Ho trovato questo "amarcord" di Giancarlo Tornia in un sito Facebook: è troppo bello e per questo non ho resistito alla tentazione di rubarlo (è la seconda volta: spero che Giancarlo mi perdonerà nuovamente) per offrirlo alla lettura di un maggior numero di colleghi!
A. Izeta

 

Si, effettivamente, la matricola 41815, spesso, andava di fretta. La pratica che aveva fra le mani doveva essere finita nel minor tempo possibile e.....bene. Andando di fretta, a volte, ci si può scontrare con ostacoli che possono far male.
Nell'Ottobre del 1974, la matricola lavorava all'Ufficio Titoli della Sede di Firenze. Per raggiungere l'Ufficio Posizioni si usava passare attraverso un lungo e stretto corridoio che arrivava all'inizio del Salone del Pubblico. Alla fine di questo corridoio c'era una porta a vetri che era sempre tenuta aperta. Per ragioni di sicurezza, fu deciso di evitare l'utilizzo di questo corridoio, chiudere la porta a vetri e far fare al personale un giro diverso per raggiungere gli altri uffici.
La matricola, con una contabile fra le mani, percorse velocemente il lungo corridoio. Arrivata però alla fine, si trovò di fronte la "vetrata" chiusa. Contrariata per non essersi ricordata delle nuove disposizioni, fece una "piroetta" sul marmo lucido per tornare velocemente indietro e riguadagnare il tempo perduto. Ma, nel giro veloce, perse l'equilibrio e, non seppe come, ma sfondò la porta a vetri e si ritrovò dall'altra parte.....in un lago di sangue.
Erano circa le cinque del pomeriggio. Il silenzio "operoso" degli Uffici al piano terreno, in quel tardo pomeriggio autunnale, fu interrotto dal fragore della vetrata infranta. Il rumore dello schianto fece accorrere le altre matricole che, alla vista di tutto quel sangue, rimasero sbigottite e, qualcuna, addirittura svenne.
La matricola, da terra, implorò:<< Ragazzi, portatemi all'ospedale, altrimenti muoio dissanguato.>>
L'unico che non perse la calma fu il commesso Sig. Ciaboti che sollevò una gamba della matricola e, toltosi il fazzoletto di tasca, l'annodò sotto al ginocchio per far diminuire la sanguinazione.
Al vicino Ospedale di San Giovanni di Dio, la matricola fu "restaurata" con 11 punti di sutura complessivi in varie parti del corpo. Ai due punti messi su un fianco, il dottore commentò:<< Due centimetri più in là e lei non sarebbe arrivato all'Ospedale perché il vetro avrebbe reciso l'arteria femorale.>>
Dopo dieci giorni di malattia, la matricola rientrò al lavoro e trovò sulla sua scrivania la contabile macchiata di sangue. Il Dott: Trinci, capo dell'ufficio, oltre al saluto, aggiunse la sua frase "ricorrente":<< La sorte è sempre in agguato!>>.
Incontrando il Sig. Ciaboti, la matricola lo ringraziò e lui, sorridendo, le disse: << Lei, Torniai, ha il sangue buono. Di un bel colore. Rosso Ciliegia.>>
Caro Ciaboti, sempre avaro di sorrisi e di parole, ma non quella volta. Quel suo commento rimase impresso nella mente del giovane.
E, bravo, anche il Dott. Trinci, con quella contabile fatta "volutamente" ritrovare alla matricola sulla sua scrivania come monito e riferimento alla "sorte". Negli anni a venire, la matricola ebbe occasione di leggere più volte sui giornali:<< Muore, sfondando una porta a vetri.>>
Ogni volta che lo leggeva, ripensava alla "SORTE", buona, che l'aveva adagiata, quasi indenne, dall'altra parte della vetrata.

Giancarlo Torniai (la matricola 41815.....)

 

 

 

Segnala questa pagina ad un amico




 

Piazza Scala - settembre 2015