una breve vacanza a Praga vista da Giovanni Rossetti
& C.
16 aprile 2009 – Partiamo molto presto da Orio al
Serio, dove piove, e alle 9 e mezzo del mattino
atterriamo nella Repubblica Ceca, dove splende il sole e la
temperatura è tiepida. Dopo pochi minuti arriva il nostro autista
personale che ci porta all’albergo: capiremo presto che non
conosceva la strada e ci ha fatto fare un inutile giro lunghissimo.
Non importa, cominciamo a dare un’occhiata alla periferia di una
città ricca di verde, che ci appare subito particolarmente pulita e
ordinata.
Il nostro albergo, U Krale Karla, sorge sulla via Nerudova in Mala
Strana, una delle strade più belle della città per i suoi edifici
barocchi. E’ un piccolo hotel con stanze molto ampie, quasi delle
piccole suite, un caminetto all’ingresso, pareti affrescate nella
sala della colazione e una bella
vetrata liberty al posto del tetto.
Ci lanciamo subito alla scoperta della
città, privilegiando come prima esperienza il percorso più
battuto dai turisti. Infatti, dopo una passeggiata di pochi
minuti, durante la quale vediamo già tanta bellezza,
raggiungiamo Ponte Carlo (Karluv Most), il più famoso tra i
ponti che uniscono le due sponde della Moldava, il fiume su
cui sorge Praga. Le origini del Ponte risalgono ai primi
anni del 1400, e nonostante i successivi rifacimenti e
consolidamenti, conserva la forte impronta medievale, grazie
ai massicci pilastri che affondano nelle acque del fiume, al
pavimento e alle protezioni in pietra. La sua caratteristica
principale è quella di essere percorso da due file parallele
di statue. Tra tutte, quella di San Giovanni Nepomuceno,
sconosciuto in Italia ma popolarissimo nelle terre boeme, è
la più fotografata perché garantisce il ritorno a Praga …
L’accesso al ponte è scandito da due torri gotiche e dopo
pochi passi intravvediamo l’isola di Kampa e la ruota di un
mulino.
Sulla parte opposta, dove si entra a Stare
Mesto, c’è la Torre Staromestska Mostecka Vez, sulla
quale saliremo l’ultimo giorno per godere del panorama a 360
gradi.
Raggiungiamo Piazza della Città Vecchia (Staromestske
namesti), il vero centro di Praga, dove convergono le
principali vie di comunicazione e dove si trova il famoso
Orologio Astronomico, un’opera che risale al 1400, bello
nella decorazioni e nella complessità del meccanismo, e
curioso per il movimento di statue e figure che si mette in
moto allo scoccare di ogni ora. Siamo passati più volte
davanti all’Orologio Astronomico, durante la nostra breve
vacanza, e ogni volta abbiamo centrato il rintocco dell’ora,
cosi che ci siamo goduti più volte lo spettacolino.....
Ci fermiamo a fare uno spuntino sulla
piazza, e da qui ne apprezziamo la vastità e la bellezza dei
palazzi d’epoca. La parte più ampia della piazza è occupata
da un mercatino pasquale, dove si vendono oggetti di
artigianato, panini e dolci (non compriamo niente). Davanti
a noi, un po’ discosta, c’è la Chiesa di S. Nicola di Stare
Mesto, mentre sulla nostra destra sorge la maestosa
cattedrale dedicata alla Vergine di Tyn.
Dopo mangiato continuiamo a percorrere la via Celetna, sulla
quale si affacciano altre case meravigliose, e raggiungiamo
la Porta delle Polveri, un monumento medievale che
rappresenta quanto resta della cerchia muraria della città,
e sorge al confine con la Città Nuova.
Continuiamo a passeggiare per le strade e stradine intorno
alla Piazza, dove i negozi dedicati
esclusivamente ai turisti si alternano a belle botteghe
antiquarie, e troviamo l’Hard Rock Cafè, dove compriamo le
magliette, beviamo una birra e fotografiamo una chitarra di
cristallo.
