Sulle tracce di Erik il Rosso - All'origine della vita

Appunti di viaggio - terza puntata

 

   Testo e fotografie di Filippo Furia   
 

 

 

Buon compleanno vecio, me lo dico da solo, me lo ricordano tutti, qualcuno con malizia, me lo dicono gli dei che per oggi hanno scelto di vestire il mattino di abiti molto particolari, agli ampi squarci di azzurro nel cielo seguono zone ancora con grandi nuvolosi, ma stavolta bianchi, di quelli decorativi quasi, di quelli che non promettono pioggia, giù la baia si è ulteriormente riempita di ghiacci entrati nella notte, spinti dalla corrente e dal vento, e in più sbuffi di nebbia diffusa (ma sembrano più nuvole basse) che avvolgono ancora il villaggio. Che magnifico spettacolo! Non c’è tempo per altre considerazioni di scenario, perchè bisogna affrettarsi, oggi è giorno di traversata, bisogna fare colazione, preparare i lunch box, raggiungere il punto d’imbarco al Base camp, caricare i bagagli e partire. Lungo lo stradone, in discesa, nella fresca aria del mattino rimbalzano le parole di Emilia, che, passando davanti all’eliporto, si lacera nel dilemma se partire o restare, questa è la sua ultima occasione, con un pizzico di cattiveria glielo facciamo notare un pò tutti. Ma quando le barche prendono il largo, ognuno di noi dimentica ansie e preoccupazioni, si ritrova in un mondo incantato con il vento che ancora sembra una carezza, carezza che diventa forse un pò meno dolce appena lasciamo la baia di re Oskar ed entriamo in mare aperto, dove non c’è tempo per pensare al vento, perchè da qui si aprono le sale di un grande museo naturale, la galeria de los glaciares, fatta di icebergs abbastanza grandi, che sembrano immobili, quasi dei quadri attaccati alle pareti azzurre del mare. Anche le rocce lungo la costa contribuiscono ad accrescere l’aspetto cromatico incredibile, rilanciando strane colorazioni ora rosse ora grigie ora gialline, frutto delle concrezioni prodottesi nel tempo . Stiamo ora entrando nel fiordo di Sermiliq, i ghiacci diventano ancora più diffusi e gli icebergs anche più grandi, alcuni ghiacci ci rimandano le forme strane che il lento lavoro della natura ha prodotto, figure opalescenti, quasi meraviglie di cristallo. Imbocchiamo ora un piccolo ramo laterale, arriviamo ad Ikateq, il villaggio dell’uomo solo, è impressionante come qui si riesca a dare comunque significato alla vita, qualche rastrelliera per l’essiccazione del pesce, non più di una decina di casette colorate in legno e una chiesetta, questa è Ikateq. Quando sbarchiamo, ci accoglie un lacerante pianto di bimbo, laggiù c’è l’uomo del villaggio che sta sezionando in porzioni una foca, verranno buone quest’inverno, poi un cane, l’immancabile compagno di questa gente, bellissimo, buonissimo, pelosissimo; tutto qui! Saliamo sul punto più alto e da quassù lo spettacolo è grandioso, godiamo di una prospettiva molto ampia del meraviglioso fiordo Sermiliq e le nostro macchine fotografiche si riscaldano presto. E’ qui che facciamo il nostro tappa-pappa, c’è ora un caldo sole tutto da godere, c’è una vista stupenda, c’è tanto silenzio e pace, un punto relax eccellente prima dell’ultimo balzo verso il fiordo Petersen .Ci rituffiamo nel nostro grande gelato che ora sembra alla menta, ora al mirtillo, ora alla panna, navighiamo con la nostra fantasia nella fantasia espressa dalla natura, laggiù una grande piattaforma, è un gran pezzo di pack, dove manca solo nanoq, il grande orso bianco, poi pieghiamo verso sinistra imboccando un ramo latrale del fiordo, entriamo nel Johan Petersen fiord, la nostra meta, là dove monteremo il nostro campo proprio di fronte ad un grande ghiacciaio. Già, montare il campo, detto così sembra facile, peccato che c’è prima un piccolo