Petra, patrimonio
dell'umanità dall'UNESCO il 6 dicembre 1985,
nel 2007 dichiarata una delle sette meraviglie del mondo moderno
Non si può condensare Petra (Bassa Giordania) in uno
scritto, anche se professionale e quindi di buona qualità e munito
di gallerie
fotografiche: le parole e le fotografie non saranno mai sufficienti a
descrivere
quanto si trova racchiuso entro il suo perimetro, in buona parte
ancora da portare alla luce (la città nabatea giace infatti ancora sepolta
da detriti accumulati dal tempo: nelle colline a fianco dei ruderi
romani si notano alcuni scavi che stanno mostrando templi
ed una delle immancabili chiese bizantine disseminate
nei luoghi santi). In buona sostanza per capirla in pieno Petra va vista
di persona e sono certo che
costituirà un ricordo indelebile nella memoria dei visitatori.
Penso che quando i nabatei (popolo di
scaltri guerrieri e commercianti) giunsero a Petra (VI secolo a.C.)
abbiano afferrato subito l'importanza del luogo come
fonte di sostanziosi pedaggi in quanto nodo dei
traffici
commerciali (spezie, tessuti pregiati, metalli preziosi,
etc.) che si muovevano sulle carovaniere che dall'estremo oriente raggiungevano le rive del
Mediterraneo.
Inoltre, particolare non indifferente, la località, difesa
da uno stretto canalone di origine sismica con pareti alte
anche 200 metri, era praticamente imprendibile (i romani
riuscirono ad assoggettarla solo nominando un re nabateo a
loro devoto).
Abilissimi
nella lavorazione della pietra rossa friabile, i nabatei
hanno lasciato ai posteri oltre 600 tombe ed edifici
pubblici scavati nella roccia, alcuni di dimensioni notevoli
(fra tutti citiamo il "monastero", alto più di 50 metri!). Nell'epoca di
maggior splendore la città superava i 30.000 abitanti e
teneva alla larga ebrei, romani e persiani.
Con lo spostamento dei traffici su altre direttrici Petra,
cessato il suo scopo, fu abbandonata anche se nelle sue
numerose caverne si insediarono tribù di beduini: nel VII
secolo d.C. la città era praticamente deserta.
Petra venne ufficialmente "riscoperta" nel 1812 da Johann
Ludwig Burckhardt, un viaggiatore svizzero: successivamente
si alternarono avventurieri in cerca di tesori e missioni
archeologiche che ne hanno portato alla luce una buona parte
anche se moltissimo sta ancora aspettando.
Se siete interessati potete trovare su Internet abbondante documentazione.
Premetto che per visitare Petra un solo giorno non basta: la
visita classica si snoda dai cancelli posti nei pressi della
moderna cittadina che la circonda. Per circa 400 metri si
percorre uno sterrato, all'inizio del quale potete trovare
cavalli (per un brevissimo percorso) e calessini per due
persone (questi ultimi attraversano il Siq e vi portano sino
alla Petra romana), fiancheggiato da tombe, corpi di guardia
ed edifici pubblici.
Si arriva quindi allo stretto canalone (lungo ca. 1,5 km)
che presenta ben due acquedotti (l'acqua, la grande
ricchezza del luogo!), uno nabateo (il più antico) e uno
romano (che originariamente conteneva le tubazioni),
entrambi scavati nella roccia. Il Siq è costellato di
numerose figure scolpite a bassorilievo nella roccia
(significativa la "carovana") e in alcuni tratti
conserva l'antico
lastricato romano: ai suoi lati potete vedere scale scavate
nella roccia che sembrano perdersi nel nulla ma che
conducono invece ad antiche cisterne destinate a raccogliere
l'acqua piovana. Secondo me percorrerlo a piedi è un'esperienza
unica.
A qualche decina di metri dalla fine del canalone si inizia
ad intravvedere il "tesoro" la più nota tomba/tempio del
complesso: se avete una guida vi suggerirà di stare sul lato
sinistro per "sfogliarlo" gradualmente. Dal
"tesoro" parte la via sacra: per almeno un chilometro
troverete tombe scavate nella roccia su entrambi i lati (particolarmente
significative le c.d. "tombe reali", così chiamate per le
dimensioni: in una si notano archi in muratura, attribuibili
al periodo nel quale era stata adibita a chiesa bizantina).
Visti da lontano molti edifici funebri sembrano affrescati:
non è così, si tratta semplicemente di strati di
roccia scoperti e in diversi colori. Alla fine della "via sacra" ecco
il teatro: scavato nella roccia dai nabatei e sopraelevato
dai romani, veniva utilizzato per rappresentazioni sceniche ma anche
e soprattutto per cerimonie funebri.
Dopo poche decine di metri si incontra la parte
romana di Petra. Strade lastricate ed affiancate da
botteghe, edifici pubblici e templi in rovina: sullo sfondo il
maestoso arco di Traiano e i resti del grande tempio nabateo.
Ancora tombe rupestri sulle rocce circostanti.
Il percorso finisce subito dopo il punto di ristoro,
dove parte la ripida salita per il "monastero", il gigantesco
tempio (altezza oltre 50 metri) forse adibito a chiesa in
epoca bizantina (lo attestano le numerose croci scolpite
nella roccia). Per raggiungerlo bisogna affrontare ben 800 scalini
(!!!!!) intervallati da lunghi tratti di sentiero in salita.
Per portarvi al "monastero" i locali offrono degli
asinelli da cavalcare: meglio non servirsene in
quanto nella salita si avvicinano pericolosamente al ciglio
del sentiero carichi di straripanti turisti. In tutta onestà
devo dirvi che la fatica mi ha fermato dopo poche centinaia di
metri: per fortuna un amico, il grossetano Roberto Mori, è
arrivato sino in cima e mi ha cortesemente fornito alcune
foto del monumento (le vedete riprodotte in basso).
Questo è tutto: ovviamente nonostante sembri terminata la
visita è "superficiale". Mancano infatti i percorsi
secondari che portano a canaloni che celano altre meraviglie: per visitare tutta Petra
un giorno intero (come nel mio caso) non è sufficiente in
quanto ne servirebbero parecchi
e, credetemi, sono sicuro che ne varrebbe la pena!
Alfredo Izeta - novembre 2012
verso Petra antica: il Siq
la via sacra: tombe ed altri
edifici scavati nella roccia
La città dei vivi: Petra nabatea
e romana
il Monastero (le tre fotografie a
destra sono di Roberto Mori)