Torniamo al Ponte Carlo per fare un giro
in battello sulla Moldava: da un lato la città Vecchia e
Nuova con i suoi magnifici palazzi, dall’altra ancora
bellezza e la collina di Petrin, rigogliosissima di verde e
di bianco dei ciliegi fioriti.
Dopo la rilassante navigazione
raggiungiamo il nostro hotel dove ci prepariamo per la cena:
facciamo una piacevolissima passeggiata in costa alla
collina di Petrin, immersi nel verde e nella tranquillità
del bosco, e raggiungiamo il ristorante Nebozizek, dove
consumiamo una cena deliziosa a base di piatti della cucina
ceca (gulash, coniglio, filetto) e soprattutto ci godiamo la
spettacolare vista sulla città che lentamente viene avvolta
dalla notte e accende le sue luci riflesse nelle acque
placide della Moldava.
17 aprile – Il programma di oggi prevede
la visita al Castello, il Hrad. Ci arrampichiamo in cima
alla via Nerudova e, attraverso una scaletta, entriamo nello
spazio del Monastero dei Premonstratensi di Strahov, da cui
si gode una vista meravigliosa della città. In realtà la
chiesa a quell’ora è chiusa, andiamo invece a visitare la
Biblioteca, dove rimaniamo incantati ad ammirarne i due
locali: la Sala di filosofia, enorme nella lunghezza e
nell’altezza, affrescata magnificamente con immagini
allegoriche ispirate all’Antico e al Nuovo Testamento e alla
Grecia classica, dove una boiserie realizzata apposta ospita
migliaia di volumi d’epoca, e la Sala di teologia, ancora
più spettacolare, con il soffitto arricchito da stucchi
meravigliosi, mobili del 1600 bellissimi e curiosi (come un
apposito ripiano girevole dove scegliere e sfogliare più
libri) e una bella statua in legno di San Giovanni Battista.
Una curiosità: gli spazi museali sono gestiti da signore
anziane, forse volontarie, molto attente al visitatore e
pronte a dare informazioni. Non parlano altra lingua che il
ceco, ma sono pronte a capire le diverse nazionalità e a
fornire materiale informativo corretto.
Ci avviamo verso il Castello, facendo
tappa al Santuario di Loreta, copia di quello italiano di
Loreto: all’interno del cortile c’è la “Santa Casa”, ovvero
una copia della casa di Maria che, secondo la leggenda, gli
angeli avrebbero trasportato in volo da Nazareth a Loreto.
Al piano superiore visitiamo un tesoro di oggetti di culto e
paramenti barocchi molto preziosi.
Arriviamo quindi alla Hradcanske namesti, l’ampia piazza
sulla quale si affaccia il Castello: non è un unico
edificio, ma un vero quartiere dove coesistono edifici
amministrativi con diversi luoghi di culto. E’ ormai
mezzogiorno e ne approfittiamo per assistere al coreografico
cambio della guardia: la cerimonia assomiglia un po’ a tutte
quelle del genere, ma l’accompagnamento musicale, eseguito
da un gruppo di musicisti che si affacciano ad una fila di
finestre su un lato della corte, è particolarmente
suggestivo.
Finalmente cominciamo la visita agli
edifici del Hrad. Cominciamo dalla Cattedrale di San Vito,
che
ammiriamo prima dall’esterno sia di fronte che sulla parete
di destra dove c’è la Porta d’Oro, con un bellissimo mosaico
e una finissima griglia rinascimentale.
All’interno la cattedrale è davvero molto vasta, di stampo
decisamente gotico: la parte più vicina all’entrata è
relativamente recente, e le vetrate policrome hanno decori
liberty, mentre l’area più interna è medievale: io mi
soffermo maggiormente ad ammirare il l’oratorio reale, i
rilievi lignei seicenteschi con una storia della cattedrale,
la tomba in argento di San Giovanni Nepomuceno, la splendida
cappella di San Venceslao, dove è custodita la Corona, e
infine la cappella di Santa Ludmilla, nonna del santo
protettore di Praga.
Dopo San Vito entriamo rapidamente nel
Palazzo Reale e poi visitiamo il museo della città di Praga,
interessante ma un po’ dispersivo.
