“Il Presepio segno di annuncio e di speranza”

 


Vi presentiamo due dei nostri più assidui inserzionisti: Fernando Mazzotta (autore del presente articolo e delle fotografie) e Santino De Marco.

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Il presepe pugliese di Fernando Mazzotta (cliccate sulle fotografie per ingrandirle)

 

 

 


In che cosa consiste l’essere presepisti? Non è semplicemente rinnovare “per consuetudine” nelle nostre case la nascita del Cristo attraverso una rievocazione simbolica, ma si tratta di lasciarsi coinvolgere dall’annuncio della speranza, quindi essere segno e testimoni attivi in quest’epoca moderna e contemporanea proprio attraverso la narrazione della “parabola della speranza”. Recuperare attraverso la condivisione dell’esperienza del presepio le autentiche dimensioni personali, comunitarie e storiche per riscoprire la nostra identità di figli di Dio che vivono la certezza che “nella speranza siamo stati salvati” (San Paolo).

In ogni presepio contempliamo al centro di tutto Gesù il Figlio di Dio, come speranza nel mondo, perché non si può vivere senza speranza: sarebbe come vivere senza riuscire a dare una prima iniziale risposta all’interrogativo “perché sono al mondo?” E speranza vuol dire gioia di vivere, suppone un futuro da attendere, da preparare, da desiderare. Sentiamo che la speranza richiede e suscita unità nel cuore: dà senso e motiva ogni nostro sentimento, ogni nostra aspirazione, ogni nostro progetto. Promuove anche unità nella storia: nelle tante cose che pensiamo e che facciamo ogni giorno. Se c‘e speranza, c'e pazienza e c'e la vigilanza che sa vagliare e spinge all'impegno in ogni cosa. C’è una speranza che nasce e cresce grazie  ai rapporti con le persone; anzi certi rapporti, aperti al dialogo e alla collaborazione, generano speranza, perché ci fanno sentire accolti e cercati e ci stimolano all'azione. 

 

Su questo tema si è svolto a Taranto, di recente, il XL Convegno Nazionale dell’Associazione Italiana Amici del Presepio.

 

Fernando Mazzotta (http://www.fermaz.it) - dicembre 2009