NONSENSO

Da LABIRINTI di Fortuna Della Porta

 

Le strade portano sempre in un posto. Anche i treni portano sempre in un posto. Se ciò non accadesse non avrebbero alcuna funzione.
Convinto di questo, Rudy non fece troppi calcoli quando imboccò la porta di casa e si trovò solo soletto su un tratto del raccordo anulare, che si snodava a perdita d'occhio, in un andare curvilineo tutto da scoprire. Mai si era azzardato a sfidare il pericolo in quel modo e probabilmente nessuno lo aveva fatto prima di lui, perciò si tenne sulla corsia d'emergenza, addossato al guardrail, con un piccolo tremito, ma deciso ad andare avanti, spostando sovente il fardello delle provviste e della biancheria di ricambio da una spalla all'altra. 
Lo accompagnava un cielo terso e un venticello di quelli che spazzano il cielo.
Poiché era giovane e in buona salute aveva stabilito che una strada trasporta meglio di un treno, soprattutto evitando di irritarti con lo sferragliare delle ruote. Metro dopo metro una strada conduce al luogo che si vuole raggiungere mentre si guarda il paesaggio e senza sganciare un soldo.
Considerò che la modesta capacità di spostamento dei passi umani permette in tutta calma di seguire una lucertola, qualora se ne abbia voglia, o anche ad un cane di accodarsi. In due poi, qualora il cane decidesse appunto di seguire un altro randagio, che si fa portare da gambe robuste e dalla propria ispirazione, a nord quanto a sud, orientandosi con gli astri o andando a caso, magari fischiettando o zufolando, alla fine quest'ultimo arriva alla meta appagato e con gli occhi colmi di stupore.
In poche parole, neanche affrontando un'impresa di esito incerto, Rudy smetteva di badare al rigoglio della vegetazione, ai passeracei che beccavano a una spanna da lui nella vegetazione ondulata e al ruscello che costeggiava la montagna, tutto preso a levigare i ciottoli e coperto da un oscuro fogliame dietro il quale baluginava l'argento dell'acqua.
Le macchine intanto sgommavano alla sua destra senza rallentare come se non vedessero affatto un tizio che metteva a repentaglio la sua incolumità per andare chissà dove. Nessuno che si facesse carico di quella follia per riportarla su una strada collaterale.
Ma Rudy aveva i suoi motivi per andarsene a zonzo. Pur senza essersi mosso mai dal recinto che conteneva la sua solitudine, la casa con la fattoria e la stalla e la fetta di cielo a sua disposizione, ipotizzava che, da qualunque parte lo si affronti, il mondo ha di che mettersi in mostra e volentieri ti tiene compagnia con la sua esuberanza mentre vai per i fatti tuoi. La natura, a suo parere, serviva a chi avesse un grammo di sale in zucca uno spettacolo incomparabile, capace di sanare persino da una febbre o da un'indigestione. Ogni volta che era stato male non aveva fatto altro che stendersi sulla nuda terra e aspettare che la pioggia lo lavasse da ogni problema.
A suo avviso, insomma, non era necessario essere un poeta per farsi consolare da un tramonto o dalla grande famiglia animale e vegetale e soleva ripetere ad alta voce che in fondo siamo una cosa sola. Avendo avuto come unico interlocutore se stesso, l'argomentare di Rudy era sempre simile a questo, alquanto originale e inconsueto, se non proprio eccentrico.
Insomma viveva in armonia, o meglio si era sempre sentito appagato fino a che avevano preso a entrargli in testa tante simultanee considerazioni. Un improvviso senso di vuoto e di inconcludenza, infatti, gli era piombato addosso negli ultimi tempi, da quando, una mattina, mentre si radeva dal viso un pelame irruente e selvatico si vide nello specchio del bagno vecchio e incartapecorito, come sarebbe diventato probabilmente di lì a cent'anni. Mai la sua vita gli era parsa tanto sterile e insoddisfacente, al punto che un bel taglio si insinuò tra la narice e la bocca e il sangue si affacciò tra i lembi cominciando a
colare sul petto.
-Cosa sto facendo? si domandò riferendosi non al taglio ma alla sua vita senza soddisfazioni.
Nemmeno una cavalla che aveva figliato in quei giorni riuscì a riconciliarlo col suo umore. Guardò nell'aia il puledro che scalciava all'aria con la sua esuberanza e si sentì ancora più vulnerabile e solo.
