Ti amo cara vecchia Genova
Amo ogni angolo, ogni stradina ogni centimetro quadrato
di questa città.
Ho vissuto in tanti posti di questa perla, ho giocato a
grette (tollini) sull’orlo dei marciapiedi di corso Italia ,
a cannette con lo stucco ai giardini di Villa Gambaro , ho
pescato, nuotato,fatto la pipì in mare quasi da ogni scoglio
che esiste da Nervi, sino alla scogliera dove oggi c’è il
salone Nautico. Sono andato in camporella nei parchi di
Nervi, alle spianate del Righi, nel buio del Monte Fasce e
nel sole dei vicoli di Sant ‘Ilario .
Vivo nel ricordo del tonno a barattoli enormi comprati nella
vecchia darsena e adoro andare per funghi ad Apparizione o a
Bavari
Mi piaceva camminare per ore nei caruggi, infilarmi in
quelli ancora oggi sconosciuti e scoprire che alla fine ti
ritrovi dove tutto si svolge come le vene del corpo umano.
Amavo nei giorni freddi il Righi imbiancato, la tramontana
che ti secca le orecchie e le serate estive sul poggiolo di
casa e le lucciole che mettevamo dentro un barattolo di
vetro per far luce. Amo i genovesi, quasi tutti, il loro
continuo mugugnare ma anche il sapersi fare un mazzo così
quando c'è bisogno. Ricordiamoci dell’ultima alluvione (sei
morti) e quella dell’ottobre del 1970 (24 morti ).
Adoro la città che si è saputa liberare da sola dalla
tirannia e ringrazio ad ogni lapide chi ha perso la vita per
questo. Amo il Genoa e i Genoani e voglio bene anche ai
doriani perchè senza di loro - calcisticamente nei momenti
bui - non saprei come divertirmi.
Ho vissuto in una città che la natura ha voluto talmente
bella da togliere il fiato a poeti, artisti; ho vissuto in
una città in cui spero di morire. Quando in televisione vedo
le maglie a quarti rosso blu con il grifone sul cuore e la
croce di San Giorgio,rivedo un ragazzino “ piccin ma
bagasciu “ che , ai bordi del Ferraris ( non Marassi che è
solo un quartiere ) faceva il raccata palle e gli occhi si
inumidiscono anche quando si perde .
L’importante è dare tutto sul campo,sorvolando gli errori
arbitrali. Rigore è quando arbitro fischia (cfr. Boskov
unico allenatore a portare nel dopo guerra lo scudetto a
Genova anche se su un’altra sponda)
Sono felice di aver vissuto a Genova e non mi importa dei
ladri o dei ruffiani perchè solo loro sono foresti in questo
capolavoro della natura e degli uomini
Renzo Saitta - Saronno
Marzo 2013
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