Piazza Scala News - Pasqua 2012

 

 

 

  da 17,45, Notiziario del Circolo Personale Comit Genova - Pasqua 1958 

 

  COSE DA PAZZI - di G Biasi 

 

No, credetemi non è più possibile trattare col direttore di questo giornale. E’ molto più facile diventare Segretari che parlare con lui. Con lui non funzionano neanche le raccomandazioni. Da quando è diventato Direttore di 17,45 si dà un sacco di arie. A casa si è riservato una stanza per sè e sulla porta ha inchiodato una targa con scritto Riservato-Direttore. Si è fatto mettere sei telefoni e due macchine da scrivere sulla scrivania la quale è sepolta da un mucchio di carte. Intendiamo proprio carte; anzi cartacce. Non articoli perchè, grazie all’attiva collaborazione dei colleghi, non ne abbiamo avuti molti.
L’altro giorno sono andato a casa sua per fargli leggere un articoletto che avevo scritto la notte. Ehi dico, solo dopo 35 minuti di anticamera mi fa dire che mi può ricevere. Scostato il suo naso, entro nella stanza e non mi fa dire neanche « ciao » che continuando a leggere il corriere dei piccoli urla:
— Lei?
— Come lei — rispondo allibito — sono io, Pino il calvo.
— Il suo viso non mi è nuovo — dice pensieroso agitando da sotto la scrivania un piede grande quanto un campo d’aviazione. — Dica presto che ho da fare.
— Ma sei impazzito? — dice risentito — ho qui un articolo.
Va bene, va bene, lasci qui e vedremo.
Dietro di me c’era, appesa a due treccine laterali sua figlia, quella bimbetta dagli occhi neri che mi chiama Fatina dai capelli Blu. Con una smorfia sulle labbra maliarde guardava ora me ora suo padre, le mani sui fianchi e lo sguardo severo. Dopo avermi tirato 20 Kg. di pedata in uno stinco mi guarda e mi dice:
— Ciao.
— Ciao, — rispondo mugolando e girando su me stesso con un piede in mano come in una sorta di danza Indù.
— Mi fate schifo tutti e due — riprende la piccola. — Non vi vergognate alla vostra età dire tante
scemenze? Tu, continua rivolta a suo padre, — potresti pensare di più alla tua famiglia e comprare quel lettino alla bambola che mi aveva promesso. Tu invece — rivolta a me — cosa aspetti a prendere moglie e mettere la testa a posto.
Considerato che la piccola non era di buon umore mi rivolsi al padre:
— Ho qui un articoletto per il giornale...
Si segga, — rispose secco (invito che declinai non tanto per deferenza quanto perchè il sedersi in casa di quell’individuo è impresa quanto mai rischiosa e sterile. C’è sempre la piccola che riesce a levare la sedia di sotto per vedere cadere pesantemente a' suolo gli ospiti invero con poca grazia e serenità).
— Te lo leggo io o...
— Lasci pure tanto so bene che è una porcheria!
Ora amici mie, voi capite bene che non posso continuare così. Sono stufo. Ho bisogno che mi sostituiate o per lo meno riduciate al minimo la mia collaborazione. Il giornalino è stato fatto proprio perchè tutti possiate scrivere le vostre idee, le vostre speranze, i vostri sogni, le vostre parolacce. Vi piace leggere? Possibile che non vi piaccia scrivere? Niente nomi e politica. Magari scrivete cose che non c’entrano per niente con la banca, ma scrivete. Nessuno è scrittore qui e nessuno ha la pretesa di diventarlo ma due cosette allegre si possono sempre scrivere. Dico io, possibile che vi pesi tanto la penna? Hanno inventato anche la Biro con la molla per faticare meno. Cosa volete di più? Non avete risposto neanche al questionario che avevamo inserito nel numero precedente. L'avete letto questo giornalino si o no? Sapete che abbiamo ricevuto in redazione solo 10 o 11 questionari? Un bel successo no? Queste brave e gentili persone ci hanno esortato a ripetere in numeri (con fin troppa frequenza) ma gli