: “TALIAN” italiano. Perché?  Scoprii che i goriziani possiedono un  grande senso di amor di Patria  e un grande amore per l’Italia, forse perché furono a un passo  di perderla.

Partecipavamo con grande entusiasmo  a tutte le manifestazioni patriottiche Ho visitato tutti i Sacrari della zona
(dove sono sepolti i nostri morti ); in particolare  Redipuglia  dove, con grande emozione, con mia figlia piccolina sulle spalle, ho superato, tramite le interminabili scale, i 22 gradoni che arrivano alla cima delle tre Croci.  I nomi dei 39.857, caduti  identificati, incisi  sui primi 20  gradoni.  I corpi dei 60.330 ignoti sepolti, in alto ,  in  fosse comuni. Purtroppo, nei monti  che circondano la città, ho avuto modo di visitare anche le “foibe”. Fosse orribili, profonde,  teatro di tante atrocità.

A Gorizia ho “ RISCOPERTO ”  il vino (quello vero) prodotto nella zona del Collio e dintorni.

Era normale  visitare periodicamente le migliori cantine della zona per gustare e apprezzare vini eccezionali. Un pacco  di grissini, un bel pezzo di parmigiano e via!  Spillati direttamente dalle enormi  botti  si cominciava con i bianchi  (impareggiabili!) Chardonnay, Malvasia, Pinot, Pinot grigio, Ribolla gialla, Riesling, Tocai  ( che meraviglia!). Poi  si passava ai   rossi : Cabernet Sauvignon, Merlot, Pinot Nero, Refosco e altri. Tutti intervallati da grissini e parmigiano. Meno male che allora non esisteva la prova del   palloncino. E ho detto tutto.

Altro rito.

Ogni due anni, tipo Olimpiadi del vino,  si ripeteva l’usanza  di visitare, dopo il lavoro, un giorno alla settimana, le cosiddette  “Gostione”, della città e della zona, ( un misto di osterie/trattorie di nomenclatura slovena, ma scrupolosamente  italiane) per l’assaggio (???)  dei vini  e  l’assegnazione del voto .

L’oste metteva in tavola    (assieme a enormi piatti di salumi e formaggi)  diverse caraffe di  vari  tipi di vino.

La bravura consisteva nell’individuare il nome del vino, apprezzarne il bouquet e in base a una valutazione personale assegnare un voto da 5 a 10 ( per la verità non sempre unanime). Naturalmente io mi ero autoescluso  dall’assegnazione del  voto, non però dalla competizione.

Dopo tanti “ sacrifici “ dovevamo  pur  darci un premio e nel locale che aveva avuto i voti più alti  si organizzava, assieme alle famiglie, una  grande  cena/festa  dove non ci facevamo mancare proprio nulla.

Altro potrei dire di Gorizia ma è il momento di chiudere.

 

 

 

Pensavo che i ricordi della mia vita bancaria fossero un patrimonio strettamente personale.
La nostra Banca Commerciale Italiana, pur pretendendo grandi sacrifici, ha dato la possibilità alla stragrande maggioranza di noi : “nessuno” e figli di “nessuno” di raggiungere importanti traguardi , di accumulare esperienze e schiuderci orizzonti diversi dai soliti. Ci ha permesso di condurre, assieme alle nostre famiglie, una vita più che dignitosa.
Non immaginavo che particolari “vicende personali” di cui sono stato protagonista e/o spettatore potessero interessare colleghi e amici. Sollecitato in tal senso mi accingo a descriverne alcune che ritengo interessanti e mi hanno colpito in modo particolare.
Non me ne vogliano i colleghi se non lo sono.
Il percorso segue una via cronologica di tempo e solo di alcune Filiali.

Rosario La Delfa (Brescia)

 

 

 

 

 

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Piazza Scala - giugno 2014