Abbiamo ricevuto da un collega il testo della replica dei tre legali del pool chiamati in causa dall'Anpecomit:
pubblichiamo lo scritto anche per cercare di far maggiore chiarezza sulla vicenda a coloro che
non hanno cause legali in corso ma che attendono il saldo delle loro spettanze dal
Fondocomit. Ci asteniamo da ogni commento e lasciamo ogni considerazione ai nostri lettori.

 

Oggetto: Liquidazione del Fondo Comit

Gentili nostri assistiti, la presente circolare viene inviata a tutti coloro che noi assistiamo nella procedura di liquidazione del Fondo Comit, per un aggiornamento della situazione.

La sentenza della Corte d’ Appello
Come noto il 25 luglio 2011 la Corte d’Appello di Milano ha dichiarato nullo il Piano di Riparto predisposto dai Liquidatori, e annullando l’intera procedura.
Nell’occasione noi però avevamo chiesto alla Corte di assegnare finalmente a tutti gli opponenti le somme indicate nell’ Accordo ANPEC/UNP del 12 luglio 2010, cui ciascuno dei nostri assistiti aveva esplicitamente aderito.
A tale nostra richiesta avevano aderito anche i rappresentanti dell’UNP, presenti in giudizio tramite l’avv. Nicolini.
Soprattutto avevano aderito a tale richiesta di applicazione dell’accordo ANPEC/UNP anche i Liquidatori del Fondo Comit, che avevano chiesto alla Corte di applicare tale accordo, se ritenuto equo, purché fosse esteso a tutti gli aventi diritto.
Purtroppo la Corte d’Appello, pur respingendo l’appello del Fondo, non ha accolto la richiesta congiunta di noi opponenti, dell’ UNP e dei Liquidatori del Fondo, di applicazione dell’accordo.
A causa di tale mancato accoglimento della domanda congiunta dalle parti in causa, non sono state distribuite le somme che tutti aspettavano. Non è questa la sentenza che noi auspicavamo, perché noi tutti volevamo finalmente ottenere i soldi spettanti a ciascuno.
La sentenza della Corte d’Appello comunque non solo ha dichiarato nulla la procedura fino ad oggi osservata dai Liquidatori (il “Piano di Riparto”), ma soprattutto ha indicato la corretta procedura da seguire (lo “Stato Passivo” come in tutte le procedure fallimentari).

La procedura di Liquidazione del Fondo
Dobbiamo infatti tener presente che quando si apre una procedura di Liquidazione i pagamenti collettivi del dovuto vanno comunque autorizzati dal Presidente del Tribunale, che deve approvare il progetto di ripartizione iniziale predisposto dai Liquidatori.
Se poi tale progetto dei Liquidatori non soddisfa una serie di creditori, questi possono proporre opposizione e far decidere al Tribunale nella sua collegialità (ovvero tre giudici).
Senza l’ approvazione del Tribunale non è possibile procedere ai pagamenti, neppure con il consenso dei Liquidatori.
Inoltre non si possono pagare separatamente alcuni creditori e non altri, ma tutti i pagamenti dovranno essere eseguiti insieme, ovvero con una “procedura concorsuale”.
Quando quindi noi auspichiamo una soluzione stragiudiziale, dobbiamo avere chiaro che vogliamo una soluzione “amichevole”, ovvero senza contenzioso, ma questa soluzione deve obbligatoriamente passare per l’ approvazione del Tribunale, ed i Liquidatori non possono prescindere da questa approvazione “giudiziale”.
Su questo è bene essere chiari per evitare equivoci.

