Le strade portano sempre in un posto. Anche i treni portano
sempre in un posto. Se ciò non accadesse non avrebbero alcuna
funzione.
Convinto di questo, Rudy non fece troppi calcoli quando imboccò
la porta di casa e si trovò solo soletto su un tratto del
raccordo anulare, che si snodava a perdita d'occhio, in un
andare curvilineo tutto da scoprire. Mai si era azzardato a
sfidare il pericolo in quel modo e probabilmente nessuno lo
aveva fatto prima di lui, perciò si tenne sulla corsia
d'emergenza, addossato al guardrail, con un piccolo tremito, ma
deciso ad andare avanti, spostando sovente il fardello delle
provviste e della biancheria di ricambio da una spalla
all'altra.
Lo accompagnava un cielo terso e un venticello di quelli che
spazzano il cielo.
Poiché era giovane e in buona salute aveva stabilito che una
strada trasporta meglio di un treno, soprattutto evitando di
irritarti con lo sferragliare delle ruote. Metro dopo metro una
strada conduce al luogo che si vuole raggiungere mentre si
guarda il paesaggio e senza sganciare un soldo.
Considerò che la modesta capacità di spostamento dei passi umani
permette in tutta calma di seguire una lucertola, qualora se ne
abbia voglia, o anche ad un cane di accodarsi. In due poi,
qualora il cane decidesse appunto di seguire un altro randagio,
che si fa portare da gambe robuste e dalla propria ispirazione,
a nord quanto a sud, orientandosi con gli astri o andando a
caso, magari fischiettando o zufolando, alla fine quest'ultimo
arriva alla meta appagato e con gli occhi colmi di stupore.
In poche parole, neanche affrontando un'impresa di esito
incerto, Rudy smetteva di badare al rigoglio della vegetazione,
ai passeracei che beccavano a una spanna da lui nella
vegetazione ondulata e al ruscello che costeggiava la montagna,
tutto preso a levigare i ciottoli e coperto da un oscuro
fogliame dietro il quale baluginava l'argento dell'acqua.
Le macchine intanto sgommavano alla sua destra senza rallentare
come se non vedessero affatto un tizio che metteva a repentaglio
la sua incolumità per andare chissà dove. Nessuno che si facesse
carico di quella follia per riportarla su una strada
collaterale.
Ma Rudy aveva i suoi motivi per andarsene a zonzo. Pur senza
essersi mosso mai dal recinto che conteneva la sua solitudine,
la casa con la fattoria e la stalla e la fetta di cielo a sua
disposizione, ipotizzava che, da qualunque parte lo si affronti,
il mondo ha di che mettersi in mostra e volentieri ti tiene
compagnia con la sua esuberanza mentre vai per i fatti tuoi. La
natura, a suo parere, serviva a chi avesse un grammo di sale in
zucca uno spettacolo incomparabile, capace di sanare persino da
una febbre o da un'indigestione. Ogni volta che era stato male
non aveva fatto altro che stendersi sulla nuda terra e aspettare
che la pioggia lo lavasse da ogni problema.
A suo avviso, insomma, non era necessario essere un poeta per
farsi consolare da un tramonto o dalla grande famiglia animale e
vegetale e soleva ripetere ad alta voce che in fondo siamo una
cosa sola. Avendo avuto come unico interlocutore se stesso,
l'argomentare di Rudy era sempre simile a questo, alquanto
originale e inconsueto, se non proprio eccentrico.
Insomma viveva in armonia, o meglio si era sempre sentito
appagato fino a che avevano preso a entrargli in testa tante
simultanee considerazioni. Un improvviso senso di vuoto e di
inconcludenza, infatti, gli era piombato addosso negli ultimi
tempi, da quando, una mattina, mentre si radeva dal viso un
pelame irruente e selvatico si vide nello specchio del bagno
vecchio e incartapecorito, come sarebbe diventato probabilmente
di lì a cent'anni. Mai la sua vita gli era parsa tanto sterile e
insoddisfacente, al punto che un bel taglio si insinuò tra la
narice e la bocca e il sangue si affacciò tra i lembi
cominciando a
colare sul petto.
-Cosa sto facendo? si domandò riferendosi non al taglio ma alla
sua vita senza soddisfazioni.
Nemmeno una cavalla che aveva figliato in quei giorni riuscì a
riconciliarlo col suo umore. Guardò nell'aia il puledro che
scalciava all'aria con la sua esuberanza e si sentì ancora più
vulnerabile e solo.