Alle soglie della maturità, Rudy, avvertì, insomma, l'urgenza di condividere i pensieri, e le successive parole che li esprimono, con un proprio simile e non solo con le bestie e la natura. Rudy arrivò a convincersi che lungo una delle mille strade del mondo avrebbe trovato qualcuno che finalmente lo amasse e lo accettasse per quello che era, un po' lento, il passo sghembo e gli occhi così distanti che mettevano a fuoco solo con grande sforzo. Persino le sue mani callose chiedevano una carezza da un po' di tempo. Si sentì piccolo e smarrito, anche sotto il manto della notte.
Divenne quella analisi un'idea ossessiva, come un dito ruvido che si accanisse su una ferita, chiudendolo in una tale tristezza che lo distoglieva persino dal lavoro.
Devo trovare ad ogni costo, mormorò, chi è disposto ad accogliere uno come me, con limiti e difetti perché il peso della vita, che poi è il peso della propria morte, ad un certo punto non lo si può portare da soli.
A sua volta avrebbe fatto l'impossibile per ricambiare chi si fosse accorto di lui. Gli mancava un affetto, in modo istintivo come ogni cosa iscritta nel profondo, benché non sapesse dargli un nome.
Rudy parlava di ciò ad alta voce come tutte le persone che vivono sole: sperava di svegliarsi guarito, ma, per quanto si sforzasse, finiva per ritrovarsi impegolato nelle medesime considerazioni. I suoi genitori se ne erano andati tanto presto da portare via i ricordi del tempo comune, ma anche a lui toccava per giustizia una piccola dose di felicità. Doveva solo cercarla, abbandonando il suo paradiso privato dove la pecora belava e un vitello muggiva, ma nessuno di essi era capace di condividere la sua meraviglia quando la mattina si alzava e scorgeva il miracolo di un nuovo giorno intorno a sé. Non avevano il dono della parola purtroppo e per la prima volta mise in dubbio che fossero capaci di intenderlo quando raccontava loro i suoi dubbi.
I buoni presentimenti prevalsero sulla prudenza e nel giro di una settimana, dopo alcune notti agitate, Rudy fu pronto a incamminarsi verso una donna da amare con tutto se stesso o almeno verso un confidente, col quale studiare l'apparato delle costellazioni che copre la vita degli uomini.
Poiché anche lui aveva capito come gira il mondo, sperava di imbattersi in una persona non infarcita di luoghi comuni, di quelle che parlano senza dir nulla, non corrotta dalle convenzioni o celata dai tanti tabarri e velami coi quali molti scelgono di camuffarsi, e quindi per buon auspicio s'incamminò dalla parte contraria al sole, verso nord.
-Accidenti! disse avviandosi. Che io sia maledetto se non cerco un amico diritto come il mio pollice.
Andava avanti già da molte ore e ancora stava lì a domandarsi come e perché i suoi ragionamenti avessero preso quella strana piega. Si ricordò che alcune settimane prima, mentre lavava come al solito la sua unica camicia che poi metteva ad asciugare sull'impalcatura della sua unica sedia prima di andare a dormire, gli venne da riflettere che agli esseri umani non basta avere lo stomaco pieno e un lavoro che piace, hanno bisogno di capire come gira il mondo, come mai i corpi celesti si ritrovano ogni sera allo stesso posto, con una stella che brilla più delle altre, forse per fare compagnia. Eppure tanta grazia era inutile, almeno finché avesse continuato a goderla da solo e da solo si fosse posto quelle domande conturbanti e senza risposte.
Per esempio non era riuscito a spiegarsi perché gli esseri umani dalla notte dei tempi godano a farsi la guerra a prosciugare un pozzo ad avvelenare un raccolto lasciando dietro di sé praterie sterili e miseria.
Ci deve essere una ragione per la cattiveria, pensava accalorandosi e soffrendo.
A restare a lungo così concentrato finì col diventare ancora più malinconico. I piedi arrancavano sul raccordo anulare non per la stanchezza ma per il groppo alla gola. Sentì affranto il peso della sua testa carica di ansia. Gli mancava più che mai qualcuno che afferrasse le sue idee prima che egli stesso le concepisse e a questo punto, sconfortato, non ce la fece a dare una sbirciatina, come soleva fare, alla trapunta di strass che si stava coagulando sopra il suo capo, dopo l'imbrunire.
