Sulle tracce di Erik il Rosso - All'origine della vita

Appunti di viaggio - ottava puntata

 

   Testo e fotografie di Filippo Furia   
 

 

 

Ci inoltriamo verso l’interno e il cammino è ancora dolce, passiamo tra laghetti colorati prodotti dai nevai e ruscelli dolci e torrenti tumultuosi, certo non mancano le pietraie ma nel complesso il cammino è sin qui agevole e piacevole. Poi la “strada” comincia inevitabilmente a salire e l’ascesa diventa più difficile, ne è testimonianza la vaporiera che comincia a sbuffare rumorosamente fino a staccarsi dal trenino del gruppo, che pure per larga parte era rimasto abbastanza compatto, ma ormai tutti sono abituati al fatto che ultimo ad arrivare è Gambacorta, lento ma inesorabile. Siamo in un punto dove c’è un panorama mozzafiato, veramente incredibile, con i colori ancora più esaltati dal caldo e sgargiante sole di questa giornata, è un momento di sosta per fare foto e riprendere un pò di fiato, visto che da qui in poi dobbiamo trasformarci in capre per salire fin lassù in vetta. E’ veramente difficile mantenere la posizione eretta, la parete se non è a picco poco ci manca, bisogna camminare a 4 zampe cercando una sporgenza nelle rocce cui appigliarsi, mi ritorna alla mente la frase di Luciana “...e queste le chiamano vacanze?”. Superata questa parte dell’ascesa tra mille difficoltà arriviamo su un pianoro altamente spettacolare, per il gruppo “terronia” , stavolta allargato a BN, è come essere arrivati in vetta, ci fermiamo qui, mentre il gruppo camosci della Marmolada e del Gran Paradiso unificato prosegue il cammino, perchè la vetta vera è ancora più su, ma per noi sta bene dove sta che in napoletano sta per ‘a maronna v’accumpagne.. E’ un buon posto per dare inizio al nostro pic nic, lo spettacolo intorno è tridimensionale, un grande cinerama che abbraccia il fiordo Sermiliq, una catena montuosa, dove fanno bella mostra 3 ghiacciai, e proprio sotto di noi l’ingresso del fiordo Ikasartivaq con il piccolo canale che porta all’approdo di Tinitequillaq. Dopo le gozzoviglie si ciacola e si spipazza, ci si confronta tra le diverse concezioni che caratterizzano il gruppo, con i terroni più portati al guardarsi intorno, a godere degli scenari e dei paesaggi, mentre i nordisti pare quasi che amino il camminare per il camminare, la loro sfida più esaltante e raggiungere il prima possibile l’obiettivo fissato, quasi tralasciando tutto quello che c’è intorno, quello che c’è prima di arrivare alla meta, filosofie diverse e conseguente preparazione fisica diversa. Poi un evento da ricordare e da riportare a Giovanna e a Marilena, è quassù che viene fondata una associazione del tutto particolare, “le vittime di Sergio Santaniello”, per la presidenza non c’è storia: ad honorem è nominata Giovanna, la vittima per eccellenza, ma Emilia, martire dell’oggi, reclama quanto meno la vicepresidenza. Da non trascurare la domanda di adesione presentata da Andrea che, pur se maschio, rivendica il buon titolo per l’iscrizione al club: come dimenticare infatti il tormentone sul catering, che ci accompagna già da parecchie sere durante il cicchetto tour, con le immancabili previsioni di cassa di lauti e sostanziosi guadagni? Piccolo particolare, non secondario, chi dovrebbe lavorare è Andrea, chi dovrebbe gestire la finanza e i guadagni è ovviamente Sergio! Tra queste amenità passa piacevolmente il tempo, quando con il binocolo cogliamo dei puntini lassù sul nevaio, sono i camosci che tornano dopo aver spaziato per qualche minuto con lo sguardo a 360°, noi abbiamo ancora tutto il tempo per prendere un sorso di ciofeca express all’americana con relativa ammazzacaffè godendoci in relax il panorama, comunque magnifico, del 180° gradi. Gruppo ora a ranghi compatti, un pò di sosta per riprendere fiato anche per i nostri amici, in fondo anche loro sono umani, o no?, poi la discesa lungo un altro versante, che ci consente in tempi rapidi di raggiungere il villaggio, anche ad un lentigrado come me. Siamo accolti da bande sciamanti di ragazzini che in assetto bellico con tanto di walkie talkie e fucili “sonori” proteggono forse il loro villaggio da quest’orda di turisti, sono gioiosi ed organizzatissimi, ma la cosa a me mette una certa melanconia, li preferivo quando giocavano a “nizza” con un bastone e una pallina. Alla green house per rinfrescarci, cambiarci e prepararci all’organizzazione della gran festa di stasera, la festa di Caterina con cena pantagruelica e grande sorpresa finale. Da non credere, ma avete mai provato ad apparecchiare una tavola con una tovaglia di “carta igienica” e utilizzare poi il tubi rigido di cartone per farne un portafiori? Con quel che c’era abbiamo fatto del nostro meglio e il risultato finale non per niente disprezzabile, anzi; ci sono le foto a dimostrarlo e poi bisogna dire grazie anche a quei fiori artici colti davanti casa che contribuiscono a creare quella bella macchia di colore proprio nel centro tavola. La festa può cominciare, Andrea ha dato un tocco da haute cuisine preparando penne al tonno tirate con cognac, pommes sautes con cipolla e tacchino e...alla fine tanto di torta con la candelina, sottolineo la candelina, una sola, e da tutti parte il soffio per spegnerla esprimendo un desiderio, in fondo la festa è di Caterina ma anche di tutti noi, festeggiamo la nostra prima volta in Groenlandia, siamo nella terra dell’uomo: Kalaallit Nunaat e se si può.....in culo ai danesi con in alto i calici icehotel pieni di rhum cubano, cognac francese, wodka russa e whisky irlandese. Niente di più indicato per smaltire le libagioni abbondanti che mischiarsi alla gente del villaggio e fare quattro passi in direzione dell’eliporto, ancora una volta lungo la galleria dei ghiacci, confidando forse che il sole nella sua lenta discesa dietro le montagne possa donarci quelle sfumature rosate, quasi un velo di cipria sulle “guance” bianche di questa bellissima “donna”. Al ritorno ci concediamo anche noi un salto al Kalaalleq , un pò la discoteca del villaggio, non so quanto sia corretto il riferimento, ma forse questa strana parola potrebbe significare la “casa della gente giovane” che un tempo era il luogo dove si svolgeva il grande gioco della copulazione (letto qualcosa in proposito da qualche parte su internet); è ancora l’ora degli adolescenti e il nostro gruppo proprio non ha l’età, soltanto Emilia (!) vorrebbe lasciarsi andare a danze sfrenate, ma arriva....la gente del villaggio, meglio lasciare a loro il campo, hanno senza dubbio più diritto di noi a godere questo spicchio di stagione “calda”, è la loro estate, poi per loro comincerà la lunga notte, per noi è bene che cominci adesso.

Continua

 

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Piazza Scala News - marzo 2011