Alle soglie della maturità, Rudy, avvertì, insomma, l'urgenza di
condividere i pensieri, e le successive parole che li esprimono,
con un proprio simile e non solo con le bestie e la natura. Rudy
arrivò a convincersi che lungo una delle mille strade del mondo
avrebbe trovato qualcuno che finalmente lo amasse e lo
accettasse per quello che era, un po' lento, il passo sghembo e
gli occhi così distanti che mettevano a fuoco solo con grande
sforzo. Persino le sue mani callose chiedevano una carezza da un
po' di tempo. Si sentì piccolo e smarrito, anche sotto il manto
della notte.
Divenne quella analisi un'idea ossessiva, come un dito ruvido
che si accanisse su una ferita, chiudendolo in una tale
tristezza che lo distoglieva persino dal lavoro.
Devo trovare ad ogni costo, mormorò, chi è disposto ad
accogliere uno come me, con limiti e difetti perché il peso
della vita, che poi è il peso della propria morte, ad un certo
punto non lo si può portare da soli.
A sua volta avrebbe fatto l'impossibile per ricambiare chi si
fosse accorto di lui. Gli mancava un affetto, in modo istintivo
come ogni cosa iscritta nel profondo, benché non sapesse dargli
un nome.
Rudy parlava di ciò ad alta voce come tutte le persone che
vivono sole: sperava di svegliarsi guarito, ma, per quanto si
sforzasse, finiva per ritrovarsi impegolato nelle medesime
considerazioni. I suoi genitori se ne erano andati tanto presto
da portare via i ricordi del tempo comune, ma anche a lui
toccava per giustizia una piccola dose di felicità. Doveva solo
cercarla, abbandonando il suo paradiso privato dove la pecora
belava e un vitello muggiva, ma nessuno di essi era capace di
condividere la sua meraviglia quando la mattina si alzava e
scorgeva il miracolo di un nuovo giorno intorno a sé. Non
avevano il dono della parola purtroppo e per la prima volta mise
in dubbio che fossero capaci di intenderlo quando raccontava
loro i suoi dubbi.
I buoni presentimenti prevalsero sulla prudenza e nel giro di
una settimana, dopo alcune notti agitate, Rudy fu pronto a
incamminarsi verso una donna da amare con tutto se stesso o
almeno verso un confidente, col quale studiare l'apparato delle
costellazioni che copre la vita degli uomini.
Poiché anche lui aveva capito come gira il mondo, sperava di
imbattersi in una persona non infarcita di luoghi comuni, di
quelle che parlano senza dir nulla, non corrotta dalle
convenzioni o celata dai tanti tabarri e velami coi quali molti
scelgono di camuffarsi, e quindi per buon auspicio s'incamminò
dalla parte contraria al sole, verso nord.
-Accidenti! disse avviandosi. Che io sia maledetto se non cerco
un amico diritto come il mio pollice.
Andava avanti già da molte ore e ancora stava lì a domandarsi
come e perché i suoi ragionamenti avessero preso quella strana
piega. Si ricordò che alcune settimane prima, mentre lavava come
al solito la sua unica camicia che poi metteva ad asciugare
sull'impalcatura della sua unica sedia prima di andare a
dormire, gli venne da riflettere che agli esseri umani non basta
avere lo stomaco pieno e un lavoro che piace, hanno bisogno di
capire come gira il mondo, come mai i corpi celesti si ritrovano
ogni sera allo stesso posto, con una stella che brilla più delle
altre, forse per fare compagnia. Eppure tanta grazia era
inutile, almeno finché avesse continuato a goderla da solo e da
solo si fosse posto quelle domande conturbanti e senza risposte.
Per esempio non era riuscito a spiegarsi perché gli esseri umani
dalla notte dei tempi godano a farsi la guerra a prosciugare un
pozzo ad avvelenare un raccolto lasciando dietro di sé praterie
sterili e miseria.
Ci deve essere una ragione per la cattiveria, pensava
accalorandosi e soffrendo.
A restare a lungo così concentrato finì col diventare ancora più
malinconico. I piedi arrancavano sul raccordo anulare non per la
stanchezza ma per il groppo alla gola. Sentì affranto il peso
della sua testa carica di ansia. Gli mancava più che mai
qualcuno che afferrasse le sue idee prima che egli stesso le
concepisse e a questo punto, sconfortato, non ce la fece a dare
una sbirciatina, come soleva fare, alla trapunta di strass che
si stava coagulando sopra il suo capo, dopo l'imbrunire.
