Piazza Scala News - Natale 2011

 

 

LA POESIA DI DICEMBRE - NATALE di Giuseppe Ungaretti
Commentata dal collega Enzo Barone

 

  pubblicata sulla pagina Facebook della Bcc Dei Comuni Cilentani 

 

 

 
Natale

 

Non ho voglia di tuffarmi

in un gomitolo di strade

Ho tanta stanchezza

sulle spalle

Lasciatemi cosi

come una cosa posata

in un angolo

e dimenticata

Qui non si sente altro

che il caldo buono

Sto con le quattro

capriole di fumo

del focolare

 

Giuseppe Ungaretti
 

 

A marzo di quest’anno avevamo ricordato Giuseppe Ungaretti con la lirica “Italia” per commemorare il 150° anniversario dell’Unità del nostro Paese. Esaurire tuttavia la poetica di quello che viene riconosciuto tra i massimi autori del novecento con un canto patriottico ci sarebbe sembrato riduttivo. Ricordiamo, en passant, che Ungaretti è stato il più autorevole esponente della corrente dell’ermetismo. Sappiamo che fu intellettuale a tutto tondo, aperto alle esperienze della più raffinata cultura mondiale. Aveva insegnato in Sudamerica, fu poi titolare della cattedra di letteratura moderna e contemporanea presso l’Università di Roma. Riconosciuto grandissimo dalla critica già in vita, fu schivo attore della storia nazionale, attraversando con un’ispirazione irripetibile e scarna quasi l’intero secolo passato. Ci è sembrato opportuno mostrare un’altra faccia del Poeta, con questi straordinari versi che, a prima lettura, esorcizzano una ricorrenza come il Natale, divenuta esterna ed invasiva assieme. Il pessimismo che gli ermetici manifestavano per l’inaccessibilità dei sentimenti trova quindi espressione plastica nel rifiuto a mescolarsi tra la gente e nella richiesta di essere lasciato in una solitudine che possa far riscoprire, col silenzio, l’equilibrio del dolore esistenziale. Ma, rannicchiato nell’angolo del focolare, non si può non ammettere che il caldo è tuttavia “buono” e che le capriole di fumo possono rappresentare, anche involontariamente, sublimazione di parole e citazione di persone care e di colloquio. Riflettere con la propria anima spossata potrebbe così costituire un primo momento della guarigione dal dolore. Ci piace immaginare che, nella notte della festa, il Maestro stia ragionando sulla semplicità della disillusione, che trascende i concetti di buono e cattivo per farsi naturale, come naturale è la vita.

Enzo Barone

 

 

 

 

 

 

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