Leggo
sulla pagina “Libertà di parola” del nostro quotidiano una lettera nella
quale lo scrivente, non nuovo peraltro ad uscite simili, commenta la recente
scomparsa del boia Priebke, capitano delle SS attivo e solerte esecutore
della strage delle Fosse Ardeatine a Roma nel 1944, cimentandosi in
improbabili attenuanti..
Come noto, Priebke eseguì con puntiglio l’ordine di rappresaglia pervenuto
direttamente dal Fuehrer, eccedendo addirittura, rispetto agli ordini
ricevuti, nel numero dei giustiziati, quasi tutti civili, parecchi ebrei o
persone rastrellate sul posto, incaricandosi di sopprimerne alcuni di sua
mano, con il classico colpo alla nuca.
Riuscì a fuggire in Argentina, dove risiedé indisturbato per molti anni,
come molti criminali nazisti ricercati, fu rintracciato dagli americani e
consegnato, molti anni dopo, alla giustizia italiana.
Fu condannato all’ergastolo dopo regolari processi, ma, per la sua età
avanzata, gli furono concessi gli arresti domiciliari con poche restrizioni,
tanto che lo si vedeva in giro per Roma sotto braccio ad una badante.
Lo scrivente ripete la solita storia dell’esecutore di ordini dall’alto ma
ammette che se avesse disobbedito avrebbe messo in pericolo la sua stessa
vita, motivazione che non ha impedito le condanne dei tribunali
internazionali ai più noti criminali di guerra nazisti.
La strage delle Fosse Ardeatine fu un crimine di guerra e non vale certo la
motivazione dell’esecuzione di ordini. Un militare rischia sempre la propria
vita, per definizione, e l’esecuzione di un ordine che comporta un crimine
contro l’umanità, eseguito per salvare la propria vita, mi pare contrasti
con l’onore e con gli stessi doveri di un soldato. Ciò è provato anche dal
rifiuto del suo pari grado comandante del reparto attaccato dai partigiani
di eseguire la rappresaglia, che secondo le regole, toccava a lui.
Appunto, Priebke per salvare la propria vita sacrificò senza batter ciglio
quella di 335 innocenti come fecero con zelo e spesso con entusiasmo, tanti
ufficiali tedeschi, non solo appartenenti alle SS e alle varie polizie, ma
alla stessa Wehrmacht, in ciò coadiuvati dai collaborazionisti locali, come
avvenne anche a Roma.
L’attacco di via Rasella da parte di un nucleo di combattenti della
Resistenza romana fu un atto di guerra contro l’invasore, presente in forze,
oltretutto, in una città aperta, come fu dichiarato formalmente da diversi
tribunali, e la rappresaglia fu eseguita, ripeto, contro civili innocenti e
in parte con motivazioni razziali, perfino in eccesso agli ordini ricevuti.
Che cosa significa l’affermazione che il contingente militare attaccato in
via Rasella era costituito da altoatesini quarantenni? Era un reparto di SS
e svolgeva compiti di polizia e di repressione. Del resto, in tutti i paesi
occupati con la forza dai nazisti, nacquero movimenti di Resistenza che con
i metodi della guerriglia attaccavano gli occupanti, compivano attentati,
atti di sabotaggio e non poteva certo fermarli il pericolo di rappresaglie
nei confronti delle popolazioni. Il governo italiano legittimo a seguito
dell’aggressione aveva dichiarato guerra alla Germania già da alcuni mesi
Ricordo allo scrivente che i partigiani, anche in Italia, non compirono
stragi di civili innocenti, non bruciarono case e paesi, come usavano fare
le truppe nazifasciste anche da noi. Lo stesso dicasi per gli angloamericani
in Italia e altrove.
Ad altri commentatori, che pure hanno scritto sull’argomento nell’intento di
trovare attenuanti a quella e ad altre stragi, ricordo che la Convenzione di
Ginevra non prevedeva l’uccisione indiscriminata di ostaggi nonché di donne,
bambini e vecchi, e l’eliminazione sistematica di persone e di intere
popolazioni per motivi di appartenenza ad una presunta razza o gruppo
etnico. Non prevedeva neppure le case di tortura, come via Tasso a Roma,
dove lo stesso Priebke risultò coinvolto o i rastrellamenti di intere
popolazioni destinate alle camere a gas, come avvenne anche a Roma
nell’ottobre 1943..
La disputa, incresciosa fin che si vuole, sulla sepoltura, rifiutata da
Roma, dall’Argentina e, al momento, dalla stessa Germania ha però una grave
motivazione. Nessuno vuole un sacrario dove le teste rasate possano
celebrare i loro riti nostalgici, come avvenuto nei giorni scorsi a Roma e
come avviene spesso, purtroppo, in molte altre località, anche in Italia.
Giacomo Morandi - Rivergaro
Ottobre 2013
N.B.: la musica di sottofondo viene aggiunta al solo scopo di illustrare l'articolo. da noi pienamente condiviso; Piazza Scala è fermamente contraria a nazismo e fascismo in tutte le sue manifestazioni - Piazza Scala
Piazza Scala - 27 ottobre 2013