I pensieri ormai si sovrapponevano. Solo l'amore di una donna o
una sincera amicizia, riprese, danno un significato alla vita di
chi passeggia sul suo minuscolo sentiero, che crede il centro
del mondo.
Fu allora che trasalì.
-Quanto siamo stupidi noi uomini! gridò a questo punto. In
verità non si fa in tempo a morire che si perde la memoria del
nostro passaggio. Dovremmo fare bel altro che prenderci a pugni.
Persino uno tonto come lui era arrivato a capirlo.
Insomma si era innamorato senza neanche sapere di chi, perché
solo un innamorato arriva a credere di poter trovare una sorta
di doppione di sé attraverso l'accendersi dei sensi.
In un barlume di lucidità Rudy ammise che lo aveva scombussolato
proprio il mistero dell'universo femminile, abitato da creature
soavi che non si lasciano catturare e che ora tutte insieme
occhieggiavano verso di lui eccitandolo.
A Rudy stava accadendo proprio di sentire la pelle bruciare e il
ventre contrarsi e il sangue andare e venire dal cuore come la
ruspa sui granuli di una tavola di legno. Avrebbe preferito
morire piuttosto che rassegnarsi alla vita di prima.
Non era tanto ingenuo tuttavia da non immaginare che anche
persone immerse nel frastuono delle città si sentissero sperdute
e senza amore di tanto in tanto e allora si chiese come potesse
accadere che gli uomini che nascono candidi e leggeri e fatti
per volersi bene, finissero per separarsi e bivaccare ciascuno
nei propri guai, trattenendo tra le labbra le parole.
Camminando forse sarebbe passato nel luogo dove s'imbrogliano le
strade, nel punto in cui i tanti compagni di viaggio, che
nascono perfetti come fiocchi di neve, si confondono, dove è più
probabile incontrare un lupo vestito da agnello. Forse, pensò,
esiste uno spazio concreto dove ci si corrompe. Voglio andare
oltre, sospirò.
Rudy non solo intendeva cercarlo, ma trovarlo e superarlo
quest'orribile posto, ma non più da solo. Bisognava che qualcuno
gli
tenesse la mano e gli facesse forza perché era quasi impossibile
affrontare l'umana follia, senza cascarci dentro a propria
volta.
Per esempio, quando si recava in paese per le spesucce e sentiva
i risolini dietro di sé sul suo avanzare scomposto, la sua
faccia anomala o un ragazzino maleducato gli lanciava un sasso,
irridendolo scemo scemo, nonostante le buone intenzioni
avvertiva rabbia e desiderio di vendetta.
Una volta per reazione aveva inveito come un invasato contro un
bambino alto un palmo che gli aveva messo lo sgambetto.
Questo voleva confessare al suo interlocutore, anzi alla sua
interlocutrice: la fuliggine che avvolge gli impulsi più
spregevoli.
La temperatura intanto si era alzata in misura notevole.
Sebbene fosse trascorso un giorno e una notte senza una sosta,
continuando la sua marcia sul raccordo anulare, Rudy appariva
rilassato, ma era una valutazione soggettiva. Il caldo afoso e
la sfacchinata lo stavano prosciugando e senza che se ne
rendesse conto i concetti già da un pezzo andavano per conto
proprio allontanandosi dalla logica: da un pezzo Rudy non era
più lucido, quasi farneticava.
Nel sole d'agosto le macchine schizzavano abbagliandolo col
riverbero delle cromature e l'asfalto pareva impregnato di olio
tanto luccicava.
Rudy si stupì di non aver mai notato quanto fosse liscia e
vellutata la striscia del raccordo anulare prima di essere
ingoiata dal tunnel, non appena cominciava l'azzurrino della
catena dei monti.
La vista era tanto dolce che cambiò idea. Una strada così ben
tenuta, si mise a riflettere, aggiustandosi il malloppo con le
sue poche cose alla fine del ramo sulla spalla sinistra, non
poteva che dirigersi in un luogo ameno, dove la gente invecchia
senza troppi malanni e una spiga matura serve a fare pane per
coloro che ne hanno bisogno. La fine della strada poteva essere
un giardino.
Lo hanno sempre predicato le Scritture, pensò Rudy, che una mano
lava l'altra e attraverso gesti di umana solidarietà si
raggiunge il regno dei cieli. Forse esisteva un territorio, a
dispetto di tutto, dove gli esseri della terra vanno e vengono
sulle strade dei quotidiani affanni ma non hanno bisogno di
leggi, vivendo come le dita di una stessa mano o anche le foglie
del medesimo albero e non si vedono in giro bambini che
somigliano ad uno sgorbio.