La situazione dopo la sentenza della Corte d’ Appello
Da luglio 2011 (cioè da quando è stata emanata la sentenza della Corte d’Appello) la situazione della liquidazione del Fondo Comit è rimasta ferma, mentre tutti aspettano le somme dovute.
I Liquidatori si sono trincerati dietro il fatto che aspettavano istruzioni dal Presidente del Tribunale e
dalla COVIP e non avevano mai - fino ad oggi - preso mai posizione sull’Accordo.
Allora abbiamo proposto all’ANPEC di chiedere un incontro - naturalmente con la presenza di noi Avvocati - con le Autorità Vigilanti (il Presidente del Tribunale e con la COVIP), in modo da poter spiegare la situazione e comunque chiedere formalmente una presa di posizione precisa.
Questa nostra richiesta all’ANPEC è rimasta purtroppo inascoltata, e l’ANPEC ha preferito chiedere
un incontro ai soli Liquidatori, e non alle Autorità Vigilanti.
In quell’ incontro del 10 novembre 2011 i Liquidatori si sono ovviamente presentati con i loro Avvocati e invece Masia è andato da solo, mentre la nostra partecipazione sarebbe stata veramente opportuna, tenuto conto del fatto che Masia non è un Avvocato.
L’incontro con i Liquidatori si risolse con un nulla di fatto, ed anzi dopo tale incontro i Liquidatori - prendendo spunto da un ricorso per Cassazione presentato da un singolo gruppo di opponenti - decisero di impugnare in Cassazione tutte le 25 sentenze della Corte d’Appello, chiedendo di dichiarare valida la procedura da loro osservata (il “Piano di Riparto”, anziché lo “Stato Passivo”).
Da luglio 2011 ad oggi i Liquidatori non hanno ancora sottoposto al Presidente del Tribunale nessun progetto di ripartizione, restando in attesa di indicazioni delle Autorità Vigilanti.
I Liquidatori probabilmente aspetteranno la sentenza della Cassazione per poter poi procedere finalmente all’avvio delle formalità necessarie per ripartire le somme dovute.
Senonché la legge stabilisce che le sentenze della Corte d’Appello sono “provvisoriamente esecutive” anche se poi vengono impugnate in Cassazione.
Il ricorso per Cassazione, cioè, non ha alcuna efficacia sospensiva della sentenza impugnata.
Per fare un esempio pratico noto alle cronache, quando Berlusconi ha perso in appello la causa civile contro De Benedetti, ha dovuto comunque pagare 640 mil. di €, malgrado avesse presentato ricorso in Cassazione.
Questo significa quindi che i Liquidatori, anche se hanno presentato ricorso in Cassazione, debbono comunque mandare avanti la procedura chiedendo istruzioni al Presidente del Tribunale.
In questo momento, invece, non sta succedendo letteralmente nulla, da quasi un anno, ovvero da Luglio 2011.
Questa situazione di stallo ci preoccupa molto, poiché il nostro ruolo di Avvocati non è certo quello di aspettare inerti, ma quello di agire a tutela dei nostri assistiti.
Per distribuire gli importi dovuti i Liquidatori sono tenuti comunque presentare al Presidente del Tribunale un loro progetto di ripartizione.
Naturalmente noi vogliamo che il progetto di ripartizione faccia riferimento all’ Accordo ANPEC/UNP del 12 luglio 2010, ed in questo devono indirizzarsi tutti gli sforzi verso i Liquidatori, con l’ aiuto dell’ UNP e magari dei Sindacati.
Senonchè ad oggi non è ancora successo nulla, nè si ha conoscenza dell’ esito di queste “trattative stragiudiziali”, che forse ormai sono in piedi da troppo tempo, ed a quanto pare senza risultati concreti.
Non c’ è niente di male se chiediamo a Masia di esser aggiornati sulla situazione delle trattative, e per la verità glielo abbiamo già chiesto per iscritto senza ottenere una risposta concreta.
Ovviamente la cosa migliore sarebbe che i Liquidatori applicassero spontaneamente l’ Accordo, ma se vogliono o non possono farlo, allora restano solo due alternative:
1. o si aspetta a tempo indefinito un loro (eventuale) ripensamento;
2. oppure dopo aver verificato una volta per tutte la loro effettiva posizione, si chiede formalmente ai Liquidatori di mandare comunque avanti la procedura concorsuale di liquidazione. Da parte nostra si richiederà quindi in giudizio l’applicazione dell’ Accordo, magari per poi successivamente conciliare amichevolmente con il Fondo le nostre richieste.
Non vi sono alternative, e su questo è bene essere chiari. In particolare non si possono fare cause singole contro i Liquidatori od altro, ma si deve restare all’ interno della procedura concorsuale. Eventuali cause singole sono già state dichiarate improcedibili dai Giudici, poiché le cause si debbono fare tutte insieme nella procedura di liquidazione (v. sentenza Beccarini).

