VOTARE OGGI ? UN DILEMMA, MA ANCHE UNA OGGETTIVA IMPOSSIBILITA’ DI SCELTA

 

 

Questa mattina, al supermercato, parlando con un amico professore che ha insegnato per diversi anni nella Svizzera tedesca, mi è stato chiesto se ho una qualche idea sul voto delle prossime elezioni politiche italiane.  Nel tempo di un flash ho passato in disamina tutta la classe politica italiana e, ahimè, non sono stato in grado di dare una risposta.   “E tu “, gli ho subito chiesto  ?

Risposta: “L’astensione dal voto o la scheda bianca oggi rappresentano il voto che va per la maggiore”.

Ovviamente, sentire una risposta così precisa e determinata da parte di un professore, non poteva non preoccuparmi in quanto, da sempre, ho ritenuto il voto un gesto civile di democrazia, come del resto  continuo a considerarlo anche ora.   Ho cercato di aggiungere che il voto è necessario perché altrimenti non si va da nessuna parte.  “E perché, dove stiamo andando ora ?” – è sta la fulminea replica da parte del mio interlocutore. Ed il discorso  si è  chiuso qui in quanto era arrivato il mio turno per essere servito nel reparto gastronomia…

 

Questa premessa, fatta di domande e risposte non certo ispirate al grande encomio civile, per di più nel centocinquantesimo anno dell’unità d’Italia,  mi ha fatto riflettere tanto da arrivare alla seguente conclusione.  Le cose, i fatti, gli eventi che hanno contraddistinto gli ultimi decenni della politica italiana, sono stati tutti, chi più chi meno, caratterizzati da “mangerie”, talvolta delinquenziali e perverse, da dover  escludere quasi in toto chi ancora cerca di farsi luce in vista delle prossime politiche.

 

Ed allora, che fare ? Io penso,  pur non mettendo le mani sul fuoco nemmeno per lui,  che oggi come oggi, mettendo in pratica i dettami di Antonio Di Pietro  (peraltro condivisi in toto anche da Beppe Grillo) secondo cui  chi  ha avuto o ha in corso problemi con la giustizia  deve starsene a casa,  si farebbe davvero cosa buona e giusta..

 

Deciso questo e, sulla base di una nuova legge elettorale che dia voce finalmente ai cittadini, sarebbe opportuno formare delle liste con nomi nuovi e dalle fedine penali pulite, partendo da ciò che ci resta di salvabile: una patata bollente che darei in mano alle nuove generazioni, le quali, seppur mancanti di esperienza ma comunque capaci di affrontare certi smaliziati  arpioni della politica attuale, potrebbero sicuramente raddrizzare la barca, con la stessa forza ed entusiasmo con cui, lottando contro la legge Gelmini, hanno saputo fermare il paese per diversi giorni.

 

Salutando l’amico professore, egli ha suggerito una “protesta bianca” tipica della vicina Svizzera e si è anche chiesto cosa succederebbe in Italia se l’esito delle prossime politiche desse un risultato molto prossimo all’astensionismo di massa.

La mia risposta è stata e resta quella di sempre: votare è un diritto-dovere di una classe civile, pensando ovviamente in senso diametralmente opposto  al mio interlocutore.

 

Una riflessione però è quasi d’obbligo. “Se l’astensionismo è una scelta da parte di una persona  certamente di un certo standing culturale,  viene spontaneo immaginare quanto l’Italia sia caduta in basso per colpa di un manipolo di sprovveduti, altezzosi, arroganti che ora sembrano chiedere la questua per apparire in tv, sperando nelle prossime politiche.

 

Sarà dura, ma altra via non c’è.

 

ARNALDO DE PORTI - Feltre
aprile 2012

 

 

 

 

 

 

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