"AL CRISTO DELE BUSE”, è un piccolissimo fazzoletto di terra montano, ad una quindicina di chilometri da Feltre ed a poche centinaia di metri da Croce d’Aune, località turistica che fa parte del Comune di Pedavena.
In questo posto, bellissimo anche dal punto di vista panoramico in quanto permette di ammirare le più belle montagne delle Dolomiti, facenti parte del patrimonio dell’umanità (UNESCO), un mio compare, deceduto purtroppo qualche anno fa in età ancora giovane, Guerrino Ceccato, su disegno dell’Arch. Lorenzet, e con la collaborazione di Antonio De Lunardi, hanno insieme collocato una croce con un Cristo che, per la sua tipologia anche anatomica, è stato definito, più o meno rispettosamente, ..bisex.
Proprio oggi, parlandone con il signor De Lunardi, mi è stata una spiegazione sul perché della aggettivazione “bisex”.
La croce lignea con il Cristo inchiodato, che raffigura i lineamenti femminili dalla cintola in giù, starebbe a rappresentare le sofferenze di ogni donna nel corso della sua vita, mentre la parte superiore del Cristo, ossia dalla cintola fino alla testa, riporta delle “buse” sul petto e sulle braccia che vorrebbero significare un altro tipo di sofferenza.: quella più accostabile all’uomo, durante la sua esistenza su questa terra, fatta di dolori, sofferenze, problemi di ogni tipo, in chiave diversa rispetto alle sofferenze, di altra natura ovviamente, riconducibili appunto alla donna.
Detto monumento, sperduto in mezzo ai monti vicino al quale esistono ancora alcune “casere” con il WC all’esterno, viene visitato da molti turisti oltre che dai paesani residenti in questa zona, non solo, ma una volta all’anno di fronte a questo Cristo viene celebrata una Santa Messa, anche a ricordo di Guerrino Ceccato che, come se sentisse vicina l’ora della sua dipartita da questa terra, ha voluto lasciare una segno della sua presenza.
Le celebrazioni delle SS. Messe in questo posticino, dimenticato forse dagli uomini ma non certo da Dio, assumono ogni anno un significato pregnante e particolare specie quando, alla fine della Messa da campo, viene intonato dal coro, quasi sempre presente in queste circostanze, il famoso canto di Giuseppe De Marzi : Il Signore delle Cime.
Un pensiero, avvalorato anche dai miei interlocutori presenti durante la mia visita. “Qui siamo lontani dal mondo, non sentiamo il baccano del progresso che uccide, e ci pare di vivere in un altro pianeta, nel quale la vita può definirsi ancora “normale”.
E se fosse vero che, per liberarci dal frastuono di questa vita sempre più impossibile, fosse davvero necessario emulare chi ha deciso di appartarsi a questo modo ?
Qualche volta sono tentato di farlo anch’io. Ma forse solo per qualche giorno.
Vedi alcune foto, qui sotto.

ARNALDO DE PORTI - agosto 2015
 

 

 

 

 

 

Segnala questa pagina ad un amico




 

Piazza Scala - agosto 2015