Ricordo una vacanza pasquale, prevista in quattro giorni, di
alcuni decenni fa. La mia famiglia era composta da cinque
unità, io, mia moglie e tre bambine in scala. Quella volta
si aggiunse anche mia madre. Andare per alberghi con bambini
piccoli era poco pratico e piuttosto costoso per le nostre
finanze di allora. Avevamo perciò deciso di comprarci una
roulotte, con la quale potevamo fare qualche viaggio in
economia e anche piazzarla in campeggio al mare o sui laghi
e utilizzarla come casetta-vacanze per i weekend.
Quell’anno Pasqua cadeva nella seconda metà di marzo e un
paio di settimane prima portammo la roulotte in un campeggio
a Chiavari, sulla riviera ligure di levante. Partimmo nel
tardo pomeriggio del venerdì santo in sei sulla mia
macchina, una Renault 1100, con poco bagaglio, il mio bel
cane da caccia Tom e le provviste per i pranzi pasquali.
Poco più di due ore dopo arrivammo al campeggio in riva al
mare. Per mia madre avevamo prenotato un bungalow e la
sistemammo là, in pieno comfort, ma quando aprimmo la nostra
roulotte trovammo una sgraditissima sorpresa. Le quattro
cassapanche sottostanti le due dinette che la notte si
trasformavano in letti erano piene fino all’orlo di formiche
morte. Milioni di formiche, un vero cimitero di formiche.
Inutile descrivere le urla di raccapriccio di mia moglie e
quelle parzialmente divertite delle mie figlie.
Lavorammo ore per raccoglierle, vuotare le cassapanche,
ripulire, disinfestare. Eravamo in piena settimana santa e,
anche avendo quella brutta abitudine, non si poteva
imprecare.
La nostra cena quella sera, a tarda ora, fu frugale, ma il
sonno, non disturbato dal treno che passava ad intervalli
regolari dietro al campeggio, fu veramente profondo. Faceva
piuttosto freddo per la stagione, ma i nostri sacchi a pelo
ci ripararono sufficientemente.
La mattina dopo, quando ci svegliammo, un’altra sorpresa
poco gradita ci attendeva. La pioggia scrosciava contro la
nostra roulotte a cataratta e faceva molto freddo. Io accesi
subito un termoconvettore elettrico che faceva parte della
dotazione della roulotte, ma dopo una mezzoretta la corrente
elettrica saltò. Altri avevano avuto la medesima pensata e
l’impianto del campeggio non reggeva le decine di stufette
accese contemporaneamente. Niente da fare. Meglio rifugiarsi
nel bar del campeggio, naturalmente molto affollato, e fare
amicizia con gli altri campeggiatori di varia provenienza,
molti dal nord Europa. Alcuni di loro, incuranti del freddo,
indossavano costumi da bagno ed erano appena rientrati da
una nuotata in mare.
Noi roulottisti eravamo del resto privilegiati e molto
invidiati dai campeggiatori in tenda, molti dei quali
avevano passato la notte a mollo o scavando canaletti di
drenaggio intorno alle loro precarie tende.
Tom, nel suo morbido cestino, aveva dormito saporitamente
sotto la roulotte.
Il giorno di Pasqua la pioggia era cessata, ma il freddo,
acuito da un fastidioso vento marino, si faceva sentire
ancora di più che nei giorni precedenti.
Portai le mie donne alla messa pasquale in centro mentre io,
come altri mariti, tenevo un piede dentro ed uno fuori dalla
chiesa molto affollata. A quei tempi, per accostarsi alla
comunione, non ci si metteva in coda e la confusione,
all’italiana, era tanta. Naturalmente, in precedenza, tutti
si erano regolarmente confessati come era allora
obbligatorio fare. La Chiesa, oggi, è più pragmatica.
L’assoluzione dai peccati è diventata ormai spesso esclusiva
competenza dell’Aldilà.
Il giorno successivo decidemmo di tornarcene a casa. La
colpa non fu tanto delle formiche, ma del clima poco
favorevole. Non è stato così in tante altre occasioni. Con
la roulotte abbiamo scorrazzato per mezza Europa.
Giacomo Morandi - Pasqua 2012