Le incredibili
dichiarazioni di un biologo americano sulla "Pulzella d'
Orléans” Da molti anni ormai gli studiosi di psicanalisi, dietro
l’ esempio di Freud, frugando nella vita e nelle opere di grandi
personaggi del passato ci hanno abituato a scoperte e diagnosi a
sorpresa. Ma non finiremo mai dì stupirci, a quanto pare, specie
se entrano in campo anche i biologi. Ad esempio nel 1981, i
giornali riportarono la notizia che uno scienziato americano, il
professar Robert Greenblatt, noto biologo, “dopo aver esaminato
accuratamente dal punto dì vista genetico tutti i fatti
conosciuti sulla famosa Pulzella d'Orléans, dichiarò che,
secondo lui, la veneratissima eroina di Francia era in realtà un
uomo”. II professor Greenblatt affermava che si trattava di “un
essere maschile “che soffriva di una forma di femminilizzazione”
a causa della quale aveva assunto un aspetto femminile.
Fin qui la notizia. La conferma o la negazione di tale
insinuazione può venirci dalla vasta letteratura su Giovanna
d’Arco, dalle testimonianze di amici, ed anche di nemici della
fanciulla la quale fu protagonista di uno degli episodi più
famosi della Guerra
dei Cento Anni tra Francia ed Inghilterra.
Nell' ottobre del 1428 la città di Orléans era assediala dagli
inglesi che avevano sferrato una estrema offensiva nel tentativo
di aprirsi la strada verso Bourges, la capitale improvvisata del
regno dì Carlo VII. Gli abitanti, scoraggiati dalla mancanza d
iniziativa del re, erano in parte propensi a cedere alle
pressioni del duca di Borgogna, il quale si era schierato dalla
parte degli inglesi, affinché si negoziasse col nemico; ma parte
di essi erano decisi a morire sotto le rovine della città
piuttosto che arrendersi all' invasore e, contemporaneamente, le
notizie angosciose dell’ assedio giungevano in ogni angolo della
Francia facendo fremere di dolore e di indignazione gli abitanti
di città e villaggi. Questo succedeva anche a Donrèmy un piccolo
villaggio al centro di un antico feudo regio accerchiato da ogni
parte da inglesi e borgognoni. Tutti temevano il peggio,
sembrava che non restasse altra speranza che quella di un
intervento soprannaturale.
C’era un misticismo diffuso, un’ansia messianica lievitava nella
massa rendendola disponibile ad ogni suggestione. In questa
atmosfera maturò la vocazione di Giovanna d’Arco: ella era
figlia di possidenti di Donrèmy, molto religiosa, di
temperamento mistico, facile alle esaltazioni.
Da tempo la fanciulla sentiva come una voce soprannaturale che
le ordinava di farsi interprete presso il re di Francia della
volontà di Dio e di guidare il suo esercito contro gli inglesi
per liberare il suolo della patria. A un certo punto le “voci”,
come ella le chiamava, si fecero così insistenti che Giovanna
decise di obbedire. Digiuna di politica e ancor più di strategia
militare, finora avvezza al lavoro dei campi, si fece
accompagnare dal comandante della fortezza di Vancouleurs
chiedendo con insistenza una scorta per andare dal re ed
offrirgli il suo aiuto. Fu accontentata, e giunta alla sua
presenza, esortò Carlo VII a marciare contro l’invasore, promise
che lei sarebbe stata al suo fianco e dopo la vittoria promessa
dalle “voci” egli sarebbe stato incoronato a Reims come erede
legittimo al trono di Francia.
Cario VII, uomo apparentemente debole e indeciso, era in realtà
angosciato oltre misura dalla sua condizione di “Delfino senza
speranza”, di usurpatore, dal momento che era stato riconosciuto
solo erede al trono Enrico VI, nato da Enrico V re d'
Inghilterra e da una principessa di Francia. Le promesse della
piccola contadina lo esaltavano e lo turbavano al tempo stesso.
Ma Giovanna vinse le sue esitazioni e lo convinse a tentare
un’impresa disperata in apparenza: liberare Orléans. Ella stessa
allora, riuscendo a forzare il blocco, portò agli assediati
viveri, rifornimenti e l’annunzio che l’esercito di Carlo VII
veniva in loro aiuto.