I pensieri ormai si sovrapponevano. Solo l'amore di una donna o una sincera amicizia, riprese, danno un significato alla vita di chi passeggia sul suo minuscolo sentiero, che crede il centro del mondo. 
Fu allora che trasalì.
-Quanto siamo stupidi noi uomini! gridò a questo punto. In verità non si fa in tempo a morire che si perde la memoria del nostro passaggio. Dovremmo fare bel altro che prenderci a pugni. Persino uno tonto come lui era arrivato a capirlo.
Insomma si era innamorato senza neanche sapere di chi, perché solo un innamorato arriva a credere di poter trovare una sorta di doppione di sé attraverso l'accendersi dei sensi.
In un barlume di lucidità Rudy ammise che lo aveva scombussolato proprio il mistero dell'universo femminile, abitato da creature soavi che non si lasciano catturare e che ora tutte insieme occhieggiavano verso di lui eccitandolo.
A Rudy stava accadendo proprio di sentire la pelle bruciare e il ventre contrarsi e il sangue andare e venire dal cuore come la ruspa sui granuli di una tavola di legno. Avrebbe preferito morire piuttosto che rassegnarsi alla vita di prima.
Non era tanto ingenuo tuttavia da non immaginare che anche persone immerse nel frastuono delle città si sentissero sperdute e senza amore di tanto in tanto e allora si chiese come potesse accadere che gli uomini che nascono candidi e leggeri e fatti per volersi bene, finissero per separarsi e bivaccare ciascuno nei propri guai, trattenendo tra le labbra le parole.
Camminando forse sarebbe passato nel luogo dove s'imbrogliano le strade, nel punto in cui i tanti compagni di viaggio, che nascono perfetti come fiocchi di neve, si confondono, dove è più probabile incontrare un lupo vestito da agnello. Forse, pensò, esiste uno spazio concreto dove ci si corrompe. Voglio andare oltre, sospirò.
Rudy non solo intendeva cercarlo, ma trovarlo e superarlo quest'orribile posto, ma non più da solo. Bisognava che qualcuno gli
tenesse la mano e gli facesse forza perché era quasi impossibile affrontare l'umana follia, senza cascarci dentro a propria volta.
Per esempio, quando si recava in paese per le spesucce e sentiva i risolini dietro di sé sul suo avanzare scomposto, la sua faccia anomala o un ragazzino maleducato gli lanciava un sasso, irridendolo scemo scemo, nonostante le buone intenzioni avvertiva rabbia e desiderio di vendetta.
Una volta per reazione aveva inveito come un invasato contro un bambino alto un palmo che gli aveva messo lo sgambetto.
Questo voleva confessare al suo interlocutore, anzi alla sua interlocutrice: la fuliggine che avvolge gli impulsi più spregevoli.
La temperatura intanto si era alzata in misura notevole.
Sebbene fosse trascorso un giorno e una notte senza una sosta, continuando la sua marcia sul raccordo anulare, Rudy appariva rilassato, ma era una valutazione soggettiva. Il caldo afoso e la sfacchinata lo stavano prosciugando e senza che se ne rendesse conto i concetti già da un pezzo andavano per conto proprio allontanandosi dalla logica: da un pezzo Rudy non era più lucido, quasi farneticava.
Nel sole d'agosto le macchine schizzavano abbagliandolo col riverbero delle cromature e l'asfalto pareva impregnato di olio tanto luccicava.
Rudy si stupì di non aver mai notato quanto fosse liscia e vellutata la striscia del raccordo anulare prima di essere ingoiata dal tunnel, non appena cominciava l'azzurrino della catena dei monti.
La vista era tanto dolce che cambiò idea. Una strada così ben tenuta, si mise a riflettere, aggiustandosi il malloppo con le sue poche cose alla fine del ramo sulla spalla sinistra, non poteva che dirigersi in un luogo ameno, dove la gente invecchia senza troppi malanni e una spiga matura serve a fare pane per coloro che ne hanno bisogno. La fine della strada poteva essere un giardino.
Lo hanno sempre predicato le Scritture, pensò Rudy, che una mano lava l'altra e attraverso gesti di umana solidarietà si raggiunge il regno dei cieli. Forse esisteva un territorio, a dispetto di tutto, dove gli esseri della terra vanno e vengono sulle strade dei quotidiani affanni ma non hanno bisogno di leggi, vivendo come le dita di una stessa mano o anche le foglie del medesimo albero e non si vedono in giro bambini che somigliano ad uno sgorbio.