Le iniziative urgenti da adottare
Quindi proponiamo di agire subito in questo modo.
1. Chiedere un incontro urgente con i Liquidatori e l’ UNP, ovviamente esteso anche a noi Avvocati. Nell’occasione verrebbe chiesto ai Liquidatori di prendere una posizione precisa sull’ Accordo. I conteggi di ciascuno in conformità all’Accordo esistono già, sono stati comunicati agli interessati e da questi approvati, e sono stati anche già depositati nella causa presso la Corte d’Appello di Milano;
2. Se i Liquidatori non sono stati autorizzati dal Presidente del Tribunale ad applicare l’ Accordo, allora noi Avvocati chiederemo un incontro urgente al Presidente del Tribunale ed alla COVIP, alla presenza di noi Avvocati per spiegare la situazione.
3. Se le Autorità Vigilanti ritenessero invece di attendere la sentenza della Cassazione, allora chiederemo al Presidente della Cassazione di fissare l’ udienza di discussione urgentemente, senza aspettare i tempi ordinari e tenuto conto della situazione che si trascina da anni con creditori ormai anziani.

I tempi della Cassazione
Su questo problema della tempistica della Cassazione la situazione è stata obiettivamente aggravata - ci dispiace dirlo - dal comportamento di Masia, e questo non possiamo tacerlo, per nostro preciso dovere, ai nostri assistiti.
I Liquidatori infatti hanno presentato un’istanza di anticipazione d’udienza alla Cassazione. Per rafforzarla hanno chiesto la firma di noi Avvocati e dell’ANPEC.
Abbiamo doverosamente chiesto per iscritto delle indicazioni a Masia, illustrando la situazione.
Ci dispiace dirlo, ma Masia per iscritto ci ha chiesto di non firmare l’istanza di anticipazione d’udienza in Cassazione.
Su questa sua decisione è bene che ognuno si assuma le proprie responsabilità.

Il divieto di Masia agli Avvocati di comunicare con gli assistiti.
Noi Avvocati infatti abbiamo il preciso dovere di non nascondere nulla ai nostri assistiti, anche se questo dovesse provocare l’ eventuale risentimento nei nostri confronti di Masia, come oggi sta accadendo.
Masia è arrivato ad intimarci per iscritto tramite racc. a.r. di non comunicare con i nostri assistiti.
Precisamente si legge nella racc. del 28 febbraio 2012: “Quando qualcuno di Voi ha interpellato direttamente i nostri associati, o lo ha fatto con il nostro preventivo consenso e per qualche specifica necessità, oppure lo ha fatto indebitamente. Questo non lo accetteremo mai, e non ci faremo mai intimidire da nessuno, tantomeno allo scopo di
violare i nostri doveri di trasparenza. Questa è la moralità dell’ Avvocato, e su questo possono stare tranquilli tutti coloro che sono difesi da noi.

Ma poi, perché Masia vuole “censurare” il passaggio delle informazioni a coloro che ci hanno conferito un mandato difensivo ?
Perché Masia vuole così pesantemente questo nostro silenzio, fino al punto di cercare screditarci con i suoi comunicati?

