Piazza Scala News - Natale 2011

 


Il Natale di Arac

 

  un racconto breve di Piera Favetto 

 

 

Ciao, mi chiamo Arac e voglio farvi partecipi della storia del mio più bel Natale.
Tutto iniziò verso la fine di Novembre. Me ne stavo tranquillo a giocare con i miei fratelli, tanto per scaldarci un poco ma anche per imparare qualche trucchetto che ci avrebbe aiutato nella caccia…. Non fate quella faccia schifata: io se non caccio non vivo! Vorrei proprio vedere voi al mio posto, voi avete tutto, siete ben pasciuti, scaldati, protetti, io invece no, mi devo arrangiare!
Dunque dicevo che stavamo spostandoci da una parte all’altra, un po’ per gioco e un po’ per studio, quando sentimmo un rumore agghiacciante e un odore terribile. Sembrava che il mondo ci crollasse intorno e anche addosso; io mi reggevo forte più che potevo, aiutandomi con i lacci che avevamo costruito per gioco, ma con occhi terrorizzati vedevo sparire dalla vista (e la mia è niente male) uno a uno i miei fratelli. Cercavo di non cadere e pensai tra di me che quella era proprio la mia fine ovvero la fine del mondo (beh perlomeno del mio mondo).
Poi tutto fu buio, probabilmente la paura o lo stress mi fecero svenire e quando mi ripresi ero impigliato in una specie di rete, scosso da strani movimenti sussultori e da stonati rumori gracchianti o rombanti. Dunque sono vivo, pensai, ma dove sono? Sono solo? E la mia famiglia? E la mia confortevole casa? Tutto era strano, un mondo alla rovescia, forse anche perché, mi resi conto, io ero alla rovescia. Drizzatomi con non poca fatica vidi scorrere veloci immagini di alberi, case, persone, luoghi sconosciuti.
Il panico iniziava a paralizzarmi quando tutto quel rollio e beccheggio cessò. L’infernale aggeggio (ho poi scoperto essere un fuoristrada) si era fermato ed io mi sentii sollevare insieme alla rete che mi avvolgeva e tra i vari rami di pino che mi intrappolavano (accidenti come pungevano gli aghi). Degli uomini e dei ragazzini mi trascinavano tra urletti e risatine ed io sinceramente non capivo che cosa c’era da ridere. Ma il supplizio non era ancora finito! Giungemmo, tra balzi e rimbalzi, in una grande stanza tutta illuminata e nuovamente tutto il mondo si capovolse, di nuovo mi aggrappai, con tutte le poche forze rimaste, dove potevo e ai miei pochi lacci ancora integri. Riaperti gli occhi, vidi che ero nuovamente diritto, che la rete era stata tolta e che tutti gli urlanti ragazzini erano spariti. Tuttavia la calma durò poco perché erano ritornati carichi di pacchi e schiamazzanti ancora di più. Io stavo rannicchiato, silenzioso, nascosto dai folti rami (e pazienza se mi pungevano). Tutti si davano un gran daffare a mettere oggetti colorati, nastri luccicanti, stelle dorate, palline risplendenti e luci, luci, luci. Ed io sempre più nascosto e ripiegato su me stesso. Alla fine se ne andarono e potei tornare a respirare; iniziai a esplorare la mia nuova casa e la trovai niente male, anzi, se avessi fatto ben attenzione, avrei avuto anche molto cibo, calore, conforto. E così decisi di stabilirmi definitivamente lì.
Ora sono trascorsi due mesi, il Natale è passato. Loro (quelli della mia nuova famiglia di adozione) chiamano Natale uno strano rito nel quale aprono pacchi colorati, si scambiano baci e abbracci, si commuovono o ridono e poi mangiano, mangiano mangiano e, tra un pranzo e una cena cantano, ridono, ballano. Sono un po’ matti, ma non cattivi e poi non si deve criticare chi ti mantiene gratis. Ora non abito più in casa con loro, mi hanno trovato una nuova sistemazione in giardino, fa un po’ freddino ma è un posto sicuro e riparato. Sto seriamente pensando di farmi una nuova casa questa primavera e anche una famiglia: ho adocchiato una brunetta niente male e chissà magari il prossimo Natale ritorneremo entrambi nella grande sala illuminata tra luci e risate. O forse saremo in viaggio verso altri luoghi. Sapete, noi ragni siamo fatti così, schivi, silenziosi, viaggiatori e tessitori.

 

Buon Natale cari amici dal vostro amico Arac De’ Aracnidi.

 

Nota 1 di Arac: il racconto è stato scritto, assolutamente sotto mia dettatura, dalla mia amica Piera Favetto perché non ho ancora imparato a digitare i tasti con tutte le mie otto zampe…
Nota 2 di Piera amica dell’autore Mr. Arac De’ Aracnidi: il ragno è in molte culture un simbolo ben augurante e per nulla ripugnante. Si dice che porti soldi e prosperità, libera dagli insetti ecc. ecc. Perciò: ”Se desideri amore e successo lascia correre vivo un ragno!” Auguri e Felicità.

 


 

 

 

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