Da Peppiniello al Bambinello - di Giorgio Cozzi (Milano)
più una vignetta di Gioz


 

Nun me piace ‘o presepio è la continua lagna che  Peppiniello oppone al papà, fiero di avere creato il presepio più bello di sempre, in Natale in casa Cupiello, la divertente quanto amara commedia di Eduardo De Filippo che tutti (o quasi)  conoscono. Dico quasi perché, se guardiamo ai giovani, vediamo che i loro gusti vanno in ben altra direzione, verso storie più elettrizzanti di alieni, mostri, vampiri e compagnia cantante, e dei lavori del grande Eduardo ignorano quasi tutto.

Non c’è da stupirsi. Del resto, è capitato che un’ochetta televisiva, invitata da un noto attore partenopeo per il Natale in casa Cupiello, abbia risposto candidamente: “no, grazie a  Natale vado a casa dei miei” 

Ad ogni modo, Peppiniello a parte, il PRESEPE NAPOLETANO piace ancora molto. Quello settecentesco poi è talmente ricco che  quasi non  sembra un presepe, ma uno straripante quadro scenografico di popolo vivente e anche i maestri  di oggi  continuano ad ispirarsi a quella  tradizione, magari  aggiungendo  elementi di attualità, a volte con intento polemico, come avvenuto quando, nel pieno caos  rifiuti, un artigiano ha piazzato in scena dei mucchi di spazzatura abbandonata e  dei cassonetti rovesciati.  Non è dato sapere se in seguito a ciò sia migliorata la quota della raccolta differenziata, ma certo l’idea era spiritosa e parecchio intrigante.

Anche nella  nostra  Milano abbiamo ammirato l’anno scorso  il curioso allestimento di un presepio sulla sponda del Naviglio Grande in una casa di ringhiera della vecchia Milano. L’inserimento di quella scena, pur molto semplice, in uno dei punti più popolari e caratteristici della città, è sembrata a tutti molto significativa, tanto che EL PRESEPI DE LA RIVA è stato riprogrammato.

Ma il NATALE non è solo presepio, anzi lo è sempre meno, visto che, almeno al nord,  le  case sono ormai invase da alberi, decorazioni e richiami al Natale del tutto estranei alla tradizione cattolica. Anche il vecchio Babbo Natale ha nettamente soppiantato, senza bisogno di primarie, il giovane Gesù Bambino nella distribuzione dei regali, forse grazie alla disponibilità di un catalogo più moderno, più tecnologico, più adeguato alle esigenze dei bambini del duemila. Vien da sorridere (o da piangere) pensando ai nostri tempi, quando eravamo bagaj, fioeu o putei ( a secondo dei dialetti) e i regali erano al massimo  rappresentati da una trombetta, un paio di mandarini, noci e qualche caramella.     

Erano Natali poveri,  ma forse più veri, lo si dice sempre con vena nostalgica, ma sarà poi…vero? Certo da parecchi anni il Natale non è più così povero (per fortuna) ma è anche diventato una COSA DIVERSA. Il vero significato del Natale,  la nascita di Gesù e il suo messaggio, è ignorato dai più  e la ricorrenza è vista in pratica come un week più lungo, ottimo  per puntate sulla neve o per viaggi esotici. Superato il detto del Natale “con i tuoi” (quali? molte famiglie ormai sono smembrate o allargate), adesso il Natale si fa “con chi vuoi”. Allora ecco il vorticoso scambio di sms, twit, tag, e quelle cose lì, per trovarsi, incontrarsi, scambiarsi (si può arrivare all’assurdo di questo invito: “per prossime feste in allegria, coppia etero cerca coppia bisex. Massima serietà. Astenersi perditempo). Per il resto è tutto uno spendersi e spendere in una concitata kermesse consumistica. Pare però che, sempre nel segno dell’antiPOLLItica, capponi e tacchini, troppo costosi,  quest’anno verranno rimpiazzati da cibi sottovuoto e sottocosto.

Quindi pochi regali e molta sobrietà come suggerito dal governo tecnico, ma credo che, alla fine,  prevarrà comunque l’abitudine di fare e aspettarsi dei regali, anche se inutili.  Il regalo ci vuole, qualunque esso sia.

Viene in mente la storiella (mi pare di Woody Allen) del  marito che, di fronte all’annuncio della moglie del  prossimo arrivo di un bebè come inatteso regalo di Natale, risponde “Ma, cara, a me bastava una cravatta!” 

Per l’occasione non poteva mancare nella scuola la solita pensata superlaico-garantista, preoccupata di non “disturbare” gli alunni di altre religioni:NIENTE PRESEPI, niente preghiere, niente canti, ammessi solo surrogati insignificanti del Natale. E’ accaduto nel piacentino, ma può succedere anche in altri ambiti, ormai è consolidata l’idea che si debbano vietare manifestazioni aventi riferimenti con la SACRALITA’ del Natale, da più parti ritenute addirittura incostituzionali ( non sia mai, se ci mettiamo a discutere la costituzione stiamo freschi,  perché  la Costituzione è …SACRA). Siamo in pieno  trionfo del multiculturalismo, cosa ben diversa dal rispetto per le altre culture. Ma dice che va bene così: avanti dunque con  la FESTA senza … il FESTEGGIATO.

 E’ triste tuttavia constatare come, in tanti paesi, i cristiani (quelli veri) vengano perseguitati e uccisi, mentre noi (tiepidi, molli e indifferenti)  non riusciamo nemmeno a difendere la statuetta di un Bambinello. AUGURI, allora!

 Auguri al Paese, alla Banca, ai dipendenti e ai pensionati, al Fondo, agli avvocati e ai liquidatori (comunque, per loro, è sempre festa). PACE e bene a tutti. Intanto, col Fondo, ci avviciniamo al decimo anno di liti e controversie. Se continua così, tra altri dieci anni, sarà solo uno sparuto manipolo di eroi, sopravvissuti alla catastrofe, come in quei film tipo The Day After, a spartirsi il malloppo o quel poco che ne sarà rimasto.

A pensarci, vien da sorridere (o da piangere).

 

Giorgio Cozzi

 

La vignetta di "Gioz"
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