-In posti del genere i bambini giocano e frequentano la scuola, disse, e quando suona l'orologio in cima alla torre, vanno tranquilli a tavola. 
Con la visione di un gruppo di bambini che giocavano a palla non poté fare a meno di respirare risollevato.
-Ho scelto un buon momento per andare a spasso, affermò con tono stentoreo, aprendosi tutto e guardando ancora una volta le sfumature degradanti del rilievo.
-Qui è cominciata la mia vita, nell'innocenza, e qui intendo terminarla.
Dalla vegetazione, era indubitabile, sarebbe sbucata una ragazza, dai capelli lunghi, dal piede slabbrato come il suo, con la fronte ampia e gli occhi spalancati che lo avrebbe guarito, cingendolo con le braccia quando era stanco e con la pazienza di raccogliere ogni suo dispiacere appoggiato sulla terra, come a sua volta avrebbe fatto con quelli di lei, perché, mormorò, il dolore e la solitudine sono nati prima dell'uomo.
Le allucinazioni lo incalzavano. I polpastrelli accarezzavano il nulla e gli occhi attraversavano il suo delirio. La pelle si era coperta di bolle, le piante dei piedi sanguinavano.
Nessuno, a suo parere, aveva mai descritto il punto esatto in cui una strada finisce, spesso dopo aver raccolto altre sorelle, come fa un fiume che accoglie torrenti e fiumiciattoli e perciò la lunghezza del suo viaggio non era ancora prevedibile.
Ad un certo punto fu quasi per avvilirsi, ma si riprese. Ci devono essere strade maestose quanto i fiumi, pensò Rudy, tanto ampie da riempire gli occhi e l'orizzonte.
Il mistero era proprio questo: i fiumi arrivano al mare e vi si perdono e anche le strade possiedono un'origine e una dissoluzione. Questo pensava Rudy sbocconcellando una mela.
Non si riesce a sapere, riprese poco dopo, né dove comincia né dove finisce una strada, ma fosse un luogo brullo o uno pieno di alberi, arido deserto o campo coltivato, la fine di una strada coincideva nella sua mente stravolta con un territorio come si deve, vasto e solenne, circondato da colli, ma abbastanza lontani da permettere al cielo di depositarsi sulla testa, vicino e consolante.
Alla fine della strada, mormorò con un nodo alla gola, secondo me si trova finalmente l'armonia.
Il vaneggiamento non lo lasciò e il passo si contrasse.
Continuava a blaterare. Se ci si alza la mattina già col cervello in fiamme per le tante cose che si devono concludere, quando si arriva alla meta finalmente ci si mette a girarsi i pollici perché il tempo basta per fare tutto senza fretta e poi s'indugia a dividere con gli altri le proprie opinioni e anche il resto avviene come il miracolo del pane e dei pesci. Questo s'immaginava quella mattina Rudy del tutto sconclusionato.
Non vedeva quasi più, accecato dal sole, con le labbra screpolate e il fiotto di sciocchezze che continuava a depositare nell'aria per non sentirsi troppo solo.
All'imbrunire gli sembrò di essere ancora allo stesso posto, proprio come quando, nella sua fattoria, ogni giorno corrispondeva a tutti quelli che lo avevano preceduto. Per fermarsi dovette ingaggiare una vera lotta con se stesso, tale era l'ansia di proseguire, pur con le articolazioni liquefatte. Si accorse che aveva portato pane e nessun companatico, ma si trovava in un campo di prugne, piccole e succose e ne mangiò fino a scoppiare. Un sonno brevissimo si empì di sogni rosei.
Si rimise in cammino con gli uccelli la mattina seguente, ma di nuovo non seppe orizzontarsi. Le montagne restavano allo stesso punto e la strada sempre deserta.
Verso mezzogiorno, però, alzando gli occhi, si accorse che un uomo veniva verso di lui, dallo stesso lato ed ebbe un sussulto, perché era davvero curioso che un altro pazzo rischiasse di finire massacrato dalle gomme di un'auto.
Appena furono vicini Rudy speranzoso domando:
-Mi darebbe un'indicazione?
L'altro passò oltre senza neanche rispondergli.
Sconcertato si domandò quante volte lo avesse già incontrato, perché gli parve di conoscerlo, con gli occhi distanti, il naso camuso.
Sembrava si specchiasse.


Fortuna Della Porta

 

 

 

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Piazza Scala News - giugno 2010