da 17,45,
Notiziario del Circolo Personale Comit Genova - Pasqua 1958
COSE DA PAZZI - di G Biasi
No,
credetemi non è più possibile trattare col direttore di questo
giornale. E’ molto più facile diventare Segretari che parlare con
lui. Con lui non funzionano neanche le raccomandazioni. Da quando è
diventato Direttore di 17,45 si dà un sacco di arie. A casa si è
riservato una stanza per sè e sulla porta ha inchiodato una targa
con scritto Riservato-Direttore. Si è fatto mettere sei telefoni e
due macchine da scrivere sulla scrivania la quale è sepolta da un
mucchio di carte. Intendiamo proprio carte; anzi cartacce. Non
articoli perchè, grazie all’attiva collaborazione dei colleghi, non
ne abbiamo avuti molti.
L’altro giorno sono andato a casa sua per fargli leggere un
articoletto che avevo scritto la notte. Ehi dico, solo dopo 35
minuti di anticamera mi fa dire che mi può ricevere. Scostato il suo
naso, entro nella stanza e non mi fa dire neanche « ciao » che
continuando a leggere il corriere dei piccoli urla:
— Lei?
— Come lei — rispondo allibito — sono io, Pino il calvo.
— Il suo viso non mi è nuovo — dice pensieroso agitando da sotto la
scrivania un piede grande quanto un campo d’aviazione. — Dica presto
che ho da fare.
— Ma sei impazzito? — dice risentito — ho qui un articolo.
Va bene, va bene, lasci qui e vedremo.
Dietro di me c’era, appesa a due treccine laterali sua figlia,
quella bimbetta dagli occhi neri che mi chiama Fatina dai capelli
Blu. Con una smorfia sulle labbra maliarde guardava ora me ora suo
padre, le mani sui fianchi e lo sguardo severo. Dopo avermi tirato
20 Kg. di pedata in uno stinco mi guarda e mi dice:
— Ciao.
— Ciao, — rispondo mugolando e girando su me stesso con un piede in
mano come in una sorta di danza Indù.
— Mi fate schifo tutti e due — riprende la piccola. — Non vi
vergognate alla vostra età dire tante
scemenze? Tu, continua rivolta a suo padre, — potresti pensare di
più alla tua famiglia e comprare quel lettino alla bambola che mi
aveva promesso. Tu invece — rivolta a me — cosa aspetti a prendere
moglie e mettere la testa a posto.
Considerato che la piccola non era di buon umore mi rivolsi al
padre:
— Ho qui un articoletto per il giornale...
Si segga, — rispose secco (invito che declinai non tanto per
deferenza quanto perchè il sedersi in casa di quell’individuo è
impresa quanto mai rischiosa e sterile. C’è sempre la piccola che
riesce a levare la sedia di sotto per vedere cadere pesantemente a'
suolo gli ospiti invero con poca grazia e serenità).
— Te lo leggo io o...
— Lasci pure tanto so bene che è una porcheria!
Ora amici mie, voi capite bene che non posso continuare così. Sono
stufo. Ho bisogno che mi sostituiate o per lo meno riduciate al
minimo la mia collaborazione. Il giornalino è stato fatto proprio
perchè tutti possiate scrivere le vostre idee, le vostre speranze, i
vostri sogni, le vostre parolacce. Vi piace leggere? Possibile che
non vi piaccia scrivere? Niente nomi e politica. Magari scrivete
cose che non c’entrano per niente con la banca, ma scrivete. Nessuno
è scrittore qui e nessuno ha la pretesa di diventarlo ma due cosette
allegre si possono sempre scrivere. Dico io, possibile che vi pesi
tanto la penna? Hanno inventato anche la Biro con la molla per
faticare meno. Cosa volete di più? Non avete risposto neanche al
questionario che avevamo inserito nel numero precedente. L'avete
letto questo giornalino si o no? Sapete che abbiamo ricevuto in
redazione solo 10 o 11 questionari? Un bel successo no? Queste brave
e gentili persone ci hanno esortato a ripetere in numeri (con fin
troppa frequenza) ma gli altri? Anche il Direttore; con la Sua
consueta gentilezza e cordialità ci ha esortato a continuare. Ma da
soli se continuassimo a scrivere in pochi e gli stessi cesserebbe lo
scopo che ci eravamo prefissi. Noi ci limiteremo a scegliere le cose
più belle o divertenti e a riempire gli eventuali vuoti.