Entriamo nella Basilica di San Giorgio, una stanza solenne,
lunga e spoglia che conduce al doppio scalone settecentesco:
in basso c’è una cripta del XII secolo, sopra le volte sono
affrescate e si trova la cappella di Santa Ludmilla.
Dopo questa visita continuiamo la
passeggiata all’esterno fino a raggiungere il Vicolo d’Oro,
una stradina estremamente suggestiva dove sorgono minuscole
case dalle facciate colorate in tonalità diverse. Tra il
1916 e al 1917 Franz Kafka ha abitato la casetta n. 22. Al
pianterreno si sono insediati oggi diversi negozietti
turistici (io faccio acquisti natalizi in un negozio
dedicato), mentre al piano superiore le casette sono tutte
collegate e ospitano una raccolta di armature,
oggetti medievali e addirittura strumenti di tortura.
Terminiamo la visita nella Torre di Dalibor, così chiamata
dopo che il nobile cavaliere Dalibor di
Kozojedy vi fu incarcerato e, in attesa di essere
giustiziato, suonava il violino in modo così magistrale da
commuovere tutta Praga. C’è una versione più tenebrosa della
leggenda, ma quella del violino mi piace di più. Dopo il Castello scendiamo a Mala Strana per passare a Stare
Mesto, dove facciamo uno spuntino nella “Paneria”. Durante
il percorso attraversiamo la Piazza Jan Palach, nella quale
si affaccia il Rudolfinum, sede della Filarmonica ceca e
dove è eretto un curioso monumento sferico composto dalle
lettere dell’alfabeto.
Purtroppo piove, ma la bellezza della Parizska, la via
Parigi, e dei suoi superbi palazzi non teme il maltempo:
viene da pensare che in nessun’altra città al mondo esistano
costruzioni così pregevolmente decorate con statue, ferro
battuto, sculture, e altrettanto eleganti e leggere.
Questo percorso ci conduce alla città ebraica, dove sorgono
numerose Sinagoghe, di cui guardiamo solo l’esterno perché
ormai è quasi ora di chiusura. Visitiamo la Obraoni Sin,
Casa delle cerimonie, interessante perché, con dipinti e
oggetti, permette di capire come si svolgono i riti funebri
ebraici. Ma la vista più suggestiva è quella dedicata al
Vecchio cimitero ebraico: qui, su un terreno rialzato a
causa delle sepolture succedutesi nei secoli una sull’altra
(fino al 1787), ci sono centinata di lapidi affastellate sul
terreno sconnesso: più che i nomi, le lapidi identificano i
defunti con simboli, come le mani benedicenti per i
sacerdoti, gli oggetti d’uso per i diversi mestieri,
l’immagine di un animale per chi si chiamava Cervi, Orsi o
Lupi, e la rosa per una Rosa. Su molte tombe ci sono piccoli
pezzi di carta o sassolini, che rappresentano la tradizione
ebraica di tenere un contatto con i defunti. E’ tuto
davvero toccante, suggestivo interessante.
La giornata è quasi finita, facciamo la
solita tappa in albergo per rinfrescarci e poi decidiamo di
cenare da U Fleku, forse la più antica birreria di Praga. Ci
fanno accomodare da soli in una saletta
con quattro lunghi tavoli, che dopo poco sono riempiti da
una rumorosa comitiva di spagnoli. Non lo sappiamo ancora,
ma ci attende una delle più stravaganti serate che ci siano
mai capitate: gli spagnoli raccontano di essere originari
dei Paesi Baschi, e stanno tornando a casa dopo un periodo
di volontariato a Cernobyl. La loro voglia di divertirsi,
ballare e cantare è straordinaria, noi ci uniamo ai loro
cori in spagnolo, loro ricambiano con musica italiana (dopo
un po’ di trattativa, optiamo per Azzurro), finché non
veniamo anche noi trascinati nelle loro danze collettive. Al
momento dei saluti rande scambio di baci e abbracci (ma non
di indirizzi!).
