Ricordi al bel sole di Tripoli
Ce l’ha messa
tutta mia madre, una vita, a fare intendere alle mie sorelle
e a me che nonno non era un fascista. Era nata a Tripoli,
lei, il padre e il nonno. Da parte materna, avevano avuto i
natali in Egitto e in Marocco da almeno tre generazioni.
Flash! Racconti partiti da quel magnifico affabulatore di
nonno Umberto, per fare omaggio col nome al re, come la
sorella che si chiamava Italia: i viaggi sul Rex, i caffè di
Nizza, la bisnonna che disse no all’altare, le vergate della
maestra sulle mani per fare i “pesciolini” a tutte tranne
alla nipote reale, i matrimoni , la casbah con i martelli
che battono rame e argento, le nuotate al porto, il calesse,
feste da ballo, aromi di spezie e cuscus, Venera la balia,
gli amori degli ufficiali, la
lavandaia araba, i maltesi, corse a cavallo, il terremoto…
Ma quali colonizzatori, erano commercianti di legname gli
uni e laterizi gli altri, qualcuno prima degli anni ‘40
aveva esagerato, si narra di uno zio che conservava un
orecchio nel portafoglio staccato ad un capo arabo, il
battesimo di mia madre con Graziani come padrino, la
capacità di mio nonno cresciuto in una famiglia di atei che
nascose battesimo e comunione e poi diventò l’interprete di
Balbo…E mia madre scrisse un libro per sè e per noi di
“memorie”, con gli occhi dell’ infanzia, il diario di una
piccola italiana fuggita per sempre da Tripoli, dalla Libia:
gli inglesi bombardavano, divenne una piccola giovane
profuga, italiana.
Il riscatto avvenne a Roma quando la sua famiglia fascista,
erano in tre, ospitò in casa per un anno una famiglia di
quattro persone: erano ebrei.
Insieme alla musica che ha amato quanto le figlie e il
marito, per fortuna riposa e non vede e non sente: non ha
avuto mai voce e dignità di pubblicazione il racconto della
sua Tripoli.
Si è affannata lei e loro e tutti a farci capire quanto gli
italiani si sentivano rappresentati dal Duce, attaccati a
una radio a sentire il Verbo, sentirsi parte dell’ Italia,
sentirsi dentro.
Andò sotto il Balcone mio nonno e disse a Tripoli di
ascoltarlo: urlò prima di tutti Viva l’Italia!
Fu la liberazione, un tripudio di massa. Proseguì lei con
l’amica Renata a camminare giù verso Roma, da Monteverde per
andare al Conservatorio di Santa Cecilia, con timori non da
poco…c’erano soldati e truppe di “colore”…magari alle
faccette nere lei c’era un po’ più abituata.
Era rimasta sola a raccontare in famiglia quell’incrocio
spettacolare di arabo spagnolo francese e siciliano, la
vitalità degli italiani, il riscatto dalla vergogna
dell’occupazione e il postumo odio di Gheddafi: noi io non
capivo, non sapevo, non vedevo, non avevo mai vissuto il
disonore…E digitando oggi il suo nome , tante volte
chissà…scopro che è rimasta traccia di lei sulla rete, per
aver partecipato come oratrice ad un convegno, dal nome
emblematico: “Quasi tutto ancora da vivere” e una
presentazione di “una gustosa divagazione fantastico-poetica
sui piaceri dell’ immaginazione o, se volete su sussurri e
grida della fantasia” .
Ho ascoltato per almeno venti anni il Racconto, alternato a
quello asciutto e fatto di terra dai nonni contadini
toscani, profughi a Roma per un portierato, comunisti. Tutti
questi intimismi li avevo già chiamati Fascismo di ritorno.
Mi affanno, ci affanniamo a mostrare le Odierne Vergogne, di
una Tripoli che spedisce e ci manda, di un’ Italia che
rimanda e spedisce il Razzismo , la Mafia, il Fascismo, e
continua a campare con gli Affari internazionali.
Dicono che si comincia a superare un passato fatto di sangue
e stragi, di intolleranze e odio, che stiamo diventando
sempre più buoni e comprensivi, dicono e ancora dicono e ci
mostrano il sole dell’ Avvenire. Un presente mai diventato
così chiaro.
Ce la dicono e ce la mettono tutta per farci capire quanto
siamo comprensivi e giusti, quanto sia doveroso punire chi
sia profugo, chi scappa.
Ce la mettono tutta e pubblicano tutto, quello che possa
farci scordare, cosa significa essere umani e vivere in
Terra come tali.
Quasi tutto ancora da vivere, forse c’è una speranza per i
sussurri e le grida della fantasia.
Doriana Goracci - 10 maggio 2009 |