I RITI DELLA SETTIMANA SANTA A TRAPANI

LA PROCESSIONE DEI MISTERI

 

   Testo di Peppe Russo e fotografie di Giovan Battista D’Angelo   
 

 

Un poco di storia
Tra i riti della settimana santa a Trapani, particolare importanza assume la processione dei Misteri, sia perché profondamente radicata nel cuore dei trapanesi, sia per la sua valenza religiosa, artistica e folcloristica.
La processione trae origini dai riti religiosi importati dalla Spagna durante la sua influenza in Sicilia, lo attesta il nome a suo tempo dato a queste manifestazioni religiose: Las Casazas, italianizzate in Casazze o Casacce. Poi, alla fine della dominazione spagnola, la processione assunse il nome ancora oggi vigente dei Misteri -da ministerium (funzione) o mynisterium (funzione religiosa).

La fattura
I Misteri sono splendidi gruppi statuari rappresentanti i principali episodi della passione di Gesù Cristo. Sono opera di valenti artigiani che nei secoli XVI, XVII e XVIII secolo operarono nelle botteghe artigiane di Trapani, botteghe che sfornarono scultori e incisori di notevole valore. I gruppi sono scolpiti in legno, sobriamente pitturati e rivestiti di abiti modellati con tela e colla. Ogni gruppo era affidato alle maestranze locali (orafi, muratori, barbieri, pastai, etc), che adornarono i gruppi con suppellettili e rivestimenti vari (spade, elmi, diademi, sedie e balconi, la corona di spine del Cristo e altro, veri capolavori di cesello).
Nella costruzione dei gruppi scultorei, gli artisti non si limitarono alla mera copiatura di quadri celebri, ma a seguire con scrupolo e meticolosità i racconti del Vangelo, conservando nel frattempo una lodevole indipendenza, talvolta prendendo spunto anche dalla società contemporanea, cosicché dalle loro mani uscivano sempre capolavori unici.
I gruppi sono diciotto cui sono stati aggiunti, in un secondo tempo, il sepolcro del Cristo morto e la Madonna addolorata, dal viso dolcissimo e triste.
Durante l'ultima guerra diversi gruppi sono stati distrutti o parzialmente danneggiati dai bombardamenti. Le maestranze che avevano in cura i gruppi hanno provveduto a farli ricostruire o restaurare avvalendosi sempre di artisti locali.

La processione
I gruppi sono custoditi presso la chiesa delle Anime Sante del Purgatorio da dove ha inizio la processione, nel primo pomeriggio del venerdì santo – alle quattordici in punto – e si sviluppa lungo le vie cittadine sino alle quattordici del giorno successivo; il primo gruppo ritorna davanti alla chiesa del Purgatorio (dove i gruppi sono visitabili tutto l'anno) alle otto del sabato, l’ultimo intorno alle quattordici. Nei venerdì di quaresima che precedono il venerdì santo, i gruppi, a turno, sono arredati con fiori e ceri, tolti dal loro posto di ricovero ed esposti al pubblico; è la “scinnuta”, cioè la discesa dei sacri gruppi verso il popolo e le maestranze, che così cominciano a preparare i gruppi per la processione.
Durante la processione i gruppi sono portati in spalla da portatori nella caratteristica “annacata”, una specie di dondolio nel camminare portando i piedi ritmicamente a destra e a sinistra, seguendo il ritmo della musica eseguita dalle bande.
I gruppi sono, infatti, accompagnati da bande musicali che intonano bellissime e nel frattempo tristi marce funebri.
Fede o folclore che sia, la notte del venerdì santo Trapani è invasa da migliaia di persone, trapanesi doc o turisti che arrivano da tutte le parti del mondo, che assistono assiepate lungo i marciapiedi al passaggio della processione.
Considerazioni finali
Per i residenti la processione del venerdì santo è un appuntamento fisso annuale cui nessuno ha mai rinunciato. Parecchi cittadini trapanesi che risiedono in altre città, in occasione della Pasqua, ritornano a Trapani solo per portare in processione la vara dell'Addolorata. Questa è un'altra caratteristica della processione: durante la notte i ragazzi trapanesi danno il cambio ai portatori. Il trasporto dell'Addolorata è invece un atto di fede cui nessuno vorrebbe mai rinunciare. Sono secoli che la processione si svolge a Trapani, eppure vi posso assicurare che ogni anno è un’emozione nuova.

Le foto
Le fotografie sono di Giovan Battista D’Angelo, pensionato Telecom. Rappresentano alcuni gruppi statuari e diversi particolari degli stessi gruppi, particolari che rendono evidente la sofferenza del volto di Cristo, il truce sguardo dei giudei carcerieri, la cattiveria del flagellatore o il dolcissimo volto della madre piangente che segue il corpo del figlio morto.

 

Peppe Russo, Trapani - marzo 2010

 

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