Lo  scorso 12 settembre il Comitato di Basilea ha varato l’ultimo degli accordi, noto come “Basilea 3”. L’accordo era atteso da tutta la comunità finanziaria ed economica internazionale anche alla luce dei più recenti default di alcune banche importanti, soprattutto statunitensi.
Ma vediamo meglio cos’è questo Comitato e di cosa si occupa.
Il Comitato di Basilea fu istituito nel 1974 dai governatori delle Banche centrali dei dieci paesi più industrializzati allo scopo di garantire la stabilità del sistema bancario e di fissare regole univoche per tutte le banche. Opera sotto l’egida della BIS, Banca dei Regolamenti Internazionali, organizzazione internazionale con sede a Basilea che promuove la cooperazione internazionale monetaria e finanziaria e funge da banca per le banche centrali. Non ha autorità di vigilanza sovranazionale, ma  formula  linee guida e standard di riferimento che devono poi essere recepite dalle singole Autorità nazionali.
Gli Accordi sono linee guida redatte dal Comitato.
Il primo Accordo, noto come Basilea 1, risale al 1988 e stabilì quel principio base, rimasto immutato nel tempo, secondo il quale il capitale della banca deve essere adeguato al rischio assunto. In altri termini fu sancito che le banche non avrebbero potuto effettuare prestiti e altre operazioni di impiego che eccedevano determinate soglie parametrate al  loro capitale. L’Accordo di Basilea obbligava le banche ad accantonare l’8% del capitale erogato al fine di garantire solidità e fiducia nel sistema creditizio.
Col tempo l’Accordo si è rivelato inadatto a fronteggiare le nuove sfide poste in essere dai mercati bancari, dai nuovi prodotti finanziari e dalle tecniche di gestione dei rischi. Il limite di Basilea 1 risiedeva sostanzialmente nell’eccessiva semplificazione delle regole adottate per misurare il rischio: in altre parole l’accantonamento non rapportato al singolo rischio poteva essere eccessivo per una controparte poco rischiosa e insufficiente per una controparte a rischio elevato.
Si pervenne così nel 2001 al secondo Accordo di Basilea, noto come Basilea 2, con il quale furono definite nuove regole in materia di requisiti patrimoniali delle banche. Il nuovo accordo proponeva un sistema più complesso e articolato di norme e introduceva nuovi requisiti minimi di capitale.
Tra le principali novità, il passaggio dal semplice riconoscimento del rischio ad una sua misurazione. E per misurare il rischio fu introdotto il sistema del rating: l’insieme cioè di procedure di analisi e di calcolo grazie al quale una banca valuta quanto un cliente sia rischioso.
Ma anche il nuovo modello - cui peraltro è stato riconosciuto un elevato livello di sintonia con la realtà  di un mercato in evoluzione - non è stato esente da considerazioni critiche.
E’ stato obiettato che i nuovi coefficienti erano ancora inadeguati e che per soddisfare i requisiti minimi concorressero, insieme al capitale proprio, attività disparate che ne riducevano il livello qualitativo.
Altra osservazione significativa ha riguardato gli effetti  prociclici del modello, ossia la funzione di amplificazione delle fluttuazioni del ciclo economico. In altre parole si è sostenuto che, in periodi congiunturali sfavorevoli per l’economia, il peggioramento dei rating dovuti a tassi di insolvenza più elevati potrebbe provocare una stretta creditizia - generata dalle difficoltà delle banche di procedere all’adeguamento del capitale in periodi di recessione - con ciò esponendo le imprese ad ulteriori tensioni finanziarie e l’economia al rischio di accentuazione della fase recessiva.
Allo stesso modo una forte crescita economica, associata a un generale miglioramento del merito di credito delle controparti, potrebbe portare ad un allentamento dei coefficienti patrimoniali, consentendo  alle banche di aumentare oltre misura l’offerta di credito all’economia.
Nel dibattito si è prepotentemente inserita la crisi finanziaria esplosa nel 2007, culminata l’anno successivo nel fallimento della Lehman Brothers, che ha imposto un’accelerazione al processo di revisione delle regole vigenti.
Nasce quindi Basilea 3 che introduce novità rilevanti e impone la modifica dei requisiti minimi del capitale che le banche sono obbligate a rispettare, rafforzando soprattutto i requisiti che attengono alla qualità del capitale considerato.
Ma non solo. Al fine di ovviare al problema degli effetti  prociclici, il nuovo accordo assume anche, tra i requisiti definiti, due “cuscinetti patrimoniali”:
  il cuscinetto per la conservazione del capitale;
  il cuscinetto anticiclico.
Vediamo in sintesi le indicazioni emanate dal Comitato:
  si conferma il requisito dell‘8% previsto per il rapporto fra patrimonio totale e attività di rischio ponderate;
  si incrementa dal 4% al 6% il requisito minimo per il patrimonio di base (Tier 1) sempre in rapporto alle attività
  ponderate per i rischi;
  aumenta dal 2% al 4,5% il requisito minimo
necessario per il cosiddetto common equity, vale a dire il capitale
  azionario più riserve.
Al riguardo occorre precisare che secondo gli Accordi di Basilea 3 il patrimonio delle banche può essere distinto in due classi (Tier) di cui una principale (Tier 1) composta dal capitale versato, dalle riserve  di bilancio oltre a una quota limitata di strumenti innovativi e una supplementare (Tier 2) composta da elementi  patrimoniali di qualità secondaria.
Le nuove norme, per evitare riflessi negativi sulla opportunità di ripresa economica, saranno introdotte in modo graduale, a partire dal 2013, ed entreranno a regime nel 2019.
Una delle grandi novità di Basilea 3 è l’introduzione di due tipi di buffer, cioè di cuscinetti che potranno gonfiarsi o sgonfiarsi a seconda delle situazioni cicliche. Il primo, rigido, chiamato “capital conservation buffer”, sarà vigente in tutti i periodi, sempre però in base alla gradualità con cui la riforma entrerà in vigore, ed avrà, a regime, un valore del 2,5% delle attività ponderate per il rischio. L’altro è invece un buffer con discrezionalità di utilizzo che ha finalità anticicliche, cioè è volto a contrastare le fasi dell’economia ritenute a rischio.
Ora le nuove regole dovranno essere recepite dalle rispettive autorità nazionali.
Come sostenuto da insigni esperti del settore, non sarà semplicissimo ottenere la condivisione della comunità economica internazionale, visto anche il rinnovato peso del potere politico nelle decisioni economiche.
E’ quindi auspicabile la più ampia convergenza sul rispetto delle regole patrimoniali, considerato che l’obiettivo è alto e riguarda non solo la tutela dei risparmiatori, ma anche quella delle banche che saranno meno vulnerabili a improvvise crisi di sfiducia o alle turbolenze dei mercati finanziari.

Jean-Claude Trichet - Presidente della Bce e Direttore della Commissione che ha approvato Basilea 3.
Ha detto: "Vi è un alto grado di incertezza e vi è la convinzione comunque che occorra rimanere vigili e non cedere alla tentazione di abbassare la guardia. E' importante che vengano implementate con cura tutte le riforme adottate per rendere più solido e resistente il sistema finanziario globale, a partire da Basilea".
(Il Sole 24 Ore Radiocor - 8 nov. 2010)
 

Da NUOVA REALTA'
notiziario Associazione Bancari Caripuglia><Banca Carime
numero 4 dicembre 2010

 

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