GIOVANNA D’ARCO ERA UN UOMO?

Da DUEMILA E PIU' n.ro 57, anno 7, 15 maggio 2010
Un vivo ringraziamento a Carmelo Profeta (Ex Comit)

 

Le incredibili dichiarazioni di un biologo americano sulla "Pulzella d' Orléans” Da molti anni ormai gli studiosi di psicanalisi, dietro l’ esempio di Freud, frugando nella vita e nelle opere di grandi personaggi del passato ci hanno abituato a scoperte e diagnosi a sorpresa. Ma non finiremo mai dì stupirci, a quanto pare, specie se entrano in campo anche i biologi. Ad esempio nel 1981, i giornali riportarono la notizia che uno scienziato americano, il professar Robert Greenblatt, noto biologo, “dopo aver esaminato accuratamente dal punto dì vista genetico tutti i fatti conosciuti sulla famosa Pulzella d'Orléans, dichiarò che, secondo lui, la veneratissima eroina di Francia era in realtà un uomo”. II professor Greenblatt affermava che si trattava di “un essere maschile “che soffriva di una forma di femminilizzazione” a causa della quale aveva assunto un aspetto femminile.
Fin qui la notizia. La conferma o la negazione di tale insinuazione può venirci dalla vasta letteratura su Giovanna d’Arco, dalle testimonianze di amici, ed anche di nemici della fanciulla la quale fu protagonista di uno degli episodi più famosi della Guerra dei Cento Anni tra Francia ed Inghilterra.
Nell' ottobre del 1428 la città di Orléans era assediala dagli inglesi che avevano sferrato una estrema offensiva nel tentativo di aprirsi la strada verso Bourges, la capitale improvvisata del regno dì Carlo VII. Gli abitanti, scoraggiati dalla mancanza d iniziativa del re, erano in parte propensi a cedere alle pressioni del duca di Borgogna, il quale si era schierato dalla parte degli inglesi, affinché si negoziasse col nemico; ma parte di essi erano decisi a morire sotto le rovine della città piuttosto che arrendersi all' invasore e, contemporaneamente, le notizie angosciose dell’ assedio giungevano in ogni angolo della Francia facendo fremere di dolore e di indignazione gli abitanti di città e villaggi. Questo succedeva anche a Donrèmy un piccolo villaggio al centro di un antico feudo regio accerchiato da ogni parte da inglesi e borgognoni. Tutti temevano il peggio, sembrava che non restasse altra speranza che quella di un intervento soprannaturale.
C’era un misticismo diffuso, un’ansia messianica lievitava nella massa rendendola disponibile ad ogni suggestione. In questa atmosfera maturò la vocazione di Giovanna d’Arco: ella era figlia di possidenti di Donrèmy, molto religiosa, di temperamento mistico, facile alle esaltazioni.
Da tempo la fanciulla sentiva come una voce soprannaturale che le ordinava di farsi interprete presso il re di Francia della volontà di Dio e di guidare il suo esercito contro gli inglesi per liberare il suolo della patria. A un certo punto le “voci”, come ella le chiamava, si fecero così insistenti che Giovanna decise di obbedire. Digiuna di politica e ancor più di strategia militare, finora avvezza al lavoro dei campi, si fece accompagnare dal comandante della fortezza di Vancouleurs chiedendo con insistenza una scorta per andare dal re ed offrirgli il suo aiuto. Fu accontentata, e giunta alla sua presenza, esortò Carlo VII a marciare contro l’invasore, promise che lei sarebbe stata al suo fianco e dopo la vittoria promessa dalle “voci” egli sarebbe stato incoronato a Reims come erede legittimo al trono di Francia.
Cario VII, uomo apparentemente debole e indeciso, era in realtà angosciato oltre misura dalla sua condizione di “Delfino senza speranza”, di usurpatore, dal momento che era stato riconosciuto solo erede al trono Enrico VI, nato da Enrico V re d' Inghilterra e da una principessa di Francia. Le promesse della piccola contadina lo esaltavano e lo turbavano al tempo stesso. Ma Giovanna vinse le sue esitazioni e lo convinse a tentare un’impresa disperata in apparenza: liberare Orléans. Ella stessa allora, riuscendo a forzare il blocco, portò agli assediati viveri, rifornimenti e l’annunzio che l’esercito di Carlo VII veniva in loro aiuto.