Le accuse di Masia a noi tre Avvocati
Dobbiamo allora necessariamente esaminare nel merito le polemiche di Masia contro di noi, che ci vengono rivolte con una aggressività che forse Masia farebbe meglio a usare contro il Fondo Comit, e non contro coloro che difendono i loro assistiti. In particolare Masia ci vorrebbe dipingere come difensori avidi e che stanno accumulando denaro da anni, speculando sulle lungaggini processuali.
Noi non vorremmo creare ulteriori spaccature, poiché dovremmo tutti pensare solo all’ obiettivo comune di difesa dei nostri assistiti. Tuttavia dobbiamo ripristinare la verità dei fatti.
Quello che dice Masia semplicemente non è vero.
Se dice la verità, allora tiri fuori le carte, tutte quelle che vuole, senza problemi.
Forse non tutti sanno che noi non percepiamo un euro dal lontano 2006, da quando iniziò il nostro incarico professionale, e che noi verremo pagati solo se e quando i nostri assistiti percepiranno i loro soldi, altrimenti addirittura non percepiremo nulla per anni di lavoro !
L’ Avv. Iacoviello, in particolare, che ricevette questo incarico nel 2009, ha percepito complessivamente solo € 2.000 per 650 ricorrenti, ovvero circa 3 € per ciascun ricorrente (la fattura è a mani di Masia, che viene qui autorizzato a pubblicarla).
Nell’ anno 2006 invece l’ Anpec richiese ad ogni opponente € 150 ciascuno da pagarsi in tre rate annuali.
Per la Cassazione, poi, ciascuno di noi ha percepito solo € 8,96 per ciascun ricorrente, mentre altri difensori hanno richiesto € 500 per ciascun ricorrente (somma peraltro conforme alle tariffe).
Questa è la semplice verità dei fatti.
Se Masia può smentirla, lo faccia, ma con i documenti alla mano, altrimenti la smetta di gettare fango su di noi, perché altrimenti dovremmo tutelarci secondo la legge nei suoi confronti !
Adesso però torniamo a parlare di cose più serie, e cioè della difesa dei nostri assistiti.
Quali sono le proposte operative di Masia per i prossimi giorni ?
Cosa pensa delle nostre proposte concrete che abbiamo qui esposto ?
Pensa ancora di non firmare l’ istanza di anticipazione di udienza in Cassazione ?
Ha ancora intenzione di vietare a noi Avvocati di comunicare con i nostri assistiti ?

A noi interessa solo discutere di queste cose, e non di altro.

Il nostro ricorso incidentale in Cassazione
Venendo al merito delle scelte difensive, vi è poi un ultimo argomento su cui Masia polemizza pesantemente con noi, come se fosse diventato improvvisamente un esperto Avvocato Cassazionista, mentre sarebbe veramente opportuno che ognuno facesse solo il suo mestiere.
In Cassazione noi abbiamo chiesto (considerato che ormai eravamo stati “trascinati” in quel giudizio dai Liquidatori) che venisse affermata la validità dell’accordo con l’UNP, come già in appello era stato chiesto congiuntamente da noi, dall’UNP e dal Fondo. Se la Corte d’Appello avesse accolto quella richiesta congiunta delle parti, ognuno avrebbe riscosso
finalmente i suoi soldi.
Purtroppo la sentenza della Corte d’Appello non è stata quella sperata, e si è fermata alla nostra vittoria sulla sola procedura formale osservata. Diventava quindi molto importante non far cadere quella domanda congiunta tra le parti, e riproporla in Cassazione per far sancire la validità dell’Accordo come tutti abbiamo richiesto in appello. Nella Convenzione firmata fra noi e l’ Anpec, lo stesso Masia aveva voluto l’ inserimento della seguente clausola nel nostro incarico professionale:
“Di porre in essere lo svolgimento della migliore strategia ed attività, nessuna esclusa, di carattere giuridico
legale nei confronti del Fondo, finalizzata ad ottenere la concreta realizzazione ed attuazione
dell’”Accordo”.

