Vi prego di diffondere. Non “scendiamo nel gorgo muti”.
Verrà la morte e ha avuto i loro occhi.
Doriana Goracci
p.s. ho trovato ora dei “dettagli” in proposito su CNR MEDIA
LETTERE DAL CARCERE DI PAVIA SETTEMBRE 2009
Vi prego di diffondere. Non “scendiamo nel gorgo muti”.
Verrà la morte e ha avuto i loro occhi.
Doriana Goracci
p.s. ho trovato ora dei “dettagli” in proposito su CNR MEDIA
I detenuti della 1a sezione di Pavia!
Ciao Amore speriamo che tu stia bene tanti auguri x il Ramadan speriamo che ti porta fortuna e tanti auguri alla tua famiglia per il ramadan e tanti auguri a tutto il mondo mussulmano x il Ramadan, io sto morendo sono dimagrito troppo, credimi non riesco neanche ad alzarmi dal letto, spero Dio che fai presto Amore mio ma no dirlo a mia madre, bisogna accettare il destino, io ho ricevuto la tua lettera ti dico che mi dispiace io losciopero non lo tolgo di questa vita a me non me ne frega niente STO MORENDO!!!
SAMI
PAVIA, LO SCIOPERO DELLA FAME FATALE AL DETENUTO TUNISINO
Detenuto morto, ultimi giorni dentro e fuori
dall’ospedale
Novantasei ore di odissea prima di morire. Lo psichiatra
lo aveva rimandato in carcere
PAVIA. Cinque giorni sospeso nel limbo della
burocrazia, in attesa che si trovasse la forma di ricovero e
di cura più adeguata. Nel frattempo Sami Mbarka Ben Garci,
il tunisino di 42 anni detenuto a Torre del Gallo, che aveva
ingaggiato da un mese e mezzo uno sciopero della fame
estremo, è morto. Tre giorni dopo che il sindaco di Pavia
aveva firmato il trattamento sanitario obbligatorio.
L’inchiesta avviata dalla Procura di Pavia dovrà fare luce
sugli accadimenti dei suoi ultimi giorni di vita. E sulle
eventuali responsabilità. Gli atti sono ancora coperti da
segreto, ma tra le carte ci sono parecchi punti da chiarire.
La richiesta di aiuto. Alla fine del mese di agosto,
il medico del carcere, Pasquale Alecci, segnala il problema
al magistrato di sorveglianza, Marco Odorisio, e
all’amministrazione penitenziaria. Il detenuto non mangia
cibi solidi da quasi 40 giorni. Beve, da quanto riferisce lo
stesso detenuto, solo acqua e zucchero. E’ dimagrito 21
chili e non si regge in piedi, ma è lucido e determinato
nella scelta di portare avanti una forma di protesta contro
una condanna ritenuta ingiusta. Anche a rischio della
propria vita. Il medico prima, e il magistrato di
sorveglianza poi, chiedono al Ministero di intervenire,
disponendo il ricovero del tunisino in una struttura
adeguata. Per la precisione, un centro diagnostico
terapeutico attrezzato per il ricovero dei detenuti.
L’ospedale San Paolo, ad esempio, che ha un reparto
apposito. E anche l’istituto penitenziario di Opera è
attrezzato.
La visita psichiatrica. Il primo settembre, in attesa
che si chiarisca la faccenda del ricovero, il detenuto
tunisino viene portato in ospedale d’urgenza. Sta molto
male, e Torre del Gallo non ha un presidio sanitario
adeguatamente attrezzato. Tanto più che, a quanto pare, da
un paio di settimane mancano nel carcere sia il cardiologo
che lo psichiatra. Il tunisino arriva in ospedale ma rifiuta
le cure. Viene visitato da uno psichiatra, che lo trova
lucido e capace di intendere e volere. Per il medico non
esistono gli estremi per un trattamento sanitario
obbligatorio. Il detenuto torna in carcere a Pavia.
La risposta del Ministero. Il 2 settembre il
Ministero risponde alla richiesta del magistrato di
sorveglianza, ma non ritiene necessario trasferire il
detenuto in un centro diagnostico terapeutico
dell’amministrazione. Il “rifiuto” è motivato dal fatto che
non esisterebbero, in Italia, centri clinici penitenziari
adatti a curare un detenuto che sia in sciopero della fame.
Il Ministero invita a tenere sotto controllo il detenuto,
per evitare che commetta gesti estremi, valutando anche la
possibilità di un trattamento sanitario obbligatorio. Il
giorno stesso il sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo firma
il Tso.
La decisione del magistrato. E’ sempre del 2
settembre il provvedimento del magistrato che, dopo la
risposta del Ministero, dispone il ricovero in una struttura
esterna all’amministrazione penitenziaria. Nel caso
specifico, il Policlinico San Matteo. Il magistrato, che
agisce con tempestività, dice anche di non condividere la
decisione del Ministero, visto che l’obiettivo del ricovero
di un detenuto che è in sciopero della fame non è tanto
quello della cura, secondo il magistrato, bensì la
possibilità di intervenire subito nel caso di un
aggravamento delle condizioni cliniche del paziente.
I ritardi. Il detenuto entra in ospedale, al San
Matteo, il 3 settembre. Se vi sia stato un ritardo (lo
sciopero della fame inizia il 17 luglio, ma a metà agosto le
condizioni del tunisino sono già preoccupanti) sarà la
magistratura ad accertarlo. Fatto sta che il 4 settembre le
sue condizioni invece di migliorare si aggravano. Il
paziente è sottoposto a terapia medica (il diario clinico è
sotto sequestro, quindi non è possibile sapere i dettagli
della cartella) e sorvegliato. Ma nella notte del 5, alle
3,45, il detenuto muore. Dopo cinque giorni frenetici. Una
fretta che non è bastata a salvargli la vita.
(15 settembre 2009)
LA PROVINCIA PAVESE
◊◊◊◊◊◊◊◊◊◊◊◊
Piazza Scala - settembre 2009