particolare, bisogna scaricare i materiali e i bagagli dalla barca e portarli sul pianoro, saltando sulla scogliera, poi bisogna montare la tenda madre e poi infine i nostri piccoli igloo, pensare a tutti questi poi mette quasi l’angoscia, fare tutte queste cose non è uno scherzo, ma neanche trascendentale, pensierino trasportando i bagagli: se solo avessimo portato qualcosa in meno......! Mentre montiamo le nostre tende, quindi con il lavoro già quasi tutto fatto, nel grande silenzio del fiordo si avverte il ronzio di motori di barche, oddio!, possibile che il posto così meravigliosamente isolato si trasformi tanto da diventare quasi come una affollata spiaggia della Riviera romagnola?, niente paura,nessuna violenza alla nostra voglia di solitudine, sono solo barche che hanno recuperato altri gruppi e che ci portano l’ex audax Silvano. Rapida stretta di mano, qualche pensiero malizioso di qualcuno che mal giudica il tempismo di arrivare ormai a cose fatte (una mano in più avrebbe fatto comodo), ma basta poco per capire che il nostro nuovo compagno di viaggio non ha per ora alcuna voglia di parlare, di integrarsi al meglio, di socializzare, insomma per farla breve é incazzato come una biscia e subito si isola con il suo dolore per montare la sua tenda, mentre continua a ripetere, come un mantra, la formula: mi ero preparato…ero pronto! Il campo ha preso la sua forma, ci si sistema, si volge lo sguardo in giro godendo dei panorami, ciascuno preferendo farlo in solitudine con il filo dei suoi pensieri, è un momento assoluto di “paix pour l’ame et plaisr pour les yeux”, è il momento del grande silenzio. C’è un torrente a ridosso del campo che scende tumultuoso giù dal monte, sembra quasi fare da sommesso commento musicale, monocorde forse, se non fosse anche per quegli strani crepitii che giungono dal ghiacciaio, cui spesso seguono i cupi boati dei crolli. E’ la festa patronale del Petersen, uno spettacolo pirotecnico con tanto di banda musicale e mille lampadine colorate sul mare, dove gli icebergs cominciano ad assumere, sempre più accentuati dal calare del sole, colori e sfumature diverse. Mentre con il binocolo si coglie un altro momento altamente spettacolare, troviamo un punto là sopra il ghiacciaio dove ha inizio l’ innlandis, la grande calotta polare. Dalla cucina cominciano ad arrivare stuzzicanti profumi, la pappa è pronta, è giunto il momento di …meno poesia e più prosa, Andrea ha preparato un ottimo risotto alle verdure, che. mangiato qui, dove non si coltiva neanche un cavolo, ha un sapore aggiunto particolare, a seguire eccellenti e gustose trote salmonate fresche, quindi niente a che vedere con i nostri abituali prodotti surgelati o di allevamento, patate saltate veramente appetitose e poi birra e poi ancora.....tanti auguri Filippo, questi sono i poi poi che più mi piacciono, con cicchetti vari a go-go e cioccolata, ahimè fondente, quella che amo, ma che il lavoro del mio dentista non consente. Siamo ormai verso il tramonto, nel senso che il grande disco solare sta scomparendo dietro le montagne, nei quattro passi del dopo cena ci ritroviamo tutti su una punta del fiordo a goderci lo spettacolo, forse può apparire come una ripetizione il sottolineare la maestosità del luogo, del silenzio, le sfumature infinite dei colori che in quest’ora pastellano ancora di più l’insieme con un’esaltazione nei rosati riflessi rimandati dalle rocce, ma la perdonerete, comprendendo, avendola condivisa, la grande emozione di questo momento. Come dissero i poeti “è l’ora che volge....e ai naviganti intenerisce il core... il naufragar mi è dolce in questo mare”, è la mia buonanotte.

 

Continua

 

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Piazza Scala News - maggio 2010