In ossequio a questa clausola, noi abbiamo allora riproposto in Cassazione quanto già avevamo chiesto in Appello.
La domanda da noi proposta sull’Accordo era anche molto importante per far uscire i Liquidatori allo scoperto e far prendere loro una posizione ufficiale sull’Accordo, considerato che da Luglio 2011 sono rimasti in attesa di istruzioni dal Presidente del Tribunale.
La nostra intuizione è stata premiata, ed i Liquidatori hanno dovuto in Cassazione ufficialmente invocare l’applicazione dell’Accordo, ribadendo la posizione già espressa in appello.
Si tratta di un risultato assai importante per noi, sia processuale che politico.
Stupisce ancora una volta che a ciò si sia opposto Masia, sostenendo - per la sua evidente mancanza di competenze giuridiche - la curiosa tesi secondo cui noi in appello eravamo già stati “totalmente vittoriosi”.
I timori e le resistenze di Masia si possono così brevemente sintetizzare:
1. Masia teme che la Corte di Cassazione non accolga il nostro ricorso incidentale sull’applicazione dell’Accordo e condanni i nostri Assistiti al pagamento delle spese processuali;
2. Masia teme che la Corte di Cassazione non accolga il nostro ricorso incidentale, dando quindi al Fondo la possibilità di sbandierare una vittoria sul punto.
Possiamo tranquillamente fugare i timori di Masia e tranquillizzare gli Assistiti. Infatti.
1. Nei giudizi di Cassazione il Fondo ha espressamente dichiarato negli atti processuali depositati che qualora la Corte non accogliesse il nostro ricorso incidentale sull’applicazione dell’Accordo non chiederà il pagamento delle spese processuali.
2. Nei giudizi di Cassazione il Fondo, replicando ai nostri ricorsi incidentali, ha sostanzialmente aderito alla nostra tesi difensiva, così come aveva già fatto nei giudizi d’appello. In sostanza sia noi che il Fondo stiamo indirizzando gli sforzi verso un riconoscimento giudiziale della validità dell’Accordo. Se la Corte di Cassazione non accoglierà la tesi difensiva dell’applicazione dell’Accordo, non ci saranno ne vinti ne vincitori sul punto.
Per la verità nessuno fra i nostri assistiti aveva mai pensato di essere stato “totalmente vittorioso” in giudizio, perché altrimenti avremmo finalmente percepito le somme dovute e non staremmo ancora qui a parlare della Liquidazione del Fondo Comit.
Va detto però che Masia è stato indotto a tali erronee dichiarazioni dal parere tardivo e sbagliato del quarto componente del Collegio Difensivo, ovvero dall’Avv. Pileggi di Roma.

La posizione dell’ Avv. Pileggi di Roma
Come afferma nel suo comunicato lo stesso Masia, e come quindi non possiamo che confermare, l’Avv. Pileggi non ha partecipato in alcun modo alla redazione dei controricorso, che è stato redatto esclusivamente con lavoro degli Avv.ti Civitelli, Fasano e Iacoviello, nel corso di varie riunioni di lavoro a Milano.
L’ Avv. Pileggi si è limitato solo a leggere il testo finale già predisposto. Se l’ Avv. Pileggi avesse partecipato alle riunioni di lavoro del Collegio Difensivo gli avremmo spiegato con facilità che nella sentenza di appello non eravamo affatto “totalmente vittoriosi”, ma avevamo vinto solo sulla dichiarazione di nullità formale del primo Piano di Riparto predisposto dai Liquidatori, senza peraltro ottenere le somme indicate nell’ Accordo.
Il lavoro degli Avvocati deve essere collegiale, ed all’ interno del Collegio Difensivo si debbono prima confrontare le varie opinioni e valutarle insieme, e poi prendere una posizione comune e ben meditata.
Non è pensabile che solo tre Avvocati lavorino ed alla fine il quarto Avvocato, a lavoro ormai eseguito, si limiti solo a criticare il lavoro dei primi tre. Questo lo diciamo per amore di chiarezza e con atteggiamento costruttivo, al di fuori di ogni polemica personale.
*** *** ***
Concludiamo questa lettera ribadendo che restiamo pienamente disponibili con tutti per ogni chiarimento. Se necessario siamo disponibili anche a convocare - a nostre spese - un’ assemblea dei nostri assistiti per valutare assieme la situazione e decidere il da farsi.
Nell’ occasione risponderemmo alle domande di chiunque, e ovviamente daremmo anche uno spazio a Masia per un suo intervento (auspicando che magari si occupi del Fondo Comit, piuttosto che di noi). Restiamo in attesa di pronto riscontro da parte di Masia sulle nostre proposte operative, per poter finalmente ricominciare ad agire concretamente nell’ interesse di tutti.
*** *** ***

