Regolamenti
Salirono in tre nel vagone di ultima generazione allungato e deserto
sotto quattro file di luci al neon. La ragazza esile, naso sporgente,
indossava una giacca a costine di lana nera dal rovescio e guanti con
dita a metà, malamente tagliati e conclusi già sulla prima falange. Una
sorta di cannuccia di tartaruga le trapassava un orecchio. L'ombelico
che sormontava la cintola dei pantaloni era trafitto da un anello, sotto
cui si intravedeva un tatuaggio, nelle punte di due ali bluastre. Forse
un angelo. Nonostante il volto aspro, aveva un corpo lungo e sinuoso
sulle cosce tornite.
Appena più alto di lei, il ragazzo sfoggiava una capigliatura leonina di
ossidati capelli rasta fin presso il sedere, sotto i quali, delicato, il
viso di incarnato tenue passava inosservato. Accanto a loro la femmina
di rottwiler, dal pelo serico, ben oltre i quaranta chili, occhi umani e
mansueti, si lasciava pizzicare e sballonzolare come disanimata. Il
ventre slabbrato coi capezzoli turgidi, indicava una gravidanza recente.
Era umana anche la familiarità con cui trattavano l'animale. Gli avevano
conservato il contenitore d'alluminio di riso lesso insieme alla propria
cena in una busta di plastica con un disegno natalizio sul
davanti.
Mangiarono contemporaneamente e dopo richiusero con cura i resti,
riponendoli di nuovo nella contiguità dello stesso sacchetto.
Dopo cena il ragazzo schioccò la bocca per il bisogno di una sigaretta.
Chiudendo gli occhi ne parlò alla ragazza:
-Vorrei fumare.
A due coetanei che a breve distanza l'uno dall'altro passarono poco dopo
in un verso senza più tornare chiese sfiorando il pollice contro
l'indice e il medio:
-Una cartina? Ti trovi una cartina, per caso?
Entrambi scossero la testa senza guardarlo.
Dalla stessa parte con la giacca sbottonata e un'aria trasandata
comparve il controllore facendo sbattere i denti della macchinetta
foratrice. Si fermò davanti al cane e percorrendone la mole:
-Cosa ci fa qui quest'animale? chiese con un sussulto.
-Ha pagato anche lei.
Il cane si era steso sulle zampe, col muso allungato sul pavimento.
Il controllore appariva spaventato come se il cane fosse una belva. Lo
teneva nello sguardo a debita distanza.
-Non può stare lì, dall'altra parte ci sono bambini.
-Ecco, rispose il ragazzo paziente, gli lego la museruola, è contento?
Tirò da una tasca un tessuto elasticizzato nero a forma di cono tronco,
da cui poco dopo si affacciò la punta del muso del cane, che si lasciò
imbavagliare senza opporre resistenza.
Entrando in una stazione col suo frullo ininterrotto il treno emise un
fischio. Il controllore ammonì:
-Che nessuno si muova. Torno subito.
Sbrigò le incombenze che permisero al treno di ripartire e fu di nuovo
presso i tre.
Il controllore mugugnò che il deprecabile regolamento di portare i cani
nelle carrozze definiva anche la taglia oltre la quale gli animali sono
tenuti a viaggiare con i bagagli e per quanto lo riguardava quel
bestione appunto stava violando la regola. Questa faccenda della
promiscuità tra esseri umani e bestie a suo modo di vedere era poi causa
di tanti problemi. Parassiti e insetti, per esempio.
-Scenderete alla prossima, ragazzi. Preparatevi, ci siamo quasi.
Con le guance di porpora la ragazza comincia a piagnucolare che devono
per forza essere per la mezzanotte a Firenze. I genitori l'aspettano in
stazione e lei ha un esame l'indomani.
-Fra poco quassù si potranno portare i leoni, scattò il controllore,
dietro al suo pensiero, senza badare a lei. Lo sguardo sempre fisso
sull'animale che ora, ad occhi chiusi, sembrava anche più quieto.
Scuotendo la testa il ragazzo balzò su:
-La finisci? disse brusco rivolto al controllore. Chiama il capotreno e
facci parlare con lui.
-Non chiamo proprio nessuno, toglimi le mani di dosso.
Il ragazzo lasciò il bavero della giacca e di nuovo scosse la testa,
mentre la ragazza cominciò a singhiozzare.
-Dovete scendere e basta.
Passandosi una mano sulla fronte il ragazzo cedette:
-La portiamo nel bagagliaio. Facci strada e finiamola.
-Ma quale bagagliaio. Siamo su un treno locale, bello. Dovete scendere…
Sempre dondolando il capo il ragazzo fece un cenno d'intesa alla
compagna e si accinse a tirare i due zaini dal portapacchi e insieme si
avviarono verso l'uscita. I freni stridevano mentre il treno
s'immobilizzava.
Il cane era attaccato alla coscia del ragazzo col guinzaglio tenuto
corto, la ragazza dietro si asciugava di tanto in tanto il pianto col
fazzoletto di carta appallottolato. Raggiunsero l'uscita guardandosi
intorno.
Due passi innanzi, il compagno ad un tratto gettò un lungo sguardo
dietro le spalle, tastando nella tasca i pochi spiccioli e poi tirò
fuori il coltello ripiegato nel manico di madreperla che luccicò
incontrando il fiotto di luce di un lampione, continuando a soppesarlo e
a rigirarlo soprappensiero tra le mani.
Il treno si avviò stridendo in quel momento e ricominciò a piovere. .
Fortuna Della Porta - da LABIRINTI