Dopo tre giorni di lotta gli inglesi, presi tra due fuochi, si ritirarono, togliendo un assedio durato ben centonovanta giorni. Questa era la prova che le “voci” le dicevano il vero, e allora, Giovanna insisteva affinché il re fosse incoronato a Reims, la città sacra in cui i suoi antenati, da Ugo Capeto in poi, erano stati consacrati re di Francia. Gli ufficiali del re consideravano il viaggio una follia, perché la strada era disseminata di fortezze tenute da guarnigioni inglesi. Ma Giovanna cercò di agire d’audacia, fidando nel favore delle popolazioni; i fatti le diedero ragione ed il 16 luglio 1429 Carlo VII fu solennemente incoronato re di Francia.
La prossima tappa era Parigi ma qui gli inglesi resistettero tenacemente perché per loro perdere Parigi significava la rinuncia ai loro domini sul continente. Tutti gli attacchi fallirono, la stessa fanciulla fu ferita; i generali ed i familiari di Carlo VII, gelosi dell’influenza della “Pulzella” sul sovrano, consigliavano prudenza. Egli esitava ma Giovanna sentiva che doveva portare a termine la sua missione, le “voci” la incalzavano, ed ella insisteva perché si intervenisse in Normandia: quando nel 1430 i Borgognoni minacciarono Compiégne ella accorse da sola con pochi uomini, la città fu salvata ma Giovanna, per tradimento o per fatalità, rimase isolata: fu alzato il ponte levatoio prima che lei potesse rientrare, così fu presa prigioniera e “vendita” agli inglesi i quali, dopo una lunga prigionia, la fecero condannare al rogo come eretica, da un tribunale ecclesiastico borgognone. Giovanna moriva il 30 maggio 1430, e il re e i suoi generali ebbero la viltà di non tentare nulla per salvarla.
Ma il sogno di Giovanna s’avverò, dicevano il vero le “voci” che la spronavano a combattere per la sua patria e il suo re; e se gli inglesi avevano voluto colpire in lei la resistenza ad oltranza del Paese e la legittimità dei diritti del re che Giovanna aveva voluto fosse incoronato, si ingannavano. La guerra contro di loro fu continuata strenuamente nelle città e nei villaggi che si riunivano e lottavano con mezzi propri quando il re ed il suo esercito non prendevano in pugno la situazione. Alla fine Carlo VII, riacquistata l’energia necessaria, riprese la lotta contro gli inglesi e nel dicembre del 1449 entrò trionfalmente in Rouen. Il suo primo atto nella città fu quello di promuovere una inchiesta ufficiale sulle circostanze del processo contro Giovanna d’Arco, la Pulzella d’Orlèans, così amata, cosi difesa e venerata dal popolo francese, dopo 19 anni veniva riabilitata. Il re memore ora pagava il suo debito, e , grazie al lungo processo di riabilitazione, Giovanna passava dal rogo di Rouen agli onori degli altari.
Dopo aver ricordato per sommi capi l’incredibile impresa della Pulzella è più naturale analizzare le prove su cui sembrerebbe basarsi la teoria del Greenblatt. Tra gli atti del processo o tra le pagine della biografia di R Pernoud e di M. Ramboud risulta chiaro che se dubbi vi furono sull’identità di Giovanna furono del tutto opposti, e cioè che fosse una donna con forti caratteristiche maschili. Ma nessuno, neppure i giudici del processo di eresia negarono che fosse una donna, e anche molto bella, non asessuata per tendenze più o meno inconfessabili, ma protetta dalle brame dei soldati e di tutti quegli uomini che le vissero accanto in quei due tumultuosi anni della sua straordinaria, affascinante vita pubblica, da quegli abiti maschili che indossava sempre. Si sa con certezza il re, forse per far tacere certe maldicenze, la fece esaminare nelle sue parti più intime per avere la prova della sua verginità, e questo lo testimonierà al processo di riabilitazione il consigliere del re, Giovanni D'Aulon.
