Lorenzo Milanesi
Montaigne - Socrate a Cavallo (Rubbettino Editore)
LA GUARIGIONE DELLO SPIRITATO
«Il 16
febbraio [1581], tornando dalla quaresima, incontrai in
una cappelletta un prete rivestito dei paramenti sacri,
intento a guarire uno spiritato. Era un uomo malinconico
e come inebetito. Lo tenevano in ginocchio davanti
all'altare, avendo al collo non so quale drappo con
cui era tenuto. Il prete leggeva, in sua presenza, nel
breviario, tante orazioni ed esorcismi e comandava al
diavolo di abbandonare quel corpo. Dopo di che tornava a
rivolgersi al paziente, ora parlando a lui e ora al
diavolo nella sua persona, e allora ingiuriandolo,
battendolo con forti pugni e sputandogli in viso. Il
paziente dava alle sue domande qualche risposta priva di
senso, ora dicendo in suo nome come sentiva i movimenti
del suo male, e ora in nome del diavolo quanto temeva
Dio e quanto gli esorcismi agivano contro di lui. Dopo
tutto ciò, che durò parecchio, il prete come ultimo
sforzo si ritrasse sull'altare, prese la custodia
dov'era il Corpus Domini con la sinistra e, tenendo
nell'altra mano una candela accesa rivolta a terra - sì
che la faceva fondere e consumare - pronunciava
preghiere e, alla fine, parole
di
minaccia contro il diavolo con la voce più alta e
possente che poteva. Appena la prima candela si consumò
fra le dita, ne prese un'altra, poi una seconda, poi una
terza. Ciò fatto rimise a posto la custodia - cioè il
vaso trasparente dov'era il Corpus Domini - e, tornato
dal paziente, parlandogli questa volta come a un uomo
[normale], lo fece slegare e lo rese ai suoi perché lo
riconducessero a casa. Ci spiegò che quello era un
diavolo ostinato della peggiore specie, e che avrebbe
fatto tribolare per farsi scacciare. E a dieci o dodici
gentiluomini che eravamo là fece molti racconti di
questa scienza, e delle ordinarie esperienze che ne
aveva; e specialmente questo, che il giorno avanti aveva
liberato una donna da un grosso diavolo il quale,
uscendo, gettò fuori dalla bocca di questa donna dei
chio¬di, degli spilli e un ciuffo dei suoi capelli. E
poiché gli rispose che non era ancora calmata del tutto,
disse che si trattava di un'altra sorta di spirito, più
leggero e meno maligno, che s'era rimesso in attività
proprio la mattina; ma che quel genere (poiché ne sa i
nomi, le suddivisioni e le distinzioni più particolari)
era facile da scongiurare. Io non vidi che quello. Il
"mio uomo" non faceva altro che digrignare i denti e
torcere la bocca quando gli si presentava il Corpus
Domini; e ogni tanto borbottava queste parole: "si fata
volent"; perché era notaio e sapeva un po' di latino».
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