Dopo tre giorni di lotta gli inglesi, presi tra due fuochi, si
ritirarono, togliendo un assedio durato ben centonovanta giorni.
Questa era la prova che le “voci” le dicevano il vero, e allora,
Giovanna insisteva affinché il re fosse incoronato a Reims, la
città sacra in cui i suoi antenati, da Ugo Capeto in poi, erano
stati consacrati re di Francia. Gli ufficiali del re
consideravano il viaggio una follia, perché la strada era
disseminata di fortezze tenute da guarnigioni inglesi. Ma
Giovanna cercò di agire d’audacia, fidando nel favore delle
popolazioni; i fatti le diedero ragione ed il 16 luglio 1429
Carlo VII fu solennemente incoronato re di Francia.
La prossima tappa era Parigi ma qui gli inglesi resistettero
tenacemente perché per loro perdere Parigi significava la
rinuncia ai loro domini sul continente. Tutti gli attacchi
fallirono, la stessa fanciulla fu ferita; i generali ed i
familiari di Carlo VII, gelosi dell’influenza della “Pulzella”
sul sovrano, consigliavano prudenza. Egli esitava ma Giovanna
sentiva che doveva portare a termine la sua missione, le “voci”
la incalzavano, ed ella insisteva perché si intervenisse in
Normandia: quando nel 1430 i Borgognoni minacciarono Compiégne
ella accorse da sola con pochi uomini, la città fu salvata ma
Giovanna, per tradimento o per fatalità, rimase isolata: fu
alzato il ponte levatoio prima che lei potesse rientrare, così
fu presa prigioniera e “vendita” agli inglesi i quali, dopo una
lunga prigionia, la fecero condannare al rogo come eretica, da
un tribunale ecclesiastico borgognone. Giovanna moriva il 30
maggio 1430, e il re e i suoi generali ebbero la viltà di non
tentare nulla per salvarla.
Ma il sogno di Giovanna s’avverò, dicevano il vero le “voci” che
la spronavano a combattere per la sua patria e il suo re; e se
gli inglesi avevano voluto colpire in lei la resistenza ad
oltranza del Paese e la legittimità dei diritti del re che
Giovanna aveva voluto fosse incoronato, si ingannavano. La
guerra contro di loro fu continuata strenuamente nelle città e
nei villaggi che si riunivano e lottavano con mezzi propri
quando il re ed il suo esercito non prendevano in pugno la
situazione. Alla fine Carlo VII, riacquistata l’energia
necessaria, riprese la lotta contro gli inglesi e nel dicembre
del 1449 entrò trionfalmente in Rouen. Il suo primo atto nella
città fu quello di promuovere una inchiesta ufficiale sulle
circostanze del processo contro Giovanna d’Arco, la Pulzella d’Orlèans,
così amata, cosi difesa e venerata dal popolo francese, dopo 19
anni veniva riabilitata. Il re memore ora pagava il suo debito,
e , grazie al lungo processo di riabilitazione, Giovanna passava
dal rogo di Rouen agli onori degli altari.
Dopo aver ricordato per sommi capi l’incredibile impresa della
Pulzella è più naturale analizzare le prove su cui sembrerebbe
basarsi la teoria del Greenblatt. Tra gli atti del processo o
tra le pagine della biografia di R Pernoud e di M. Ramboud
risulta chiaro che se dubbi vi furono sull’identità di Giovanna
furono del tutto opposti, e cioè che fosse una donna con forti
caratteristiche maschili. Ma nessuno, neppure i giudici del
processo di eresia negarono che fosse una donna, e anche molto
bella, non asessuata per tendenze più o meno inconfessabili, ma
protetta dalle brame dei soldati e di tutti quegli uomini che le
vissero accanto in quei due tumultuosi anni della sua
straordinaria, affascinante vita pubblica, da quegli abiti
maschili che indossava sempre. Si sa con certezza il re, forse
per far tacere certe maldicenze, la fece esaminare nelle sue
parti più intime per avere la prova della sua verginità, e
questo lo testimonierà al processo di riabilitazione il
consigliere del re, Giovanni D'Aulon.
