Essere genoano
E’ sabato mattina dell’11
aprile 2009 manca ancora qualche ora a Genoa- Iuventus
e, nell’attesa,faccio qualche riflessione sull’attuale
campionato di calcio.
Prendiamola alla larga: per tanta gente, se non per
tutti, questi sono tempi duri e difficili, dominati
dalla preoccupazione se non anche dalla paura: di
perdere il lavoro, di non riuscire a pagare la rata del
mutuo ecc…
In questo quadro, la speranziella di vedere, del tutto
inaspettatamente, il mio Genoa arrivare a giocarsi la
Champions League l’anno prossimo era, per i
trentaduemila genoani che si apprestavano a riempire
“Marassi”, un aiuto, anche se piccolo, a campare.”Megiu
che ninte, majiu vegiu” *
L’idea che il Genoa potesse incontrare Real Madrid,
Manchester o Barça con i tre punti in palio
rappresentava perciò una lucina nel panorama fosco del
presente, un bel sogno da vivere e condividere tutti
insieme.
Ore 20,30 comincia la partita. Bella, avvincente,
palpitante. Il Grifo vola,gioca un calcio brioso e
spettacolare va in vantaggio si fa rimontare,va ancora
in vantaggio e poi a 8 minuti dalla fine il pareggio
della iuve. Sembra un risultato equo,ma non per i
tifosi, che riempiono lo stadio di un incitamento così
imperioso e perentorio che si riesce a cogliere anche
per chi,come me, stava purtroppo in poltrona davanti ad
un vetusto televisore a valvole.
Ma ecco che lo sport diventa anche maestro di vita:
mai arrendersi lottare fino a che c’è speranza.
42° del secondo tempo la nostra ala Rossi s’invola
in un micidiale contropiede entra in area e scodella una
palla così invitante che Palladino ( ex di turno) non
fatica ad insaccare dopo ,però,aver bruciato sullo
scatto un difensore .E’ l’apoteosi per noi tifosi di
provincia battere la grande iuve ed avvicinarci al
sogno di cui parlavo prima. La partita finisce ed anche
gli avversari con cavalleria ammettono che si sono
trovati davanti ad una “grande squadra”.
A questo punto mi sono ricordato come sono diventato
genoano.
Siamo nel 1956 (avevo 10 dieci anni) giocavo al pallone
in strada,mostrando grinta e un buon tocco di
palla.,purtroppo in quell’estate mi ruppi un ginocchio
scivolando su uno scoglio .La frattura era
scomposta,dopo un lungo intervento chirurgico,passai
quaranta giorni con un ingessatura ascellare,partiva
dalla caviglia arrivando sino all’inguine.
Tolto il gesso,la mia gamba sinistra si era praticamente
atrofizzata e nonostante la giovane età riprendere il
tono muscolare fu un calvario .Qualche buona lingua
vedendomi zoppicare vistosamente e con una gamba molto
ma molto diversa dall’altra diceva:povero bambino ha
avuto la poliomelite.
Grazie alle cure di un fisioterapista in circa tre mesi
ripresi ad essere un ragazzo normale. Il fisioterapista
mi disse se avevo giocato al calcio e per chi tifavo. In
quegli anni le squadre genovesi,soprattutto il Genoa,
pedalavano sui campi della serie B, e quindi i ragazzi
della mia generazione tifavano nell’ordine: iuve, milan
ed inter.da parte mia non avevo ancora scelto.
Un pomeriggio il mio salvatore mi porta al campo Carlini
dove le nuove leve calcistiche facevano i primi
provini. Il provino consisteva in una partita in campo
ridotto ( a sette si diceva compreso il portiere).In
quel giorno si provava per i ragazzi del Genoa. Fui
vestito di tutto punto:maglia rosso/blu a
quarti,pantaloncini blu, calzettoni di lana spessa blu
con bordino rosso.
La partita era una cosa seria, botte,spintoni, qualche
parolina di troppo. Mancavano 5 minuti alla fine del
secondo tempo punteggio 2-2 ( guarda un po’, proprio
come la partita di cui sopra);io giocavo a
centrocampo;mi arriva una palla un po’ sporca al limite
dell’aria,senza pensarci troppo fiondai un tiro con una
forza impressionante,il tiro era centrale ma il portiere
fu sorpreso e la palla gonfiò la rete. Mi trovai
sommerso in un abbraccio collettivo. Il selezionatore
dopo la partita si avvicinò e disse ti segnalo come
“piccin ma bagasciu”** se i tuoi genitori acconsento
ti tesseriamo per Il Genoa.
Così diventai giocatore/tifoso per quasi 8
anni,sfiorando la convocazione per la” De
Martino”(l’attuale primavera)La vicenda stava
,quindi,diventando seria ed il mio babbo disse
no!!!!.Prima lo studio. Così smisi di giocare ad un
certo livello e diventati solo tifoso di una squadra
gloriosa sì ma sfigata,anzi sfigatissima. Per me una
sconfitta è sempre un dramma ,calcisticamente
parlando.Lottare per un posto in Europa all’inizio della
stagione sembrava inverosimile,ma è stata sufficiente
una battuta d’arresto (cfr. sconfitta in casa con la
Lazio ) e la paura ritorna e per tifosi anziani,come me,
lo spettro dell’ennesima delusione è sempre lì dietro
l’angolo. “Speremu
ben “ per il futuro.
I fantasmi si sono materializzati domenica 26 aprile
2009 :sconfitta secca a Bologna.
Poi il derby (3 maggio 2009) la mente diceva 3°
sconfitta consecutiva,il cuore ,invece, cuore di un
anziano tifoso diceva si vince….
Così è stato, anche se partita è stata troppo fallosa (
3 espulsi due per i Genoa);comunque il vecchio Grifo ha
vinto; di solito in un derby chi segna per primo vince
circostanza che si è puntualmente verificata ( le reti
del pareggio della Doria ed il vantaggio del Genoa non
erano regolari per fuori gioco). Così va il calcio......
maggio 2009
Renzo Saitta
*
meglio che niente, un marito vecchio
** piccolo ma tosto |