IERI E OGGI
Una breve cronaca, a suo tempo illustrata
dall’amico Pagani.
In macchina fino
al parcheggio di corrispondenza. Poi la
metropolitana. Due tratte: Trasbordo a
Loreto. Oppure se i tempi lo consentivano,
una sola corsa fino a Foro Buonaparte, poi,
a piedi … Via Monte di Pietà, Via Verdi, un
tuffo nella storia della mia città. E più mi
avvicinavo alla metà più aumentava il numero
della facce note. In molti convergevamo
verso lo stesso
luogo, alla stessa ora.
Un viaggio, comunque. Un’oretta, più o meno.
Mi piacerebbe rileggerla la cronaca di quel
viaggio. Perché di una piccola avventura
quotidiana si trattava. Quel che mi
piacerebbe ritrovare è lo spirito col quale
la vivevo.
Al mio lavoro andavo volentieri, o almeno
così è stato fino a quando… ma beh, lasciamo
perdere.
Diciamo che in genere affrontavo il viaggio
con pazienza, se non proprio ottimismo.
Ma cosa vedevo. Cosa pensavo?
Leggere in metropolitana ? Meglio il tram. E
allora veniva buono il consiglio del collega
intellettuale. Perché mai leggere? Meglio
guardarsi intorno. Una antologia di varia
umanità da osservare. Vero, verissimo.
E anche l’osservazione dell’altro collega,un
po’ naif, forse, che, reduce da anni di
servizio all’estero (estremo oriente)
trovava che sui mezzi di trasporto italiani,
milanesi in particolare, gli pareva di
assistere a “una sfilata di moda”.
Vorrei rileggerla perché, tornando a Milano
di tanto in tanto, (ora vivo altrove) mi
sembra di vedere che qualcosa è cambiato (
non soltanto io !).
Già la “sfilata di moda” …Da una parte
l’immigrazione ha importato abitudini e
gusti più frugali Dall’altra noi stessi e
anche i nostri giovani, griffati o no,
appariamo meno “impettiti”. Meno giacche e
cravatte, meno tailleurs, meno tacchi a
spillo, meno pellicce. Tutto in complesso
più facile, più comodo, ma anche un po’più
anonimo.
Eppure non è solo questo.
Il metro’. I concertini stonati che
attraversano i vagoni tra una fermata e
l’altra, suscitando noia in qualcuno, ma
soprattutto disagio. Un altro mondo tenta di
mescolarsi al nostro. Ne sappiamo poco e
crediamo di saperne abbastanza.
Le correnti di viaggiatori che si spostano
negli spazi sotterranei si sono moltiplicate
col moltiplicarsi delle linee. Correnti
umane sovrastate dalle voci degli
altoparlanti, dal rombo dei treni, dalle
ventate di aria greve proveniente dalle
gallerie. Non c’è più lo stagnante fumo
delle sigarette, però!
La massa in movimento si sposta quasi in
silenzio. Oltretutto non c’è campo per i
cellulari!
E quando finalmente si risale in superficie?
La musica cambia. Adesso sono le automobili
a condurre il gioco, o meglio ad imporre il
ritmo. E gli scappamenti pensano al resto.
Dunque, di nuovo intruppati, al semaforo.
L’occhio fisso sulle luci in attesa del
verde. E via.
Ma forse esagero. I miei ex concittadini non
si sono trasformati in zombie. Stanno
soltanto offrendo il loro quotidiano tributo
alla metropoli che li nutre e li asfissia E
lo fanno nell’unico modo possibile.
Pensando ad altro, o non pensando proprio.
Giunti a destinazione, torneranno ad essere
individui, magari un po’ incattiviti. Ma non
è detto.
Edda Cucè - 18 gennaio 2008
N.d.A.: Peccato! E’ roba di anni fa,
ormai .Mi piacerebbe rileggerla. Ma non ne
ho conservato copia.
L’avevo scritta per il nostro “Notiziario”.
Il racconto del viaggio di tutte le mattine
dalla mia casa dell’ interland milanese fino
agli Uffici della Direzione Centrale Comit:
Piazza della Scala. Da non crederci:” Piazza
della Scala”, lo scrivo ancora con una punta
di orgoglio!
Edda
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