A proposito di svarioni…… e
assegni circolari.
Prendo spunto dal divertentissimo aneddoto di Vincenzo Barone
per raccontarvene un altro, credo, gustoso
quanto il primo.
Neo-assunto da qualche mese presso la
Filiale di Taranto, allora e per pochi mesi
ancora dipendenza di Bari, ero ovviamente
alle prese con l’emissione degli assegni
circolari.
A quel tempo (inizi anni ’60) c’era il boom
del costruendo Italsider e tutto ciò che
ruotava intorno ad esso, aziende,
impiegati, operai veniva retribuito con
assegni circolari. Un vero bailamme a fine
di giornata con “montagne” di assegni
circolari da compilare e da consegnare per
il giorno successivo. Per di più anche la
Marina Militare attraverso il Commissariato
(la Tesoreria in sostanza) ci aggiungeva del
suo chiedendoci di emettere assegni
circolari (a taglio fisso) a nome delle
varie unità navali di base all’Arsenale di
Taranto in procinto di salpare in missione o
verso La Spezia o altre destinazioni.
Questa la premessa.
I più anziani ricorderanno la procedura: al
mattino si aggiornava il datario e si
apponeva il timbro su un brogliaccio che poi
veniva “verificato” da un altro collega. Di
solito questo lo facevamo la sera del giorno
lavorativo precedente, dopo la quadratura
della “cassetta”, per allestire la mole di
lavoro per il giorno successivo. E poi c’era
il famoso visto di verifica sulla distinta
da parte di chi materialmente consegnava i
circolari allo sportello.
Un infausto giorno, nel tardo pomeriggio, a
sportelli ancora aperti un cliente mi fa
notare che il suo assegno circolare reca la
data dell’anno successivo! Veloce controllo
del brogliaccio e, ahimè, scopro con terrore
che il datario era stato aggiornato anche
nell’anno e regolarmente verificato da un
altro collega.
Si è scatenato un pandemonio: come se la
Comit avesse emesso degli assegni circolari
“postdatati”.
Il sottoscritto, il collega che aveva
“verificato” il brogliaccio e il CSE ritti
in piedi impietriti davanti alla scrivania
del Direttore (per la cronaca Luigi Fausti)
che aveva convulse telefonate con il CSE
della Filiale Madre di Bari (per la cronaca
Giuseppe D’Andria diventato poi il monarca
di O.E.) con l’Ispettorato della D.C., la
Banca d’Italia e non ricordo con chi altri
ancora. Recuperare tutti gli assegni
circolari? Operazione pressoché impossibile
in quanto moltissimi erano già stati
utilizzati per paghe a operai e un
consistente numero era stato consegnato
dalla M.M. alla Nave Etna che era appena
salpata in missione e che fu raggiunta da un
elicottero della stessa M.M. qualche ora
dopo per recuperare e riportare “a terra”
gli assegni circolari con data errata.
Insomma la questione la sbrogliò poi la
D.C., gli A/C già in circolazione furono
pagati, ma il comunicato sul “Sole 24 Ore”
che ci consentiva (ve lo ricordate?) di
aggiornare quotidianamente il brogliaccio
degli “smarriti e ammortati” del giorno
successivo occupava quasi un’intera pagina
con buona pace dei colleghi di tutte le
Filiali Comit …….
La D.C. esigeva la “testa” dei responsabili
che avevano verificato gli assegni:
frenetica indagine sull’identificazione dei
visti apposti sulle distinte e sul
brogliaccio di verifica della data. Tutti,
ma c’erano proprio tutti quel giorno allo
sportello ad aver verificato e consegnato
gli A/C: dal CSE al VCSE, dal Funzionario di
Sala allo stesso Fausti che aveva il “vezzo”
di stare spesso allo sportello a contatto
con la clientela……. ”of course”….. non vi
furono reprimende, né biasimi, né altro,
tutti “assolti” pro bono pacis!!!!!!! Che
grande famiglia era la Comit!! Dopo qualche
mese la Filiale fu elevata al rango di
“indipendente” ed il sottoscritto dopo un
paio di anni fu destinato a carico D.C.
Fernando Mazzotta - gennaio 2012
N.B.: la
vignetta è stata realizzata da Greg Cerra
Commenti:
25 gennaio 2012 - da
Carlo Arpaio: Quanti ricordi emergono
con queste storie di vita vissuta!
Vorrei ringraziare per questi momenti
tutti ma soprattutto Alfredo che ha
avuto la geniale idea di permettere a
tutti noi di farne partecipe la grande
famiglia COMIT!
N.d.R.: l'idea non è stata solo di
Alfredo: ma anche di Lorenzo Milanesi e
Domenico Pizzi
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