Piazza Scala News - marzo 2013

 

    da NUOVA REALTA' (Ass. Bancari Caripuglia) del dicembre 2012   
 

di Andrea Dolce

 

Il biennio 2011/12 resterà scolpito nella memoria dei cittadini italiani e lascerà una significativa e indelebile traccia nella loro storia non solo per la crisi economica o finanziaria, che dir si voglia, ma anche per le radicali trasformazioni del palinsesto riguardante l’aspetto pensionistico del mondo del lavoro.
La riforma Fornero può essere definita come “lo tsunami delle pensioni”. Infatti, la sua portata ed i conseguenti effetti sono stati, sono e saranno tali da poterli paragonare allegoricamente ad un grosso maremoto.
Gli interventi attuati vanno distinti in due categorie: la prima riguarda i lavoratori ancora in attività e proiettati verso la cessazione dal servizio; la seconda, invece, contiene provvedimenti che toccano economicamente, dal 1° gennaio 2012, i già pensionati.

Per quanto attiene alla prima categoria vanno ricordati i cardini delle nuove regole:

      abolizione del sistema delle “finestre mobili”, cioè dei periodi d’attesa (dopo la maturazione dei requisiti) per usufruire dell’assegno pensionistico;

     introduzione del meccanismo di “speranza di vita” che è alla base dell’allungamento dei tempi stabiliti per l’accesso alla pensione;

      ridefinizione delle “pensioni di vecchiaia”; presupposto principale per tutti è che necessitano almeno 20 anni di contributi versati e che, come detto, i requisiti anagrafici vanno valutati in com­binata con l’adeguamento dovuto alla crescita della speranza di vita;

      uguaglianza, per le “pensioni di vecchiaia” dell’età minima per il pensionamento che, dal 2018, sarà unica per uomini e donne di ogni settore; è prevista, però, una gradualità di crescita del requisito dell’età fino al livellamento a 66 anni nel 2018 ed a 67 anni nel 2021;

     eliminazione delle “pensioni d’anzianità” basate sul sistema delle quote;

     istituzione ed avvio delle “pensioni anticipate” (in sostituzione delle “pensioni d’anzianità”) il cui requisito fondamentale è l’anzianità contribu­tiva che nel 2012 è di 42 anni ed un mese per gli uomini (41 anni ed un mese per le donne), requisito minimo da elevare progressivamente nel tempo per l’adeguamento alla speranza di vita;

       previsione di alcune eccezioni per l’accesso alla pensione, relativamente al solo anno 2012, al fine di regolamentare “al meglio” eventuali distorsioni generatesi nel passaggio dalle vecchie alle nuove regole;

    abbandono completo, dal 2012, del sistema retributivo per il calcolo delle pensioni; i periodi antecedenti continueranno ad essere trattati come già previsto e stabilizzato per ogni singolo lavoratore, mentre, dal 1° gennaio 2012, il periodo di servizio sarà computato per tutti con il metodo contributivo (meno vantaggioso del retributivo).

Relativamente alla seconda categoria dei già pensionati e di coloro che andranno in pensione nel 2012, come già anticipato, i provvedimenti toccano da subito la parte economica; essi sono:

       blocco biennale (2012/2013) degli adeguamenti annuali delle pensioni aggiornate al 31.12.2011 (perequazione automatica sulla base dell'indice Istat), a partire dal limite lordo di circa € 1.400 nel 2011 (oltre 3 volte il minimo INPS);

       prelievo di un contributo di solidarietà fino a dicembre 2014 a carico delle pensioni superiori ad € 90.000 annui: 5% sulla frazione compresa fra 90.000 e 150.000, 10% su quella eccedente e fino a 200.000, 15% sulla parte superiore ad € 200.000.

Gli effetti del blocco si ripercuoteranno su tutta la vita dei pensionati e dei loro coniugi superstiti, in quanto gli incrementi inflattivi non corrisposti sono persi definitivamente e non potranno costi­tuire base per eventuali adeguamenti futuri (augurabilmente al termine del blocco, cioè dal 2014).

La considerazione degli appartenenti alla nutrita fascia colpita dal blocco è che non possono essere considerate elevate le pensioni appena superiori al limite indicato di circa € 1.400.

Va tenuto conto, nel contempo, che alla mancata applicazione della perequazione automatica va aggiunto il depauperamento della moneta riveniente anche dagli inasprimenti fiscali (ticket, accise, addizionali, nuove imposte locali, incremento Iva, riduzione delle agevolazioni fiscali, ecc.).

Inoltre, nell’applicazione della riforma Fornero si è generata una situazione particolare per i lavoratori “esodati”, cioè per quelle persone che in questi ultimi anni, in base ad accordi individuali o collettivi sono uscite dal lavoro e, sostenute economicamente in via transitoria da un fondo esuberi, attendevano o attendono di accedere alla pen­sione secondo i limiti anagrafici previsti dalle vecchie regole.

Poiché la riforma ha spostato detti limiti in avanti, per questi soggetti si è creato un buco tem­porale senza alcun sostegno economico.

La consistenza della quantità di individui interessati al problema è elevata e in questi mesi non è stata mai ben definita. Cosicché, il Governo ancora oggi è alla ricerca di fondi per la copertura completa dell’intera platea.

Per loro buona avventura, i nostri colleghi “esodati” da UBI Banca Carime hanno potuto far parte del primo scaglione di 65.000 interessati individuati dall’Inps. Pertanto, anche se non senza tribolazioni, sono rientrati nel gruppo dei “salvaguardati”.

La nostra Associazione, forzatamente inerte di fronte allo sciame tsunamico governativo, ha assistito i propri iscritti “esodati” nei rapporti con la Banca e con l’Inps per il loro inserimento nella lista dei “salvaguardati” allestita dell’Inps, cioè del gruppo degli indenni dall’effetto distorsivo crea­tosi a seguito dell’emanazione della riforma (spazio temporale senza sostegno economico).

Nell'ambito della turbolenza del sistema pensionistico in corso nel 2012 si colloca anche la parte della manovra in atto, decisa dal Gruppo UBI><Banca, per il contenimento e la riduzione del costo del lavoro.

Infatti, a motivo dell’attuale momento di crisi, il Gruppo ha rivisto le proprie previsioni e pianifica­zioni, stabilendo una serie di interventi strutturali che porteranno alla soppressione o riqualifica­zione di alcune funzioni organizzative e di 90 filiali dell’intero Gruppo.

Conseguentemente, tale riorganizzazione genererà un surplus di dipendenti che, con le modalità che verranno concordate con i sindacati, andranno ad inserirsi nelle fila dei pensionati e degli esodati.

Ecco, quindi, che anche queste persone vengono coinvolte in quello che allegorica­mente abbiamo definito lo “tsunami delle pensioni”. Ancora una volta la nostra Associazione si è posta a disposizione dei colleghi in servizio interessati per illustrare i meandri del nuovo sistema pensionistico e per valutare le opportunità di ciascuno nelle proprie scelte nei rapporti con la Banca nell’attuale fase di ristrutturazione.

C’è da domandarsi se lo “tsunami pensionistico” ha già sprigionato tutta la sua forza, se è finito e se ci riserva ancora altre sorprese.

Tornerà il sereno? Ci sarà una nuova alba?

Pur non volendo entrare nel merito delle scelte governative per fronteggiare la crisi in atto, l’auspicio è quello che queste servano in prospettiva a raggiungere gli obiettivi della necessaria rinascita di cui continuamente si dibatte in ogni dove.

 

Andrea Dolce (Bari)
     Presidente Associazione Bancari
     Caripuglia - UBI><Banca Carime

 

 

 

 

 

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