ANNI 60 IN PIAZZA SCALA. UN DIVERTENTE “QUI PRO QUO” DI UN VENEZIANO…

Non ricordo se ero al mio primo o secondo trasferimento presso Sede Milano, anzi sicuramente il secondo perché non potrò mai dimenticare, per una serie di ragioni professionalmente segnate , che in quel periodo la Direzione Centrale mi stava preparando per mandarmi in Africa a fare il funzionario di una delle tante  “partecipate”  di allora.
Ebbene, ero allora molto giovane ed ogni giorno che passava mi riempivo di ansia che non sapevo come scaricare: “ Che mi succederà nel Camerun, nel Senegal o nella Costa d’Avorio” – mi chiedevo in continuazione, cercando in qualche modo di alleviare questo “status” parlando a colleghi più anziani,  specialmente con persone che provenivano dalle mie parti, ossia dal veneziano, che più di altre potevano capire e darmi qualche parola di sostegno psicologico. Fra questi, c’era un avvocato facente parte dell’ufficio legale di Mamma Comit il quale, veneziano come me, non disdegnava di consolarmi portandomi a…bere un’ombretta di “clinton” a due passi da Palazzo Marino, in una sorta di buco in cui, al massimo, compresi i bicchieri,  ci stavano dentro tre persone… Il posto assomigliava ad una specie di grotta nascosta fra tanti muri, scavata come quella di Bernardette, che mi procurava un transfert appunto verso Lourdes (e mi scuso  per l’improprio e poco etico accostamento). Non credo di violare la “privacy” dicendo che il collega in discorso era l’Avv. Danilo Bresolin, il quale aveva la facoltà, parlandomi in dialetto veneziano, di farmi sentire più vicino a casa mia, anche per via del vino che i veneti di certo non lasciano evaporare… E poi, il vino veneto, mesciuto in Piazza Scala,  proprio a due passi dal celebre  Teatro… voleva dire tanto!
Non è che a me piacesse bere, specie intorno alle 10-11 del mattino, ma il desiderio e piacere – come detto prima -  di parlare con qualcuno della mia terra, mi imponevano di fare questo tipo di sacrificio, assumendo questa spremuta d’uva che, più nera ed odorante di così  non si poteva…  Durante l’assunzione del vino,  ci scappava sempre qualche risata  ed intanto anche l’ansia, per qualche istante, veniva messa da parte….
Insieme a noi c’era anche un altro collega, Alberto Tosatto di Venezia, il quale, finita la preparazione per l’Africa, forse perché assalito da maggiore ansia rispetto alla mia,   ha invece salutato la banca presentando le dimissioni per aprire un proprio negozio di oreficeria a Rialto. Collega che ho visto a Venezia in questi ultimi giorni nel suo negozio.
Fatto questo preambolo, mi pare giunto il momento per inserire un fatterello divertente occorso al predetto avvocato,  correlato ai continui “stacchi” per assumere la solita “ombretta”, avvocato che, per la verità,  era abbastanza abitudinario a questo tipo di brek durante il lavoro. Un giorno, dopo aver bevuto un bicchiere di troppo, forse ma non credo,  per…sentirsi pure lui psicologicamente più vicino a casa,  fu preso – durante il rientro in ufficio al secondo-terzo piano della Direzione Centrale – da una normale, seppur più urgente, esigenza di tipo diuretico.  Partì  a razzo verso i servizi della D.C., ed una volta entrato nel luogo deputato al servizio,   quindi già pronto e sbottonato, vale a dire nella fase propedeutica, alias  apertura della cerniera dei calzoni,  si accorse di aver sbagliato porta: evitò per un soffio uno spettacolo, non so se gradito o sgradito per le segretarie di cui Bresolin era il capo,  le quali, in quel momento, stavano battendo a macchina qualche lettera di contenzioso, nell’ufficio distrattamente confuso per… gabinetto.
Il fatto ebbe una tale  risonanza, soprattutto presso il mondo femminile, da costringere l’ufficio economato ad applicare una scritta ben visibile sulla porta del bagno allo scopo di evitare ancora incidenti della specie.
Ancor oggi  vorrei spiegarmi, peraltro senza riuscirci, se detta urgenza sia stata determinata da inaspettata esigenza fisiologica, oppure da….troppa voglia di fugare  nostalgie della propria terra, come detto in premessa.Spiegazione quest’ultima forse poco attendibile, a causa del dio Bacco.

Arnaldo De Porti - giugno 2010

Preghiera a Dio Bacco


Bacco nostro
Che sei in cantina,
Sia ricordato il tuo nome
Venga il tuo vino
Purché genuino,
Sia barbera o
Bardolino.
(*)

Sia fatta
La tua volontà
Nello stabilir
La qualità.

Dacci oggi
La nostra sbornia
Quotidiana.

Riempi
I nostri bicchieri
Come noi
Li riempiamo
Ai nostri
Bevitori.

Non ci indurre a lavorare
Ma liberaci dall'acqua,
Amen.

(*) O ANCHE CLINTON... (vino aspro, intenso, quasi grezzo e dal colore rosso intensissimo che lascia macchie ovunque lo si versi).

 

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Piazza Scala - giugno 2010