Sulle tracce di Erik il Rosso - All'origine della vita

Appunti di viaggio - seconda puntata

 

   Testo e fotografie di Filippo Furia   
 

 

 

Gli dei del Walhalla (dall’occupazione danese credo che qui governino loro gli elementi) ci hanno fatto trovare al risveglio un loro messaggio molto chiaro del tipo avete voluto la bicicletta e ora pedalate: piove ed è proprio una grigia giornata; se da un lato quindi rimuoviamo i nostri sensi di colpa nei confronti dei marciatori puri, dall’altro ci domandiamo come sarà una traversata con mare forza aceto e con la pioggia su barche aperte?, il fiordo non è proprio svoltato l’angolo! Bel casino, ma, come noto, tentare di ragionare appena svegli, quando le connessioni sono ancora in fase di caricamento e gli script di logon cercano la sincronizzazione, non è proprio il massimo, meglio quindi andare a fare colazione, sia perchè a stomaco pieno si ragiona senza dubbio meglio sia perchè forse Robert con i suoi potenti mezzi ha qualche aggeggino che consente di fare qualche previsione sulla evoluzione meteo. Con tanti zuccheri acquisiti ora si ragiona meglio, quindi briefing con Andrea che ci dà le ultime meteonews: prevista per tutta la giornata pioggia e mare grosso, siamo costretti a restare al villaggio, sarà dura far passare la giornata. Non ci resta che bardarci con K-way, pantavento e cappellacci e affrontare una camminata sotto la pioggia per raggiungere il centro del villaggio, ovviamente per fare shopping, e, poiché non tutti i mali vengono per nuocere, ci dirigiamo verso il work shop artigianale contando di poter acquistare qualche grazioso souvenir al pari di quello comprato da Sergio. Grazie alla strada del campo sportivo, che ci consente di tagliare, riusciamo ad evitarci quella discesa appesa che stamani ovviamente avremmo visto all’incontrario come una salita appesa (ricordate il lungimirante Pulcinella?) e arriviamo al piccolo laboratorio dove troviamo il solo Gundhi intento al lavoro. Ma chi è Gundhi?, è un inuit un pò più vivace degli altri, amico di Andrea e fratello di Tobias?, e chi è Tobias?, ma è il grande cacciatore del villaggio, nostro capo barca o Carondimonio che dir si voglia, è lui che procura la materia prima che poi Ghundi trasforma in graziosi oggetti ricordo, tipica azienda familiare a ciclo chiuso. Ghundi perciò è già al lavoro, alle prese con le sue ossa e i suoi trapani, ci fa vedere cose già pronte e cose da fare, ognuno vuole la sua creazione particolare e il nostro, con le sue mani veloci e i suoi sistemi di misurazione primordiali (la lunghezza del laccio ad esempio è sancito che è la circonferenza del suo testone), ci confeziona pendenti con artiglio di nanoq (= orso in groenlandese), di dente di hvalros (= tricheco), di corna di rensdyr (=renna), di mascella di balena. Gli acquisti sono tanti, per Camilla, per Giovanna, per Tommaso, per Pigi, alla fine mi ritrovo ad aver comprato una coda di balena per mamma, tre artigli d’orso per me, per Silvia e per Daddy, una strana foggia di occhiali salvamento, originale inuit, per la collezione della vetrinetta; gli altri non sono da meno, soprattutto Emilia. Insomma per il buon Gundhi oggi è un giorno molto particolare, sta incassando una 13^ molto particolare e forse anche il VAP, siamo convinti che d’ora in poi quando saprà della presenza nel villaggio di un gruppo di italiani comincerà a compiere riti sciamanici per invocare la grande pioggia al suo dio. Noi siamo comunque contenti, gli oggettini sono tutti graziosi e poi possiamo vantare che sono stati preparati sotto i nostri occhi da abili mani di un inuit doc. Godhà Gundhi!, che in groenlandese vuol dire ciao. Ehi, scherzando e ridendo la mattinata è passata, sono passate le 12 e conviene riavviarci verso casa per uno spuntino e un riposino, poi penseremo al che fare. Maccarello e paninazzi, accompagnati da una buona birra, un controllo alle foto della giornata che, nonostante i colori tristi del cielo e del mare, sono molto belle, e poi, ci scuserete, ma un bel pisolo oraci sta proprio bene, ci fa sentire un pò di più in vacanza. Bella dormita e al risveglio scopriamo che siamo soli, gli altri sono già andati in passeggiata, sempre rigorosamente sotto la