LA BANCA COMMERCIALE E L'ISTITUTO ITALIANO DI STUDI FILOSOFICI

 

Visto che si parla dell’Istituto Italiano di Studi Filosofici, corre l’obbligo di ricordare il ruolo che svolse la Comit attraverso il suo indimenticato Presidente, Comm. Raffaele Mattioli, nella sua fondazione. Difatti, già nel 1944 Mattioli lanciò l'idea di istituire in Napoli un istituto di studi politici e storici sotto il patronato di Benedetto Croce. Come intellettuale e Amministratore Delegato della Banca Commerciale chiamò a raccolta i banchieri italiani invitandoli a contribuire per far rinascere la cultura nazionale dalle macerie del conflitto. Il banchiere di Vasto fu un autentico liberal, capace di colloquiare per necessità con Mussolini e il suo entourage, curando nel frattempo i rapporti con quello che verrà poi definito "l'arco costituzionale" sino a Gramsci e Togliatti.  Negli anni 30 e 40  la Comit  divenne scuola per la classe dirigente del dopoguerra. Vi si studiava Keynes, il laburismo inglese, il New Deal americano. Nel '33 fu Mattioli ad assumere Ugo La Malfa. In quello stesso anno, Giovanni Malagodi diventò condirettore centrale a  Milano. Qualche anno dopo venne assunto Guido Carli, poi governatore della Banca d’Italia. Dalla Comit  spiccarono il volo altri due protagonisti della vita economica italiana: Enrico Cuccia e Cesare Merzagora. Nel 1942 Mattioli partecipò alla stesura del manifesto del Partito d'Azione. Sotto la sua guida illuminata la banca milanese divenne un motore discreto e silenzioso di mecenatismo culturale. Finanziò riviste ("La Fiera Letteraria", "La Cultura"), istituzioni (Mattioli fu Presidente dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici), case editrici (tra le altre, la Ricciardi di Napoli, che pubblicò con il sostegno dell’istituto di credito la storica collezione di Studi e testi). Dopo lo scioglimento del Partito d'Azione, Mattioli strinse legami con i cattolici Ezio Vanoni ed Enrico Mattei (la Comit fu protagonista anche nel salvataggio dell’AGIP), portò  Leo Valiani in Piazza Scala, appoggiò la svolta di centrosinistra del Paese. Tra i meriti letterari ricordiamo la scoperta di Carlo Emilio Gadda, soccorso con committenze e col finanziamento di un premio al suo Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. Lo scrittore ringrazierà il banchiere dedicandogli le Novelle dal Ducato in fiamme (1953): «A Raffaele Mattioli | despota dei numeri veri | editore dei numeri | e dei pensieri splendidi | in segno di ammirata gratitudine».

Questo, per risollevare dall'ingiusto oblio il nome di Raffaele Mattioli e la tradizione della più grande banca italiana, immeritatamente  fagocitata all'interno della attuale Banca Intesa.

 

Vincenzino Barone - settembre 2012

 

 

 

 

 

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Piazza Scala News - settembre 2012