Perù: Machu Picchu  fotografato da Massimo Osti

Massimo Osti (ex B.C.I. Canada) vive da moltissimi anni a Toronto in Canada.
Da quando è in pensione ha intensificato i suoi viaggi all'estero, soprattutto nell'intero continente americano.
Piazza Scala ha pubblicato spesso i suoi reportage fotografici che ci hanno permesso di "visitare" paesi che non conoscevamo:
Nell'autunno 2010 ha raggiunto il Perù e il Cile: ci ha inviato moltissimi scatti relativi a questa sua vacanza. Vi presenteremo la rassegna fotografica in più riprese, iniziando dal luogo più suggestivo del Perù: Machu Picchu, la leggendaria città inca.
Piazza Scala - novembre 2010

 


 

      Da Wikipedia    

Machu Picchu si trova nella provincia di Urubamba, regione di Cusco, in Perù. La più vicina città importante è Cusco, attuale capoluogo della regione e antica capitale Inca, a 130 km.

La superficie edificata misura approssimativamente 530 metri di larghezza e 200 di larghezza, contando 172 edifici nell'area urbana.

La zona archeologica in sé è accessibile sia tramite i sentieri incaici che vi conducono, sia utilizzando la strada Hiram Bingham (che risale il pendio del Machu Picchu dalla stazione ferroviaria di Puente Ruinas, ubicata in fondo alla gola.

La strada in questione, tuttavia, non appartiene alla rete stradale nazionale del Perù. Inizia nel paese di Aguas Calientes (Perù), al quale, a sua volta, si accede solo per via ferroviaria (in circa 3 ore da Cusco)  o in elicottero (in 30 minuti). L'assenza di una strada diretta al Santuario di Machu Picchu è voluta e permette di controllare il flusso dei visitatori; flusso che, dato il carattere di parco nazionale della zona, è particolarmente sensibile al sovraffollamento. Ciò, comunque, non ha impedito la crescita disordinata (e criticata dalle autorità culturali) di Aguas Calientes, che vive di e per il turismo, in quanto nel paese si sono sviluppate strutture alberghiere e di ristorazione di varie categorie.

Verso il 1440 la gola di Picchu fu conquistata da Pachacútec, primo imperatore inca (1438-1470), durante la sua campagna nei pressi di Vilcabamba.  Il sito di Machu Picchu dovette impressionare il monarca per le sue peculiari caratteristiche nell'ambito della geografia sacra della regione di Cusco,  e perciò egli avrebbe ordinato di costruirvi, verso il 1450, un complesso urbano con edifici di gran lusso, civili e religiosi.

Si  ritiene che Machu Picchu avesse, come la maggior parte delle llactas incaiche, una popolazione mobile, che oscillava fra i 300 e i 1.000 abitanti:  membri di un'élite.  È stato dimostrato che la manodopera agricola era composta di coloni provenienti da luoghi diversi dell'impero.

Machu Picchu non era da nessun punto di vista un complesso isolato, per cui il mito della "città perduta" e del "rifugio segreto" degli imperatori inca è privo di fondamento.  Le valli che confluivano nella gola formavano una regione densamente popolata che crebbe spettacolarmente in produttività agricola a partire dall'occupazione inca, nel 1440. Gli inca costruirono sul posto molti centri amministrativi e numerosi complessi agricoli formati da terrazze di coltivazione. Machu Picchu dipendeva da questi complessi per la sua alimentazione, poiché i campi del settore agrario della città sarebbero risultati insufficienti per rifornire la colonia. La comunicazione intraregionale era possibile grazie alla rete delle strade incaiche: otto di esse conducevano a Machu Picchu. La cittadina di Picchu giunse a differenziarsi dalle colonie vicine per la singolare qualità dei suoi principali edifici.

Machu Picchu dovette perdere in parte la sua importanza trovandosi a competere in prestigio con le proprietà  personali dei successori. Di fatto, l'apertura di una via più ampia e sicura fra Ollantaytambo e Vilcabamba (quella della valle di Amaybamba) disimpegnò la strada della gola di Picchu.

