Piazza Scala

 

    c'era una volta la Banca Commerciale Italiana   
 
 

Eravamo giovani, avevamo le nostre aspirazioni di carriera. Le strade per andare avanti potevano essere abbastanza diverse, per qualità e velocità dell’iter. Non tutto ti pareva giusto, ma occorreva accettare disciplinatamente le regole del gioco. Se l’onda buona ti aveva sospinto fino al ruolo di segretario all’ufficio “facilitazioni”, scoprivi che ti toccavano alcune mansioni accessorie, apparentemente banali, ma da svolgere con assoluta precisione. Una di quelle era la partecipazione, un paio di volte al mese, alla cerimonia sacrale dell’apertura corriere. Attraversavi il prato alberato di un cortile interno (era quello denominato del “palazzo Crespi”? forse) e a piano terra di una magione ottocentesca ti ritrovavi in uno stanzone enorme con tanti colleghi che svolgevano un’attività abbastanza misteriosa: erano gli “addetti ai controlli”. Negli anni 70 il Signor Cirino, responsabile di una parte di quel lavoro, ti accoglieva con un predicozzo richiamandoti alle tue inaspettate responsabilità di esponente dei servizi di direzione. Quella è la tua scrivania, proprio di fronte a me, queste sono le forbici e lo sgarzino, questo è il primo fascio di buste da aprire, curando che la lacerazione avvenga su tre lati e guai a gettare l’involucro. Questo infine il timbrone a inchiostro col datario: se trovi valori all’interno, devi annotare sulla lettera gli estremi del titolo e apporre la tua sigla a fianco. Con metodo cercavi di sbrigare in fretta i tuoi compiti, senza proferire verbo, mentre attorno era tutto un brusio dei controllori che non si capiva bene cosa stessero facendo. Nel frattempo, un commesso implacabile continuava a portare pacchi di corrispondenza: all’iniziale euforia della novità subentrava la noia della ripetitività del gesto. Unica distrazione: vicini all’indirizzo si trovavano, a centinaia, a migliaia i francobolli di tutto il mondo, vistosi, colorati, di dimensioni di ogni tipo. Guai però a staccarne qualcuno. Cirino, solo apparentemente distratto, ti fulminava con lo sguardo arcigno, richiamandoti con severità. Si avvicinava mezzogiorno: dopo circa 3/4 ore le operazioni si erano concluse e il capufficio ti congedava finalmente con qualche buona parola, dandoti appuntamento alla prossima occasione. Mentre scalpitavi per ritornare ai piani superiori (il rituale era di norma mal visto dal tuo direttore, che premeva per le cose apparentemente più urgenti del settore) si verificava - se eri risultato simpatico - una gradita coda. “Si’ stato bravo e educato. Tu si’ di Salierno, io so’ di Avellino. Torna più tardi, che ti metto da parte un po’ di francobolli stranieri, così li regali alla guagliona tua”. Così la sera, col passo del cospiratore, riattraversavo il cortile e mi apprestavo a ricevere il giusto premio. A casa guardavo e riguardavo quel piccolo tesoro: Indonesia, Sudafrica, Venezuela, Brasile. Magari non valevano niente, ma vuoi mettere il gusto dell’esotico! Insomma, dall’umile compito dell’apertura corriere ricavavi due soddisfazioni: avevi fatto il tuo dovere e ti eri reso conto che facevi parte di una banca veramente internazionale! 

Enzo Barone - maggio 2013

 

 

L'onda buona = vorrei raccogliere l'espressione di Enzo per...ricamarci qualcosa.
Il famigerato Uff. Facilitazioni = l'anticamera della sospirata promozione a Procuratore, il sognato 'salto del ponte' sia per qualita' ma soprattutto sia dal punto di vista salariale.
E come ci si arrivava....ovviamente non vorrei commentare l'arrivo al servizio....su una brezza 'particolare' fatta di conoscenze, amicizie ed...altro.
Parlo dei 'normodotati', gente che NON deve ringraziare nessuno ma solo complimentarsi con se stesso per il traguardo raggiunto. E per arrivarci...ci voleva chiaramente anche...un pizzico di fortuna. Essere nel posto giusto, al momento giusto ed avere un capo che ti apprezzava e che non egoisticamente ti impediva di evolverti....nella carriera.
Chi poi arrivava finalmente all'Uff. Facilitazioni, doveva imbarcarsi in una serie di sacrifici e di sofferenze di non poco conto. La minaccia era di ritornare inesorabilmente e definitivamente all'Esecutivo con carriera 'finita'. E quindi, giu' a masticare amaro, a rinunciare a straordinari, a fare sacrifici anche di 'pasti' pur di accontentare il Capo e l'Addetto. Quest'ultimo era un Segretario 'maturato', una persona che cominciava ad intravedere la luce della promozione e con l'aspirazione di passare nel piu' breve tempo possibile 'l'esame di Addetto', anticamera alla promozione. Il segretario al Facilitazioni ovviamente ne auspicava il posto e quindi doveva essere 'disponibile' ad accettarne i consigli e le richieste di collaborazione....
Beh, se volete posso continuare con il seguito dell'iter....
Gabriele Chiari - maggio 2013
 

 

 

 

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Commenti:
- da Domenico Pizzi: Complimenti a Vincenzino ed a Gabriele per il nitido ricordo di bei tempi che ora ci sembrano meravigliosi; si sgobbava tanto ed a volte il lavoro non ci era riconosciuto... ma questo lo abbiamo dimenticato

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Piazza Scala - maggio 2013