pioggia, e ora stanno già tornando. Sergio mi comunica che al Supermarket grande, quello verso le scuole, ha visto delle bandierine da tavolo della nazione Inuit , brutto pirla, non poteva comprarle?, ora per onorare anche questa collezione mi tocca andare dall’altra parte del villaggio e di più sotto l’acqua, ma forse è uno spunto per far passare il tempo. In marcia e, miracolo, smette di piovere, anche se il cielo rimane pieno di nuvole gonfie di acqua, ma la grande novità è che si sta alzando un discreto vento, che forse riuscirà a spazzare via questa rumenta; al supermarket missione compiuta sul filo di lana, è quasi orario di chiusura (sono le 17 ca.), se non fossi riuscito a comprare le bandierine, avrei visto molto male la barba di Sergio. Sulla strada del ritorno passiamo per il lungomare o quanto meno per una strada che costeggia il mare, ci godiamo gli icebergs che riempiono la baia da un punto di osservazione privilegiato, ne apprezziamo i colori, ne sottolineiamo le sfumature, li riduciamo in foto. Sbuchiamo nell’area del porto, e lì in cima alla salita c’è in bella vista l’Ufficio Postale dove facciamo una scoperta un pò triste e amara, qui dopo una certa ora si danno convegno gli inuit alcolisti che in modo discreto, per non dire quasi nascosto, si passano lattine di birra, a loro ne basta veramente poca per ubriacarsi; sono le tracce evidenti della penetrazione dell’uomo bianco, una umanità disperata che non saputo gestire la “civiltà importata”, cogliendo subito quanto di peggio poteva acquisire. Che tristezza, mi sovviene anche un’altra statistica di disperazione, qui si stanno registrando tassi sempre in crescita di suicidi, non sono bei primati per il popolo che un tempo veniva chiamato orgogliosamente il popolo dei mangiatori di carne cruda, meglio forse ricordarli per la caratteristica genetica, positiva stavolta,di non soffrire di colesterolo, fonte internet, è la loro dieta ricca di pesce, che fornisce quantità industriali del famoso omega 3, lo spazzino delle arterie e delle vene. Al nostro ritorno nella piccola Red House, quella in basso, si è aperto il cinema, i soci si stanno godendo la cassetta di un film documentario degli anni ‘40/’50 sulla vita degli inuit, siamo alle battute finali e non ci vuole molto a capire che la storia è quella di sempre e di tutti i popoli del mondo: c’é una essa molto bella, un isso belloccio, buono e innamorato, c’è ‘o malamente (il cattivo) che, a botte di pelle di orso, cerca di guadagnarsi i favori della bella, finale tragico e classico con la morte del cattivo e il trionfo dell’amore. Avreste dovuto vedere come tutti erano intrigati, alcuni per bon ton dichiaravano il loro interesse per meglio conoscere usi e costumi di questa gente, altri, più onesti intellettualmente, perchè realmente intrigati dall’intreccio amoroso. Alla parola fine c’è la proposta, subito accolta, di un buon thè e la stanza diventa una sorta di salotto buono per ciacolare sul film appena visto o per lanciarsi in previsioni meteo per l’indomani, magari interrogando chi il ginocchio, chi un calletto e chi una cervicale, insomma clima poco scientifico, ma molto english. E per cena stasera niente Red House, preferiamo restare in casa, è l’occasione per sperimentare le capacità culinarie dell’Andrea, è l’occasione per cominciare a stare bene insieme, di più stasera la comunità della dependance si amplia per la discesa tra noi mortali delle due dee che prima avevano “scelto” di dormire ai piani alti nella casa madre: già Emilia dormirà davanti alla nostra cucina, e Caterina nella cucina di Sergio, lo spirito di gruppo cresce e forse da domani cresce anche il gruppo, Silvano, possiamo dire ex audax, è caduto dalla barca in mare e domani ,se potrà, ci raggiungerà, perché psicologicamente e fisicamente non è più in grado di proseguire la traversata dei ghiacciai. La mozione presentata da Andrea è accolta senza riserve, dove mangiano in 8 (a proposito, molto bene), possono anche mangiare in 9. Dopo il rituale dei cicchetti, con alcune bottiglie già in riserva e siamo appena all’inizio, tutti a nanna, domani è un altro giorno.

 

Continua

 

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Piazza Scala News - maggio 2010