Dicembre inoltrato. I comignoli delle casette sparse nella vallata
diffondono cordoni di fumo azzurrino che vanno a cercare la
compagnia della nebbiolina che accarezza dolcemente le cime degli
alberi più alti
e si distende, batuffoloni di bambagia, sull’intera fiancata della
collina.
Tutt’intorno regna una quiete placida, meritato compenso alle
fatiche nei campi.
La natura sonnecchia e dal canale dell’orto scoppietta qualche
spruzzo d’acqua sospinto nell’aria dai ripetuti tuffi di vispe
gallinelle in spasmodica ricerca di cibo nel fondale.
I suoni che si odono di tanto in tanto sono quelli delle campane che
aggiungono solennità al silenzio che tutto avvolge. Ma l’esterna
tranquillità, che, senza il suono antico, potrebbe apparire
immobilità, contrasta con la serena atmosfera che regna nelle case.
Qui tutto è allegro buonumore. Il fuoco scoppietta vivace nei
focolari, il pane caldo diffonde la sua odorosa fragranza, le donne
preparano con mani sapienti le gustose pietanze per la festa
imminente. E’ Natale. In una di queste casette c’è una donna in
ansia che aspetta di regalare finalmente al marito – dopo due
tentativi andati in fumo - il primo figlio. Ma il bimbo, nonostante
che la gravidanza abbia compiuto il giusto percorso temporale, non
ha intenzione di … farsi vivo, presago forse del mondo nel quale gli
toccherà di vivere. I dolori del parto, tanto attesi, si annunciano
però proprio alla vigilia. Così la festa diventa doppia.
Quando ormai le donne del vicinato, accorse come d’abitudine
inveterata per sovvenire ai bisogni del particolare momento,
pronosticano che le doglie e l’evento si protrarranno per
l’indomani, giorno di Natale, ecco che – pochi minuti prima di
mezzanotte – la situazione precipita improvvisamente. Un principio
di fuoriuscita di acque consiglia alle assistenti di accelerare le
procedure di sostegno di tutte le fasi del travaglio, che si
conclude felicemente con un urlo liberatorio, lacerante della madre
e la commossa esultanza del marito che non riesce a liberarsi del
groppo che gli serra la gola.
Quando il piccolino fu consegnato, vispo e strillante, al padre e
questi, in lacrime, lo sollevò in aria in segno di felicità immensa,
l’orologio della piazza suonò la mezzanotte, l’ora in cui nacque
Gesù.
Lo chiamarono Salvatore e una parte del suono delle campane a
distesa fu anche per lui.
Natale
2012
Lorenzo Milanesi
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