I
CONVEGNI DEL FONDO MONETARIO E
DELLA BANCA INTERAMERICANA DI SVILUPPO
Una foto del
ricevimento di Sudameris a Miami del
1987 di cui parlo nel mio racconto.
La linea di ricevimento comprende (da
sinistra) il sottoscritto, un
Consigliere di
Sudameris di cui non ricordo il nome, il
D.G. Taddonio, il D. dell'Agenzia di
Miami Marcuse,
il Presidente francese di Sudameris
Rambaud e le mogli.
Il ricevimento ha avuto luogo all'Hotel
Intercontinental di Miami.
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Negli anni
’80 e ’90 ho avuto la ventura di far
parte delle delegazioni della Comit alle
riunioni del Fondo Monetario
Internazionale e della Banca
Interamericana di Sviluppo che si
svolgono annualmente a Washington o,
alternativamente, in altre capitali o
importanti piazze finanziarie in giro
per il mondo, a lato delle riunioni dei
governatori dei due enti in parola.
E’ tradizione che in tali occasioni la
maggior parte dei banchieri e dei più
alti dirigenti delle banche con respiro
internazionale si diano convegno non
solo per partecipare a conferenze,
seminari, dibattiti in margine e come
contorno alle riunioni dei governatori,
ma soprattutto per incontrarsi,
scambiare opinioni, fare proposte ai
governi, concludere accordi e affari fra
loro.
Nei quattro-cinque giorni in cui si
svolge la kermesse, le migliaia di
delegati, osservatori, ospiti, invitati,
giornalisti si dedicano a incredibili
tour de force fra una riunione di prima
mattina, colazioni di lavoro, pranzi in
una sede o nell’altra, altre riunioni
per tutto il pomeriggio, appuntamenti da
un albergo all’altro, ricevimenti serali
(anche sei o sette in una sola sera) ai
quali è indispensabile fare almeno una
capatina per far registrare la propria
presenza. Ricevimenti sontuosi per
migliaia di ospiti in enormi saloni o
grandi giardini, alcuni dispendiosi fino
all’inverosimile.
A Washington la nostra delegazione,
composta in genere da sette od otto
persone, dall’Amministratore Delegato al
Capo del Servizio Estero, al Capo
Settore Responsabile per le Americhe, ad
alcuni dirigenti dislocati in nord o sud
America, alloggiava al famoso Watergate
Hotel (quello del caso Nixon) ed aveva a
disposizione alcune limousine con
autista per trasportare i membri da un
albergo all’altro, dalla sede del Fondo
Monetario, ad altri centri, sedi di
banche, ambasciate. Le autovetture,
tutte ammassate nei pressi delle sedi di
destinazione, sembravano tutte uguali,
blu o nere, con autisti neri ed
anch’essi sembravano tutti uguali, con
le stesse divise e gli stessi berretti.
Erano loro, con incredibile efficienza e
vista acuta, a riconoscerci e
richiamarci verso le macchine, per
correre ad un’altra destinazione.
All’entrata, le forche caudine della
fila dei banchieri ospitanti, con mogli
ingioiellate, spesso molto più giovani
dei loro mariti, con vestiti sgargianti
non sempre di buon gusto. Un breve giro
nei saloni, un assaggio di qualche
leccornia esotica e il classico
bicchiere in mano con uno degli intrugli
così popolari nell’ambiente, Gin and
Tonic, Bloody Mary, Martini and Coke,
Tequila, Sake, quest’ultimo per
compiacere i giapponesi insieme a
qualche maldestro ed inopportuno
inchino. Tutti grandi amici quando ci si
guarda di fronte.
L’organizzazione di tali ricevimenti è
demandata a chi si è fatto un’esperienza
in materia. Ricordo che una volta la
nostra banca decise di offrirne uno, ma
fu un vero fallimento. Il nostro
rappresentante a Washington si vantava
di avere conoscenze e relazioni diffuse
nei migliori ambienti della capitale
americana, ma si fecero vivi in pochi e
il fiasco fu piuttosto imbarazzante data
la presenza degli alti vertici della
nostra banca.
La mia partecipazione continuò poi per
alcuni anni, quando lavoravo presso la
Banque Sudameris di Parigi e dopo il mio
ritorno in Direzione Centrale. In questi
due casi dovevo anche partecipare a
simili eventi in America Latina e a
Miami per il Banco Interamericano di
Sviluppo, un ente simile al Fondo
Monetario istituito dai maggiori paesi
industrializzati, con partecipazione di
tutti i paesi dell’America latina, quasi
tutti, in quel periodo, in gravi
difficoltà finanziarie, ma non secondi a
nessuno nell’organizzare ricchissimi
ricevimenti.
Ovviamente, in tali consessi si poteva
partecipare e svolgere un certo ruolo
solo se si padroneggiava la lingua
inglese, ma anche lo spagnolo era molto
utile.
Una volta, da Parigi, organizzai io
stesso un grande ricevimento a Miami e
fu un successo di partecipazione. Per
marcare la presenza nell’azionariato di
Sudameris di alcune primarie banche
europee (Paribas, Indosuez, Union de
Banques Suisses e Dresdner Bank) oltre
alla nostra Comit, in cinque angoli del
salone di un grande albergo erano
allestiti cinque diversi buffet con le
specialità dei vari paesi.
Era poi normale, alla fine delle feste,
non avendo mangiato quasi nulla, di
andare al ristorante verso mezzanotte,
tenendo però presente che la mattina
dopo, molto presto, si doveva correre a
qualche breakfast di lavoro ed era
difficile, seduti al tavolo, rifiutarsi
di mangiare.
Le mogli, se c’erano, e c’erano quasi
sempre anche se non esibivano il
certificato di matrimonio, dovevano
partecipare alle feste e cambiarsi
d’abito almeno due volte o tre al
giorno.
Poi tutti ripartivano. Baci e abbracci e
arrivederci l’anno prossimo, magari con
un’altra banca.
Giacomo Morandi - agosto 2010
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