Ciao, mi chiamo Arac e voglio farvi
partecipi della storia del mio più bel Natale.
Tutto iniziò verso la fine di Novembre. Me ne stavo tranquillo a
giocare con i miei fratelli, tanto per scaldarci un poco ma anche
per imparare qualche trucchetto che ci avrebbe aiutato nella
caccia…. Non fate quella faccia schifata: io se non caccio non vivo!
Vorrei proprio vedere voi al
mio posto, voi avete tutto, siete ben pasciuti, scaldati, protetti,
io invece no, mi devo arrangiare!
Dunque dicevo che stavamo spostandoci da una parte all’altra, un po’
per gioco e un po’ per studio, quando sentimmo un rumore
agghiacciante e un odore terribile. Sembrava che il mondo ci
crollasse intorno e anche addosso; io mi reggevo forte più che
potevo, aiutandomi con i lacci che avevamo costruito per gioco, ma
con occhi terrorizzati vedevo sparire dalla vista (e la mia è niente
male) uno a uno i miei fratelli. Cercavo di non cadere e pensai tra
di me che quella era proprio la mia fine ovvero la fine del mondo
(beh perlomeno del mio mondo).
Poi tutto fu buio, probabilmente la paura o lo stress mi fecero
svenire e quando mi ripresi ero impigliato in una specie di rete,
scosso da strani movimenti sussultori e da stonati rumori
gracchianti o rombanti. Dunque sono vivo, pensai, ma dove sono? Sono
solo? E la mia famiglia? E la mia confortevole casa? Tutto era
strano, un mondo alla rovescia, forse anche perché, mi resi conto,
io ero alla rovescia. Drizzatomi con non poca fatica vidi scorrere
veloci immagini di alberi, case, persone, luoghi sconosciuti.
Il panico iniziava a paralizzarmi quando tutto quel rollio e
beccheggio cessò. L’infernale aggeggio (ho poi scoperto essere un
fuoristrada) si era fermato ed io mi sentii sollevare insieme alla
rete che mi avvolgeva e tra i vari rami di pino che mi
intrappolavano (accidenti come pungevano gli aghi). Degli uomini e
dei ragazzini mi trascinavano tra urletti e risatine ed io
sinceramente non capivo che cosa c’era da ridere. Ma il supplizio
non era ancora finito! Giungemmo, tra balzi e rimbalzi, in una
grande stanza tutta illuminata e nuovamente tutto il mondo si
capovolse, di nuovo mi aggrappai, con tutte le poche forze rimaste,
dove potevo e ai miei pochi lacci ancora integri. Riaperti gli
occhi, vidi che ero nuovamente diritto, che la rete era stata tolta
e che tutti gli urlanti ragazzini erano spariti. Tuttavia la calma
durò poco perché erano ritornati carichi di pacchi e schiamazzanti
ancora di più. Io stavo rannicchiato, silenzioso, nascosto dai folti
rami (e pazienza se mi pungevano). Tutti si davano un gran daffare a
mettere oggetti colorati, nastri luccicanti, stelle dorate, palline
risplendenti e luci, luci, luci. Ed io sempre più nascosto e
ripiegato su me stesso. Alla fine se ne andarono e potei tornare a
respirare; iniziai a esplorare la mia nuova casa e la trovai niente
male, anzi, se avessi fatto ben attenzione, avrei avuto anche molto
cibo, calore, conforto. E così decisi di stabilirmi definitivamente
lì.
Ora sono trascorsi due mesi, il Natale è passato. Loro (quelli della
mia nuova famiglia di adozione) chiamano Natale uno strano rito nel
quale aprono pacchi colorati, si scambiano baci e abbracci, si
commuovono o ridono e poi mangiano, mangiano mangiano e, tra un
pranzo e una cena cantano, ridono, ballano. Sono un po’ matti, ma
non cattivi e poi non si deve criticare chi ti mantiene gratis. Ora
non abito più in casa con loro, mi hanno trovato una nuova
sistemazione in giardino, fa un po’ freddino ma è un posto sicuro e
riparato. Sto seriamente pensando di farmi una nuova casa questa
primavera e anche una famiglia: ho adocchiato una brunetta niente
male e chissà magari il prossimo Natale ritorneremo entrambi nella
grande sala illuminata tra luci e risate. O forse saremo in viaggio
verso altri luoghi. Sapete, noi ragni siamo fatti così, schivi,
silenziosi, viaggiatori e tessitori.
Buon Natale cari amici dal
vostro amico Arac De’ Aracnidi.
Nota 1 di Arac: il racconto è
stato scritto, assolutamente sotto mia dettatura, dalla mia
amica Piera Favetto perché non ho ancora imparato a digitare
i tasti con tutte le mie otto zampe…
Nota 2 di Piera amica dell’autore Mr. Arac De’ Aracnidi: il
ragno è in molte culture un simbolo ben augurante e per
nulla ripugnante. Si dice che porti soldi e prosperità,
libera dagli insetti ecc. ecc. Perciò: ”Se desideri amore e
successo lascia correre vivo un ragno!” Auguri e Felicità.