Collaborate! Lasciate che per una sera la vostra ragazza vada al
cinema con un vostro amico e voi, colleghe, lasciate stare, per una
sera, di fare i calzini per l’amato e scrivete. Tirate fuori, dal
fondo di un cassetto, i vostri peccati giovanili. Veramente una
volta, collaborando ad un giornaletto simile, scrissi:
«Fatemi avere i vostri peccati giovanili...» dopo una settimana mi
arrivarono alcuni bambini dai sei mesi agli otto anni e un negretto
di 3 mesi. Ma eravamo nell’immediato dopoguerra. Questo naturalmente
con voi non può succedere perciò niente paura. Ordunque (sentite
come riempie la bocca ordunque) frugate tra le pagine dei vostri
libri, verrà fuori, vedrete, insieme a due petali di rosa secchi e
trasparenti, un foglio di quaderno su cui la patina del tempo non
avrà cancellato una poesiola o una novelletta.
Un’altra cosa voglio dirvi. E’ in fase di organizzazione una
filodrammatica. Iscrivetevi. Tutti siamo
attori. Se recitiamo bene o male ce lo dirà la vita in ultimo.
Sinceramente, gitemi chi è che non si mette a fare lo stupido quando
è solo in bagno davanti allo specchio. Chi è che non si mette a
recitare un brano di una tragedia o di commedia facendo la faccia da
cretino per imitare il cinico, il duro; o dov’è quella ragazza che
in sottoveste o in camicia da notte non si mette ad ancheggiare
davanti allo specchio per vedere se fa l’effetto della Sofia o della
Koscina. E’ inutile, ce l’abbiamo tutti un segreto desiderio. Lo
sapete benissimo che secondo alcuni pedagoghi noi nasciamo con una
vocazione e tentiamo di indirizzare la nostra professione secondo la
nostra tendenza e vocazione. Ma non è detto che le tre cose
convergano. Anzi, generalmente ognuna se ne va per i fatti suoi. Si
può cosi ad esempio fare la professione del medico pur avendo la
vocazione del poeta e la tendenza dell’ingegnere. La vocazione è,
per rendere l’idea, un retaggio insito nella personalità trasmesso
dai geni dei genitori nella concezione; la tendenza è invece un
aspetto della formazione spirituale e mentale, dovuta a fattori
esterni, a eteroattività come l’ambiente, la scuola, l’esempio della
vita ecc. La professione invece è quella che facciamo spinti dalla
necessità, dalla accettazione passiva di una spinta educativa.
Porca la peppa che discorso! è venuto cosi, senza fatica. Si vede
che mangiando qualche libro m’è rimasto un brano intero appiccicato
nel cervello. Comunque per darvi un esempio di quanto ho detto io
sono bancario di professione, banchiere di tendenza, miliardario di
vocazione.
Tornando a noi, dicevo: manifestiamo la nostra segreta passione,
scopriamoci. Tanto adesso fa caldo. Chissà che non venga fuori un
Ruggeri o una Duse. Guardate, trovandoci di fronte ad un pubblico
intelligente non potremo che far ridere o piangere ma senza
suscitare critiche severe o ire perchè non ce ne sarebbe motivo. Se
poi qualcuno avrà la peregrina idea di criticare non farà che
limitare la propria statura. Ricordatevi che una persona non
necessariamente superiore, ma intelligente o fa una critica serena,
costruttiva o non ne fa accettando le cose come sono, interpretate
nella loro essenza.
Così parlò Zarathustra.
G. Biasi
N.d.R.: ringraziamo il collega Cesare
Fasolato di Genova che ha reso disponibile il fascicolo dal
quale abbiamo tratto questo pezzo.