18 aprile – Ci avviamo verso il centro
della città e facciamo tappa al Valdstejnsky Palac, la sede
del Senato della Repubblica: abbiamo letto che è molto
bello, ma la vista è ben al di sopra delle aspettative: la
facciata, del 1600, introduce a un cortile quadrato; gli
interni, decorati con magnifici stucchi, sono impreziositi
da lampadari e specchi in cristallo di Boemia sfavillanti di
bellezza. Ma la zona dove sostiamo per maggior tempo è il
giardino, dove i punti di attrazione sono numerosi. L’ordine
delle piante ci conduce in un percorso un po’ labirintico, e
su un lato ci sono cartelli illustrati che raccontano la
storia di Praga. La cosa più impressionante è una parete
scolpita come una enorme pianta di glicine, un glicine in
pietra all’interno del quale si affacciano figure
allegoriche e animali. Su un lato di questa c’è un’enorme
voliera con cinque o sei gufi che ci osservano dall’alto. Il
giardino prosegue con fontane decorate da statue in bronzo,
in mezzo alle quali si aggirano due pavoni, uno bianco (con
la coda tagliata!) e uno azzurro, e termina con un gruppo
scultoreo che raffigura Ercole.
La prossima tappa è la Piazza Venceslao, a
Nove Mesto. Subito ci appare chiaro che questa enorme piazza
di forma rettangolare rappresenta la zona più turistica e
dedicata allo shopping della città. Noi la percorriamo tutta
perché vogliamo vedere da vicino la statua del Santo
protettore di Praga, che torreggia davanti alla facciata del
Musei Nazionale. Poco prima della statua, in un’aiuola a
livello della strada, c’è il tributo degli abitanti di Praga
al drammatico sacrificio di Jan Palach, lo studente che, nel
1969, si è ucciso dandosi fuoco per protestare contro
l’invasione sovietica. E’ per noi una visita molto
commovente, perché ricordiamo perfettamente la cronaca
dell’episodio. Forse rappresenta anche l’unica testimonianza
della
dominazione russa, che la città ha voluto dimenticare e
cancellare con forza.
Pranziamo nel ristorante di un albergo
storico con una buona omelette, poi prendiamo la strada del
ritorno facendo un paio di tappe: la prima è alla Betlemska
kaple – la Cappella di Betlemme – rifacimento dell’originale
trecentesco, che ancora conserva sulle pareti qualche
affresco. Oggi è utilizzata come spazio espositivo e per
celebrare le lauree degli studenti di ingegneria. Raggiungiamo poi, in una strada defilata non lontano dal
Ponte Carlo (ma sempre circondati da palazzi di grande bellezza e armonia), il Muro di John Lennon, in Velkoprevorske Namesti. Si tratta della parete esterna del
muro perimetrale del giardino della casa dove ha sede
l’Ordine dei Cavalieri di Malta, che i giovani praghesi,
negli anni ’80 e in segno di protesta, hanno dipinto con
scritte tratte dalle musiche di John Lennon, vietato dal
regime comunista. Quello che rimane è
un’altra testimonianza dello spirito ribelle della
popolazione di Praga.
La giornata è finita, ceniamo un’altra volta, e con grande
soddisfazione sia per il palato che per la vista, sulla
collina di Petrin.
19 aprile – E’ arrivato l’ultimo giorno di vacanza, e
decidiamo di visitare un quartiere meno centrale di Praga,
il colle di Vysehrad. Lo raggiungiamo a piedi con una lunga
passeggiata costeggiando la Moldava, e siccome oggi è
domenica osserviamo i divertimenti dei praghesi lungo e sul
fiume. Anche questo percorso ci regala la vista di altre
case barocche, liberty e cubiste, una più bella dell’altra,
ma tra queste la più curiosa (e la meno bella) è la Casa
Danzante di Milunic e Gehry, che in ceco si chiama Tancici
Dum, molto più musicale! Arriviamo sul colle dominato dalla
cattedrale gotica intitolata ai santi Pietro e Paolo, con
una bella facciata decorata da formelle di ceramica
colorata, visitiamo il cimitero (non ci sono fotografie), e
per la stessa strada, a piedi, torniamo verso l’hotel. Ci
concediamo un ultimo spuntino di cucina ceca nella birreria
U Zavesenyho Café, resa particolare da un grande disegno
affrescato su una parete e da altre decorazioni un po’
grottesche appese in giro.