Alcune sere fa ho sentito il professor Giacomo Vaciago, esimio economista piacentino presente in collegamento video su uno dei più seguiti talk show televisivi, fare una proposta molto interessante che mi ha ricordato un mio vecchio pallino dei tempi in cui partecipai al dibattito sull’abolizione della leva militare obbligatoria in Italia.

In sostanza, Vaciago ha detto che, pur essendo stato ed essendo tuttora favorevole a detta abolizione, la stessa doveva e dovrebbe essere sostituita da un breve periodo, poniamo sei mesi, di servizio civile a favore della comunità da parte dei giovani in età di leva.

Sono pienamente d’accordo in merito. L’introduzione di tale servizio avrebbe grandi vantaggi per tutta la nostra società e, in definitiva, anche per gli stessi giovani.

In questi giorni di emergenza meteorologica in tutto il paese, ma anche in occasione di precedenti calamità locali abbiamo constatato la drammatica assenza o insufficienza di strutture, di manodopera, di mezzi, di organizzazione sia in campo nazionale che locale. Abbiamo dovuto chiamare l’esercito il cui compito non sarebbe propriamente quello di spalare la neve o utilizzare i carri armati per raggiungere paesi isolati o famiglie in difficoltà. Abbiamo visto sindaci da soli con la pala in mano o a spargere sale con le palette delle immondizie.

Il nostro paese, sempre più spesso anche a causa del degrado del territorio e delle urbanizzazioni selvagge e abusive, è esposto a ricorrenti emergenze, frane, smottamenti, alluvioni, terremoti, incendi di boschi, mareggiate, valanghe, interruzioni di forniture d’energia, intasamenti a causa del traffico. Mancano inoltre adeguate strutture e personale per l’assistenza agli anziani non autosufficienti, ai disabili, perfino alle madri lavoratrici con bambini piccoli. Troppo spesso ci si deve accontentare del volontariato che in Italia svolge un compito di supplenza encomiabile, ma largamente insufficiente.

Quando c’era la leva obbligatoria qualche aiuto arrivata dai cosiddetti obiettori di coscienza, ma si trattava di poca cosa, affidata a qualche comune, a qualche organizzazione periferica, senza adeguati controlli o strutture centrali.

Un vero e proprio servizio civile obbligatorio affidato e coordinato dalla Protezione Civile, da parte di tutti i giovani d’ambo i sessi, fra i diciotto e i venticinque anni, per un periodo di pochi mesi, con una sia pur modesta remunerazione, darebbe un impulso enorme in tutti i campi sopra menzionati, offrirebbe una riserva di energia giovane alla società e aiuterebbe in modo decisivo a risolvere problemi che oggi non possono essere affrontati per mancanza di mezzi e carenza di personale. Un tale periodo a servizio della collettività servirebbe anche per introdurre questi giovani a una vita di lavoro, alla solidarietà, li porrebbe in contatto con realtà sociali ai vari livelli, avrebbe un impatto sul loro carattere, molto di più di quanto già faceva, sia pure in modo non sempre razionale, per i soli maschi con adeguata circonferenza pettorale, la leva militare obbligatoria, vissuta con fastidio anche perché troppo lunga.

In una fase, come quella attuale, di forte disoccupazione giovanile, servirebbe anche a togliere dalla strada, dai bar o dalla tutela non sempre gradita dei genitori, decine di migliaia di ragazzi e ragazze che si sentirebbero utili a qualcosa, facendo nuove esperienze, aiutando chi ne ha bisogno.

Due parole sulle recenti dichiarazioni di alcuni membri del governo sui giovani, ritenute poco opportune dalla stampa. Concordo sul fatto che chi è investito di responsabilità istituzionali dovrebbe misurare le parole per evitare di essere frainteso o fare affermazioni che possono provocare qualche mal di pancia. A me pare, tuttavia, che sui ritardi a conseguire lauree e diplomi (con le dovute riserve riguardanti gli studenti lavoratori e particolari situazioni familiari e di salute) quelle parole abbiano un contenuto di verità, come la sostanziale monotonia di non volere o non riuscire a cambiare mai lavoro per tutta la vita, soprattutto se è ripetitivo e poco appagante. 

 

Giacomo Morandi - febbraio 2012

                                                                                 

 

 

 

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Piazza Scala - febbraio 2012