Le novità dell’ultima ora
Quando la presente circolare era già pronta per essere inoltrata a tutti i Clienti è sopravvenuta l’ ultima novità.
- Alle ore 16.16 di oggi 3.04.2012 l’avv. Civitelli, anche a nome dei Colleghi Fasano, Iacoviello e Pileggi, ha inviato una mail a Masia chiedendo di poter avere le lettera di incarico conferite dai singoli Clienti al Collegio difensivo. In tal senso vi è un espresso impegno di consegna da parte di Masia contenuto nella Convenzione stipulata tra l’Anpec e gli avvocati del Collegio (“le adesioni dei clienti saranno poi trasmesse dall’Anpec all’avv. Tommaso Civitelli che le custodirà a nome del collegio difensivo”).
- Per tutta risposta alle ore 16.28 è pervenuta invece agli avv.ti Civitelli, Iacoviello e Fasano una mail, a firma di Masia, nella quale lo stesso dichiara di voler recedere dalla Convenzione stipulata tra i tre Avvocati del Collegio difensivo e l’Anpec, mentre lo stesso Masia ha dichiarato nella stessa mail di voler continuare nel sodalizio con il solo avv. Pileggi.
Per quanto ci riguarda, questa strana lettera di Masia non ha alcun effetto nel nostro rapporto professionale con i Clienti, che continueranno ad essere difesi da noi esattamente come prima e con il massimo scrupolo, poiché il mandato difensivo individuale ci è stato conferito da loro e non dall’ Anpec, che aveva il solo compito di “coordinare” i suoi iscritti. Per essere difesi da noi non occorre assolutamente essere iscritti all’ Anpec e continueremo a difenderVi tenendoVi costantemente aggiornati.
Vogliamo solo ricordare a tutti i nostri Clienti assistiti anche che nel caso di loro eventuale recesso individuale saranno ugualmente tenuti a pagare i nostri onorari (10%) al momento della riscossione delle somme dal Fondo Comit.
Se invece non verranno consegnate da Masia all’ Avv. Civitelli le convenzioni individuali (contenenti il patto di quota lite), gli assistiti potrebbero essere esposti al rischio di dover pagare subito agli Avvocati gli onorari dovuti in base alle tariffe professionali.
Nella speranza di poter proseguire il nostro rapporto professionale finalmente con serenità, e pensando solo all’ interesse comune, porgiamo a tutti i migliori saluti.

Avv. Tommaso CIVITELLI
Avv. Pierfrancesco FASANO
Avv. Michele IACOVIELLO


In punto riceviamo una comunicazione  dell'Avv. Civitelli, che coordina il pool:
Per quanto mi riguarda restano fermi gli accordi e le condizioni economiche pattuite con i singoli clienti che ci hanno conferito il mandato per il giudizio di Cassazione; ciò indipendentemente dai rapporti presenti e futuri  tra i clienti e l'Anpec, rapporti che sono estranei al mandato professionale ricevuto.
Cordiali saluti
avv. Tommaso Civitelli

Piazza Scala - 4 aprile 2012


Commenti:
15 aprile 2012 - da Marco Magnani: In merito alla lettera dei 3 avvocati,che giudicano il comportamento di Masia, che non ha voluto firmare l'istanza di anticipazione dell'udienza in Cassazione, la sentenza della Cassazione sara' negativa per quanto riguarda l'accordo extra giudiziario,per cui sarebbe meglio a mio avviso, chiedere con FORZA ai LIQUIDATORI,alla BANCA e alla COVIP, che l'accordo fatto tra ANPECOMIT e UNP POSSA ESSERE finalmente applicato. Il resto sono solo LITI GIUDIZIARIE, che a noi pensionati non portano un bel nulla! D'altronde anche l'avv. Civitelli in un primo momento disse:questa richiesta non mi convince. Sperando che si faccia presto e bene nell'interesse di tutti.
16 aprile 2012 - da Giampiero Solia: Cari ex Colleghi di BCI, potete spiegarmi perchè in Cassazione il Fondo vuole che l'accordo raggiunto con UNP sia esteso erga omnes per eventualmente onorarlo? E perchè questo crea così tanto disagio all'ANPEC e non agli avvocati del pool? Se l'opinione dell'Anpec fosse quella giusta allora gli avvocati del Pool dovrebbero essere degli sciagurati, perchè in caso di rigetto da parte del Giudice di Cassazione della loro istanza perderebbero la possibilità di guadagnarsi il 10% più tasse sull'eventuale recupero. E cosa si potrebbe fare successivamente in caso di questa infausta occorrenza?


 

 

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Piazza Scala - aprile 2012