Una testimonianza valida sulla femminilità di Giovanna è anche quella del duca d’Alencon: al processo egli raccontò che aveva, anche dormito, al campo, con la fanciulla assieme ai soldati, qualche volta aveva guardato i suoi seni che erano molto belli, ma non aveva mai avuto per lei desideri carnali. “Ella era protetta dal rispetto che ispirava” concludeva il duca. Gli inglesi la odiavano, specie i capi, i soldati erano invece terrorizzati dal misticismo della fanciulla, in cui vedevano un qualcosa di demoniaco. Nei giorni dell' offensiva di Orléans avendo Giovanna mandato un messaggio alle truppe inglesi affinché si ritirassero e lasciassero la fortezza, questi cominciarono ad urlare “sono notizie della puttana d’Armagnac!” Giovanna cominciò a piangere ed a chiedere aiuto al Re del cielo. Gli inglesi la odiavano al punto che, quando cadde nelle mani dei borgognoni non esitarono a negoziare l'acquisto della prigioniera, quasi fosse una preda preziosa, la pagarono diecimila scudi d'oro e le fecero subire ogni sorta di crudeltà.
Al processo di riabilitazione commoventi furono tutte le testimonianze dei parenti, degli amici d’infanzia, di tutti gli abitanti di Dorèmy.
Nessuna ombra poteva offuscare la figura della piccola contadina guerriera. Tutte queste testimonianze forniscono la prova lampante che Giovanna d’ Arco era una donna, e queste, assieme alla tradizione popolare furono accettate da tutti coloro che scrissero e poetarono sull’ eroina di Francia. Interessante seguire l’evoluzione psicologica del personaggio nel dramma di Friedrich Schiller: la protagonista, della sua “Jungfrau. von Orléans, 1801, era una creatura romantica, tormentata dal rimorso di amare un generale nemico la quale, per espiare, si fa accusare di stregoneria. Anche il teatro lirico 1’ha avuta come protagonista, nel 1830 alla Scala di Milano fu data la "prima " della "Giovanna D'Arco di Giovanni Pacini, musicista catanese; ma l’opera più famosa in assoluto è il dramma di Arthur Honegger, “Jeanne d'Arc au brucher”; in esso protagonista è tutta una spiritualità, una religiosità collettiva che culmina nella figura della mistica contadina di Donrèmy.
Più vicina a noi, più viva nel ricordo della sua affascinante, insuperabile interprete, Ingrid Bergman è l’opera di Roberto Rossellini: l' attrice che viveva la stagione più intensa del suo amore per il regista italiano, trasferì nella figura dell’eroina francese la sua esaltazione amorosa, creando un personaggio tra mistico ed erotico, lirico e tragico insieme. Ed è proprio questa immagine che ci portiamo nel cuore a farci soffrire davanti all’ insinuazione del biologo americano, quasi vedessimo a un tratto 1’espressione sognante della fanciulla che ascolta le "voci" trasformarsi nell'ambiguo sorriso di un travestito del “carrousel” parigino. Greenblatt è stato nei riguardi di Giovanna più crudele dei suoi crudelissimi accusatori di Rouen. a Egli ha volutamente ignorato la bellezza delle sue forme, la dolcezza dei suoi seni da tanti testimoniata che nessuna iniezione di silicone, a quei tempi, avrebbe potuto farle fiorire in un corpo affetto da femminilizzazione”. E non dimentichiamo la dolcezza di taluni suoi atteggiamenti, 1' innocenza nei confronti dei compagni d' arme, e l' entusiasmo tutto femminile per “l’impresa santa”, il suo sgomento davanti al sangue, le sue lagrime e i suoi smarrimenti davanti al rogo, il suo desiderio di conforto, il suo grido disperato tra le fiamme........
C' è da augurarsi che le ricerche di Greenblatt non abbiano un seguito, ma poiché tutto è possibile, forse un giorno ascolteremo altre ipotesi, altre tesi... sulla stessa lunghezza d’onda. La storia perderà una sua splendida eroina e gli studiosi dovranno rassegnarsi, chissà, a vedere un giorno o 1’altro l’ immagine della fanciulla di Donrèmy, con 1' armatura donatale dal re e il suo bianco vessillo, sui manifesti di qualche raduno gay.

MARGHERITA DI MATTIA SANTOCONO
Maggio 2010

 

 

 

Questa volta l’attività di “Spigolando, spigolando” ha portato MARGHERITA DI MATTIA SANTOCONO ad imbattersi in uno scritto di un biologo il quale, applicando la sua scienza a dei fatti storici, aveva tirato fuori una sua bizzarra teoria sulla più celebrata eroina francese.
L’Autrice confuta tale tesi, facendo rivivere nella sua integrità il personaggio di Giovanna d’Arco.
 

DUEMILA E PIU' - 15 maggio 2010

 

 

Piazza Scala News - giugno 2010