-In posti del genere i bambini giocano e frequentano la scuola,
disse, e quando suona l'orologio in cima alla torre, vanno
tranquilli a tavola.
Con la visione di un gruppo di bambini che giocavano a palla non
poté fare a meno di respirare risollevato.
-Ho scelto un buon momento per andare a spasso, affermò con tono
stentoreo, aprendosi tutto e guardando ancora una volta le
sfumature degradanti del rilievo.
-Qui è cominciata la mia vita, nell'innocenza, e qui intendo
terminarla.
Dalla vegetazione, era indubitabile, sarebbe sbucata una
ragazza, dai capelli lunghi, dal piede slabbrato come il suo,
con la fronte ampia e gli occhi spalancati che lo avrebbe
guarito, cingendolo con le braccia quando era stanco e con la
pazienza di raccogliere ogni suo dispiacere appoggiato sulla
terra, come a sua volta avrebbe fatto con quelli di lei, perché,
mormorò, il dolore e la solitudine sono nati prima dell'uomo.
Le allucinazioni lo incalzavano. I polpastrelli accarezzavano il
nulla e gli occhi attraversavano il suo delirio. La pelle si era
coperta di bolle, le piante dei piedi sanguinavano.
Nessuno, a suo parere, aveva mai descritto il punto esatto in
cui una strada finisce, spesso dopo aver raccolto altre sorelle,
come fa un fiume che accoglie torrenti e fiumiciattoli e perciò
la lunghezza del suo viaggio non era ancora prevedibile.
Ad un certo punto fu quasi per avvilirsi, ma si riprese. Ci
devono essere strade maestose quanto i fiumi, pensò Rudy, tanto
ampie da riempire gli occhi e l'orizzonte.
Il mistero era proprio questo: i fiumi arrivano al mare e vi si
perdono e anche le strade possiedono un'origine e una
dissoluzione. Questo pensava Rudy sbocconcellando una mela.
Non si riesce a sapere, riprese poco dopo, né dove comincia né
dove finisce una strada, ma fosse un luogo brullo o uno pieno di
alberi, arido deserto o campo coltivato, la fine di una strada
coincideva nella sua mente stravolta con un territorio come si
deve, vasto e solenne, circondato da colli, ma abbastanza
lontani da permettere al cielo di depositarsi sulla testa,
vicino e consolante.
Alla fine della strada, mormorò con un nodo alla gola, secondo
me si trova finalmente l'armonia.
Il vaneggiamento non lo lasciò e il passo si contrasse.
Continuava a blaterare. Se ci si alza la mattina già col
cervello in fiamme per le tante cose che si devono concludere,
quando si arriva alla meta finalmente ci si mette a girarsi i
pollici perché il tempo basta per fare tutto senza fretta e poi
s'indugia a dividere con gli altri le proprie opinioni e anche
il resto avviene come il miracolo del pane e dei pesci. Questo
s'immaginava quella mattina Rudy del tutto sconclusionato.
Non vedeva quasi più, accecato dal sole, con le labbra
screpolate e il fiotto di sciocchezze che continuava a
depositare nell'aria per non sentirsi troppo solo.
All'imbrunire gli sembrò di essere ancora allo stesso posto,
proprio come quando, nella sua fattoria, ogni giorno
corrispondeva a tutti quelli che lo avevano preceduto. Per
fermarsi dovette ingaggiare una vera lotta con se stesso, tale
era l'ansia di proseguire, pur con le articolazioni liquefatte.
Si accorse che aveva portato pane e nessun companatico, ma si
trovava in un campo di prugne, piccole e succose e ne mangiò
fino a scoppiare. Un sonno brevissimo si empì di sogni rosei.
Si rimise in cammino con gli uccelli la mattina seguente, ma di
nuovo non seppe orizzontarsi. Le montagne restavano allo stesso
punto e la strada sempre deserta.
Verso mezzogiorno, però, alzando gli occhi, si accorse che un
uomo veniva verso di lui, dallo stesso lato ed ebbe un sussulto,
perché era davvero curioso che un altro pazzo rischiasse di
finire massacrato dalle gomme di un'auto.
Appena furono vicini Rudy speranzoso domando:
-Mi darebbe un'indicazione?
L'altro passò oltre senza neanche rispondergli.
Sconcertato si domandò quante volte lo avesse già incontrato,
perché gli parve di conoscerlo, con gli occhi distanti, il naso
camuso.
Sembrava si specchiasse.
Fortuna Della Porta
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