Una testimonianza valida sulla femminilità di Giovanna è anche
quella del duca d’Alencon: al processo egli raccontò che aveva,
anche dormito, al campo, con la fanciulla assieme ai soldati,
qualche volta aveva guardato i suoi seni che erano molto belli,
ma non aveva mai avuto per lei desideri carnali. “Ella era
protetta dal rispetto che ispirava” concludeva il duca. Gli
inglesi la odiavano, specie i capi, i soldati erano invece
terrorizzati dal misticismo della fanciulla, in cui vedevano un
qualcosa di demoniaco. Nei giorni dell' offensiva di Orléans
avendo Giovanna mandato un messaggio alle truppe inglesi
affinché si ritirassero e lasciassero la fortezza, questi
cominciarono ad urlare “sono notizie della puttana d’Armagnac!”
Giovanna cominciò a piangere ed a chiedere aiuto al Re del
cielo. Gli inglesi la odiavano al punto che, quando cadde nelle
mani dei borgognoni non esitarono a negoziare l'acquisto della
prigioniera, quasi fosse una preda preziosa, la pagarono
diecimila scudi d'oro e le fecero subire ogni sorta di crudeltà.
Al processo di riabilitazione commoventi furono tutte le
testimonianze dei parenti, degli amici d’infanzia, di tutti gli
abitanti di Dorèmy.
Nessuna ombra poteva offuscare la figura della piccola contadina
guerriera. Tutte queste testimonianze forniscono la prova
lampante che Giovanna d’ Arco era una donna, e queste, assieme
alla tradizione popolare furono accettate da tutti coloro che
scrissero e poetarono sull’ eroina di Francia. Interessante
seguire l’evoluzione psicologica del personaggio nel dramma di
Friedrich Schiller: la protagonista, della sua “Jungfrau. von
Orléans, 1801, era una creatura romantica, tormentata dal
rimorso di amare un generale nemico la quale, per espiare, si fa
accusare di stregoneria. Anche il teatro lirico 1’ha avuta come
protagonista, nel 1830 alla Scala di Milano fu data la "prima "
della "Giovanna D'Arco di Giovanni Pacini, musicista catanese;
ma l’opera più famosa in assoluto è il dramma di Arthur Honegger,
“Jeanne d'Arc au brucher”; in esso protagonista è tutta una
spiritualità, una religiosità collettiva che culmina nella
figura della mistica contadina di Donrèmy.
Più vicina a noi, più viva nel ricordo della sua affascinante,
insuperabile interprete, Ingrid Bergman è l’opera di Roberto
Rossellini: l' attrice che viveva la stagione più intensa del
suo amore per il regista italiano, trasferì nella figura
dell’eroina francese la sua esaltazione amorosa, creando un
personaggio tra mistico ed erotico, lirico e tragico insieme. Ed
è proprio questa immagine che ci portiamo nel cuore a farci
soffrire davanti all’ insinuazione del biologo americano, quasi
vedessimo a un tratto 1’espressione sognante della fanciulla che
ascolta le "voci" trasformarsi nell'ambiguo sorriso di un
travestito del “carrousel” parigino. Greenblatt è stato nei
riguardi di Giovanna più crudele dei suoi crudelissimi
accusatori di Rouen. a Egli ha volutamente ignorato la bellezza
delle sue forme, la dolcezza dei suoi seni da tanti testimoniata
che nessuna iniezione di silicone, a quei tempi, avrebbe potuto
farle fiorire in un corpo affetto da femminilizzazione”. E non
dimentichiamo la dolcezza di taluni suoi atteggiamenti, 1'
innocenza nei confronti dei compagni d' arme, e l' entusiasmo
tutto femminile per “l’impresa santa”, il suo sgomento davanti
al sangue, le sue lagrime e i suoi smarrimenti davanti al rogo,
il suo desiderio di conforto, il suo grido disperato tra le
fiamme........
C' è da augurarsi che le ricerche di Greenblatt non abbiano un
seguito, ma poiché tutto è possibile, forse un giorno
ascolteremo altre ipotesi, altre tesi... sulla stessa lunghezza
d’onda. La storia perderà una sua splendida eroina e gli
studiosi dovranno rassegnarsi, chissà, a vedere un giorno o
1’altro l’ immagine della fanciulla di Donrèmy, con 1' armatura
donatale dal re e il suo bianco vessillo, sui manifesti di
qualche raduno gay.
MARGHERITA DI MATTIA SANTOCONO
Maggio 2010 |