altri? Anche il Direttore; con la Sua consueta gentilezza e cordialità ci ha esortato a continuare. Ma da soli se continuassimo a scrivere in pochi e gli stessi cesserebbe lo scopo che ci eravamo prefissi. Noi ci limiteremo a scegliere le cose più belle o divertenti e a riempire gli eventuali vuoti. Collaborate! Lasciate che per una sera la vostra ragazza vada al cinema con un vostro amico e voi, colleghe, lasciate stare, per una sera, di fare i calzini per l’amato e scrivete. Tirate fuori, dal fondo di un cassetto, i vostri peccati giovanili. Veramente una volta, collaborando ad un giornaletto simile, scrissi:
«Fatemi avere i vostri peccati giovanili...» dopo una settimana mi arrivarono alcuni bambini dai sei mesi agli otto anni e un negretto di 3 mesi. Ma eravamo nell’immediato dopoguerra. Questo naturalmente con voi non può succedere perciò niente paura. Ordunque (sentite come riempie la bocca ordunque) frugate tra le pagine dei vostri libri, verrà fuori, vedrete, insieme a due petali di rosa secchi e trasparenti, un foglio di quaderno su cui la patina del tempo non avrà cancellato una poesiola o una novelletta.
Un’altra cosa voglio dirvi. E’ in fase di organizzazione una filodrammatica. Iscrivetevi. Tutti siamo attori. Se recitiamo bene o male ce lo dirà la vita in ultimo. Sinceramente, gitemi chi è che non si mette a fare lo stupido quando è solo in bagno davanti allo specchio. Chi è che non si mette a recitare un brano di una tragedia o di commedia facendo la faccia da cretino per imitare il cinico, il duro; o dov’è quella ragazza che in sottoveste o in camicia da notte non si mette ad ancheggiare davanti allo specchio per vedere se fa l’effetto della Sofia o della Koscina. E’ inutile, ce l’abbiamo tutti un segreto desiderio. Lo sapete benissimo che secondo alcuni pedagoghi noi nasciamo con una vocazione e tentiamo di indirizzare la nostra professione secondo la nostra tendenza e vocazione. Ma non è detto che le tre cose convergano. Anzi, generalmente ognuna se ne va per i fatti suoi. Si può cosi ad esempio fare la professione del medico pur avendo la vocazione del poeta e la tendenza dell’ingegnere. La vocazione è, per rendere l’idea, un retaggio insito nella personalità trasmesso dai geni dei genitori nella concezione; la tendenza è invece un aspetto della formazione spirituale e mentale, dovuta a fattori esterni, a eteroattività come l’ambiente, la scuola, l’esempio della vita ecc. La professione invece è quella che facciamo spinti dalla necessità, dalla accettazione passiva di una spinta educativa.
Porca la peppa che discorso! è venuto cosi, senza fatica. Si vede che mangiando qualche libro m’è rimasto un brano intero appiccicato nel cervello. Comunque per darvi un esempio di quanto ho detto io sono bancario di professione, banchiere di tendenza, miliardario di vocazione.
Tornando a noi, dicevo: manifestiamo la nostra segreta passione, scopriamoci. Tanto adesso fa caldo. Chissà che non venga fuori un Ruggeri o una Duse. Guardate, trovandoci di fronte ad un pubblico intelligente non potremo che far ridere o piangere ma senza suscitare critiche severe o ire perchè non ce ne sarebbe motivo. Se poi qualcuno avrà la peregrina idea di criticare non farà che limitare la propria statura. Ricordatevi che una persona non necessariamente superiore, ma intelligente o fa una critica serena, costruttiva o non ne fa accettando le cose come sono, interpretate nella loro essenza.
Così parlò Zarathustra.
 

G. Biasi

 

 

 

N.d.R.: ringraziamo il collega Cesare Fasolato di Genova che ha reso disponibile il fascicolo dal quale abbiamo tratto questo pezzo.

 

 

 

 

 

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