Erinnofilia  

  di Fernando Mazzotta 

 

 

Con questo termine viene indicato lo studio e la collezione del “francobollo chiudilettera”, senza valore postale, quindi niente a che vedere con le Erinni, personificazioni femminili della vendetta della mitologia greca. Il sostantivo composto deriva dal tedesco “erinnerung” che significa “ricordo, commemorazione” e da “filos” che in greco vuol dire “amante”.

Negli Stati Uniti i “chiudilettera” vengono comunemente chiamati “cinderella”, ma francamente non conosco l’origine di tale denominazione.

Se volessimo ricercare l’origine dei sigilli “chiudilettera” in quanto tali, nella loro funzione di attestazione della provenienza di un documento, dovremmo risalire a epoche veramente remote: già nell’antico Egitto, esistevano sigilli per l’ufficializzazione degli atti, così come negli antichi imperi cinesi.

La funzione, evidentemente, era quella di garantire non solo l’integrità del documento, ma anche di preservarne il contenuto. La ceralacca ha assolto per lungo tempo a questo scopo che ha rappresentato dal Medioevo sino all’Età moderna un fatto storico e sociale sostanzialmente immutato nella forma e nella finalità.

L’uso di grossi sigilli di carta ebbe inizio intorno al 1600 circa, in Europa: le lettere venivano munite di un vistoso sigillo di carta con stampa a secco incollato con del materiale adesivo di origine naturale che aveva il compito di tenere uniti i lembi posteriori del piego. Questo sistema si protrasse fino alla seconda metà dell’800 circa ed era invalso l’uso, da parte dei privati specialmente, di suggellare i pieghi delle corrispondenze con dei piccoli adesivi su cui veniva stampato lo stemma nobiliare o le proprie iniziali. I chiudilettera, così come noi oggi li conosciamo, compaiono intorno al 1860 e da allora hanno mutato la loro caratteristica originale per assumere il ruolo di “annunciare un evento futuro o di commemorarne uno passato “ (erinnerung), in altre parole di essere un veicolo di pubblicità e di informazione e pure di validissimo strumento per raccogliere fondi a fini sociali, politici, economici. Chi, fra noi di una certa età, non ricorda, ad esempio, le famose etichette della pluriennale campagna sanitaria nazionale “antitubercolare”?

L’erinnofilia è sempre stata considerata la sorellastra della filatelia ortodossa nonostante questi chiudilettera si siano evoluti, dopo l’introduzione della busta “affrancata”, verso le forme tipiche stesse del francobollo postale. Negli anni ’30 del secolo scorso la produzione di erinnofili è stata vastissima per essere poi pian piano dimenticata e dagli anni ’70 in poi si assiste a una costante diminuzione e utilizzo essendo venuto meno il suo carattere di uso “sociale”. Spesso, però, gli erinnofili hanno rappresentato la piattaforma naturale per sperimentare nuove tecniche di stampa prima che venissero introdotte per la produzione dei francobolli veri e propri.

Se ci limitiamo ai bolli erinnofili italiani, possiamo affermare che offrono modestissimi risvolti economici (le cifre importanti vengono investite nei francobolli). Scorrendo le pagine di qualche catalogo specializzato i pezzi costosissimi possono raggiungere anche l’astronomica cifra di 80,00 Euro!! Valore che, in qualche caso molto raro, si può anche quintuplicare se quell’erinnofilo è finito per passare regolarmente come un vero e proprio francobollo annullato.

In conclusione, per coloro i quali volessero cimentarsi in una collezione e spendere pochissimo, posso suggerire di cercare nei mercatini fra i venditori di francobolli e cartoline, oppure di cercare in soffitta in qualche vecchia cassapanca! Personalmente, che come è noto mi occupo di filatelia, l’ispirazione per scrivere sugli erinnofili mi è stata fornita dalla classica banale occasione: un mio amico qualche giorno addietro mi ha pregato di dare un’occhiata a una approssimativa “ammucchiata di francobolli” che era appartenuta al defunto suocero. Spulciando fra questa consistente quantità di francobolli accumulati quasi tutti a caso e tutti di modestissimo o scarso interesse economico, ho rinvenuto la serie da 2 lire emessa subito dopo il 1945 “A beneficio del Comitato Nazionale Pro Vittime Politiche” alle cui immagini vi rimando: insignificante il valore economico, ma è un vero spaccato di storia della lotta antifascista!
Fernando Mazzotta

 

 

 

Erinnofili - Serie completa Vittime Politiche
cliccare sulle miniature sottostanti per ingrandirle

 

 

Piazza Scala - gennaio 2010