A proposito di "amarcord" in Comit
Tre divertenti episodi
raccontati da Fernando Mazzotta
Molto
particolare l’aneddoto narrato da
Luciani sulla “tratta accettata”. Questo
episodio e quello raccontato da Saitta
sul suo Corso Estero Merci, hanno
tirato fuori dalla mia memoria almeno
tre episodi della mia vita bancaria che
brevemente desidero ricordare su queste
pagine di Piazza Scala. I primi due sono
un po’ goliardici (ma dov’era finita
l’austerità della Comit?), l’altro è più
particolare e, credo, unico nella storia
non solo della nostra Banca.
1) Corso
Estero Merci – Napoli, agosto
1971/gennaio1972. Coordinatore
Gianfranco Ventura e il simpaticissimo
Ciccio Ferraris
per le lezioni (!) di inglese.
Ero stato designato “capocorso” come
dire “capoclasse” e avevo il compito
giornaliero di estrarre a sorte il
nominativo di un collega che doveva
essere “interrogato alla lavagna” su
quanto era stato detto il giorno o i
giorni precedenti. Ma vi ricordate che
palle ci siamo fatte con le Norme
Transitorie dell’U.I.C.? Il famigerato
libro azzurro!
Dal cassetto della mia scrivania
prendevo un contenitore con 12 rotolini
sui quali erano scritti i nomi di tutti
i colleghi partecipanti al corso.
Estraevo un nominativo e il
“malcapitato” si presentava alla
lavagna.
L’ottimo e indimenticabile Dott. Ventura
non si è mai accorto in quei sei mesi
che io nel cassetto in realtà avevo
dodici mazzetti con dodici bigliettini
arrotolati. In ogni mazzetto i dodici
rotolini corrispondevano a un unico
nominativo. In questo modo, il giorno
prima ci mettevamo d’accordo su chi
doveva “sacrificarsi” alla lavagna. Al
mattino tiravo fuori il mazzetto con
quel nominativo…. et voilà il gioco è
fatto!
Glielo abbiamo detto l’ultimo giorno
quando Ventura si presentò in aula con
la lista delle destinazioni (per
me…Modena). Scoppiò in una fragorosa
risata, volle abbracciarci tutti uno per
uno e ci offrì da bere……….
Gli regalammo dei preziosi volumi di
Storia di cui era tanto appassionato.
2) Stage
Titoli/Borsa – Milano D.C. aprile 1975
alla vigilia del “Consiglio” –
Coordinatori Palermo e De Roja.
Il nostro corso era denominato “Quelli
che non si lasciano
prendere in braccio”. Qui non c’era il
capocorso, ma il “capocalotta”
(Gualtiero Zanotti).
E veramente non ci facemmo prendere in
braccio, nel senso che, da colleghi che
ci avevano preceduto, avevamo appreso
che si era consolidata la tradizione di
elargire dei “costosi” presenti ai due
coordinatori a fine stage (due
settimane). Decidemmo di rompere la
tradizione e di fare qualcosa di
eccentrico, una garbata monelleria
insomma!
I due “nostri” ce la menavano fra dont,
put, stellage, riporto, rischio cliente
e quant’altro, sul fatto che si
sentivano (nonostante l’età) due
impenitenti “dongiovanni” per usare un
eufemismo.
Idea straordinaria! Da quel negozio
“Stranissimo” in Galleria (non so se c’è
ancora), acquistammo due cadeaux per i
nostri. Uno “Spegni bollori ardenti”
consistente in un elegante cofanetto in
simil-velluto contenente un paio di
forbici legate con un nastrino rosso…..
(dedicato a de Roja, il più giovane dei
due). A Palermo, invece, dedicammo un
“Alzapisello manuale”. Un aggeggino che
sosteneva un rocchetto con manopola su
cui era avvolto uno spago il cui capo
terminava con un piccolo “cappio”. Le
allegate istruzioni recitavano più o
meno così: “Innestare il cappio
nell’attrezzo…..e sollevare fino
all’altezza desiderata”. Il tutto
ovviamente in elegante astuccio ecc.ecc.
Loro, ignari, avevano preparato lo
”champagne” per il saluto di fine stage
come da consuetudine aspettandosi chissà
che cosa…., ma vi lascio immaginare la
“sorpresa” disegnata sui loro volti
quando scoprirono il contenuto dei
pacchetti elegantemente
confezionati………..
3)
L’arrembaggio……un po’ come andar in giro
per clienti a far accettare tratte!
Ero Condirettore presso la Filiale di
Cosenza. Mi telefona un Direttore di una
“Grande Sede”, già mio Direttore in
altra Filiale e
mi dice papale papale che un cliente con
un “giro di assegni” aveva “fottuto” 800
milioni delle vecchie lire alla Sede.
Tramite informatori avevano appurato che
il galantuomo teneva ormeggiato uno
yacht a lui intestato al centro del
porto dei Laghi di Sibari. Mi pregò di
andare a “verificare”.
Per farla breve, con il nostro legale di
fiducia e quelli della “Grande Sede” ci
siamo muniti dei titoli per procedere al
sequestro dell’imbarcazione. La scena si
è svolta come in un film d’azione. Siamo
saliti a bordo di una motovedetta della
GdF che ha “accostato” all’imbarcazione.
Il Tenente al megafono ha intimato al
proprietario di calare la scaletta per
consentirci di salire a bordo,
annunciando che, in difetto, ci sarebbe
stato l’arrembaggio!
E arrembaggio c’è stato poiché nessuno
ha risposto all’appello. Lanciato il
rampino con una scaletta si è issato a
bordo un finanziere che ha poi
provveduto a farci salire tutti. Lo
yacht è stato rimorchiato dalla
motovedetta e ormeggiato lungo il
pontile a riva e posto sotto
sequestro…….e così si recuperarono gli
800 milioni di lire.
Fra il serio
e il faceto resta comunque il fatto che
sono orgoglioso di essere appartenuto a
questa Grande Banca!
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