La guerra civile Inca (1531-1532) e l'irruzione spagnola nel territorio di Cusco nel 1534 incisero profondamente sulla vita di Machu Picchu. La collettività rurale del posto era composta principalmente da coloni di varie nazioni conquistate dagli inca e condotti a forza nell'area.  Essi approfittarono del crollo del sistema economico della regione per tornare alle terre d'origine. La resistenza inca agli spagnoli, comandata da Manco II, nel 1536 convocò i nobili delle regioni vicine per integrare la corte del re nell'esilio di Vilcabamba,  ed è molto probabile che la miglior nobiltà di Picchu abbia abbandonato la città in quel momento. Documenti dell'epoca indicano che la regione era, all'epoca, piena di "sfollati". Picchu sarebbe rimasta abitata e la sua esistenza attestata, come dimostra l'annotazione della città fra le colonie tributarie dell'encomienda spagnola di Ollantaytambo.

Un altro documento  attesta che l'inca Titu Cusi Yupanqui, che regnava all'epoca su Vilcabamba, chiese che i frati agostiniani venissero a evangelizzare "Piocho" verso il 1570. Non è noto alcun luogo della zona il cui nome suoni simile a "Piocho" e non sia "Piccho" o "Picchu"; ciò che fa supporre  che i celebri "estirpatori di idolatrie" siano giunti sul posto e abbiano avuto che fare con la distruzione e l'incendio della Torre del Tempio del Sole.

Il soldato spagnolo Baltasar de Ocampo scrisse alla fine del XVI secolo di un villaggio di edifici suntuosissimi "in cima al fianco di una montagna", negli ultimi anni della resistenza inca. La descrizione breve che Ocampo fa dei luoghi riconduce a Picchu, ed è significativo che si riferisca al villaggio con il nome di "Pitcos".

Le prime notizie dirette su visitatori delle rovine di Machu Picchu indicano che Agustín Lizárraga, un proprietario terriero del Cusco, giunse sul posto il 14 luglio 1902. I visitatori lasciarono un graffito con i propri nomi su uno dei muri del Tempio delle Tre Finestre, come verificarono in seguito vari osservatori.] Alcune informazioni suggeriscono che Lizárraga avesse già visitato Machu Picchu insieme a Luis Béjar nel 1894

Fu così che lo storico statunitense Hiram Bingham, interessato alla ricerca degli ultimi ruderi incaici di Vilcabamba, apprese di Lizárraga dai suoi contatti con i possidenti locali. Guidato da un altro proprietario terriero,  e accompagnato da un sergente della guardia civile peruviana,  Bingham giunse a Machu Picchu il 24 giugno 1911. La spedizione trovò due famiglie di contadini che si erano stabilite sul posto: i Recharte e gli Álvarez.  Essi sfruttavano le terrazze a sud delle rovine per coltivare la terra, e utilizzavano un canale incaico ancora funzionante, che traeva acqua da una sorgente. Pablo Recharte, uno dei bambini di Machu Picchu, condusse Bingham fino alla "zona urbana" coperta di erbacce.

Bingham restò assai impressionato da quel che vide, e sollecitò l'appoggio dell'Università Yale, della National Geographic e del governo peruviano per attivare il prima possibile lo studio del sito.  Così, con l'ingegnere Ellwood Erdis, l'osteologo George Eaton, la collaborazione di Toribio Recharte e Anacleto Álvarez, e un gruppo di lavoratori della zona, Bingham diresse gli scavi archeologici a Machu Picchu dal 1912 al 1915, pulendo le erbacce e portando alla luce tombe incaiche fuori città. La "vita pubblica" di Machu Picchu iniziò nel 1913, con la pubblicazione del tutto in un articolo della rivista della National Geographic.

Anche se è chiaro che Bingham non scoprì davvero Machu Picchu (in realtà non la scoprì nessuno, non essendo mai stata realmente "perduta"), non c'è dubbio che ebbe il merito di essere stato il primo a riconoscere l'importanza delle rovine, studiandole con l'aiuto di un'équipe multidisciplinare e divulgando le sue scoperte. Ciò a dispetto del fatto che i principî archeologici impiegati non fossero i più adeguati in prospettiva attuale,  e inoltre a dispetto della polemica che, fino ai giorni nostri, circonda l'esportazione irregolare dal paese del materiale archeologico trovato.  La collezione consta di almeno 46.332 reperti, e fino al 2008 non è mai stata restituita al governo peruviano.

 

 

     Le fotografie di Massimo Osti (cliccare sulle miniature per ingrandirle)    

 

 

 

 

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Piazza Scala - novembre 2010