Abbiamo ricevuto dal collega ex Comit Otello Pozzi la seguente mail:
""""""Allego copia della lettera che ho inoltrato a “Il Sole 24 Ore” sull’ argomento di cui all’oggetto. Ti preciso che, contemporaneamente, ho inviato un testo identico al “Corriere della Sera” ed ho intrattenuto in termini analoghi il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Il mio scritto vuole
essere una ferma e documentata puntualizzazione sul tema delle “cosiddette
pensioni d’oro”, per tutti coloro (media e politici in primis) che, troppo
spesso, intervengono a sproposito su questo argomento. Grato se vorrai
aiutarmi a diffondere
il documento...."""""
L'argomento toccato da Otello è quantomeno spinoso. I governi
(Berlusconi, Prodi, Monti) non hanno resistito alla tentazione di far cassa
sulle spalle dei pensionati, dimenticando che costoro hanno versato fior di
contributi (spesso ben superiori all'entità delle pensioni ottenute,
falcidiate in pochi anni da una perequazione assolutamente inadeguata
all'incremento del costo della vita) per poi essere chiamati in causa per il
sostegno della cassa integrazione in deroga, per il dissesto dell'INPDAP e
per la corresponsione di indennità a categorie (esempio preti ed
agricoltori) sicuramente non meritevoli. Questo vogliamo ricordare ai
giovani che, poco informati e istigati dalla volontà dei nostri politici a
dirottare le loro giuste apprensioni per il futuro su una categoria
incolpevole, quella dei pensionati.
Cosa farà il governo Letta per trovare i fondi necessari ad accontentare il
PDL (o Forza Italia?) e mantenere così la poltrona? Sicuramente utilizzerà
l'imminente DPEF per decurtare, in parte o in toto, la perequazione per i
prossimi anni (da notare che le cosiddette "pensioni d'oro" implicate
saranno nuovamente quelle superiori a 3 volte le minime (poco meno di 1.00
euro LORDI al mese....).
Non dimentichiamo comunque che in passato la Consulta ha ammonito i vari
governi invitandoli a non utilizzare più il blocco della perequazioni, che
in quanto adottato in via continuativa è sicuramente anticostituzionale,
Ora vi lasciamo alla lettura della lettera di Otello: se lo ritenete
opportuno divulgate il contenuto ai nominativi presenti nelle vostre mailing
list.
Piazza Scala - settembre 2013
Spettabile
Il Sole 24 Ore
“Lettere al Sole – 24 Ore”
Via Monte Rosa 91
Milano
Oggetto : “cosiddette pensioni d’oro, d’argento,
ecc…” – blocco della perequazione automatica (
negli anni 2008 – 2012 – 2013 ) e incombente
minaccia di nuovi allarmanti provvedimenti.
Spiace dover rimarcare che troppo spesso i mezzi
di comunicazione ( e di recente anche molti
politici ) trattano questo delicato argomento in
modo superficiale e forviante, evidentemente
dimenticando che populismo e demagogia raramente
possono coniugarsi con l’equità.
Infatti, mai si ricorda che, in forza dell’
impostazione solidaristica cui era ispirato, il
sistema retributivo prevedeva che le aliquote di
rendimento da applicare alla retribuzione
pensionabile, ai fini del calcolo del vitalizio,
si riducessero drasticamente a mano a mano che
la retribuzione cresceva; ad esempio, quelle in
vigore, per i dipendenti privati iscritti all’
Inps, nel 2002, anno in cui sono andato in
pensione io, erano le seguenti :
Quota A (da calcolare sulla retribuzione media
pensionabile degli ultimi 5 anni)
2,00% fino a 36093 euro,
1,50% da 36093 a 48003,69 euro,
1,25% da 48003,69 a 59914,38 euro,
1,00% oltre 59914,38 euro,
Quota B (da calcolare sulla retribuzione media
pensionabile degli ultimi 10 anni )
2,00% fino a 36093 euro,
1,60% da 36093 a 48003,69 euro,
1,35% da 48003,69 a 59914,38 euro,
1,10% da 59914,38 a 68576,70 euro,
0,90% oltre 68576,70 euro.
Francamente, al contrario di quanto sostenuto
dai molti commentatori che, ormai quasi
quotidianamente, imperversano su questo tema,
sono convinto che il meccanismo sopra descritto
abbia penalizzato pesantemente le “pensioni
Inps” più elevate, al punto che quelle che
superano determinate soglie, molto spesso, si
rivelano addirittura inadeguate rispetto ai
contributi versati.
A conferma di quanto sopra esposto, posso
portare anche la mia esperienza personale.
Ho lavorato per 41 anni ( gli ultimi 12 in
qualità di dirigente ) presso una grande banca
nazionale.
Sono andato in pensione a fine ottobre 2002, a
60 anni compiuti – per inciso, non per scelta
personale, ma costretto da una brutale
ristrutturazione aziendale – con un trattamento
pensionistico che, pur di un certo rilievo in
valore assoluto, rappresentava meno del 65%
delle mie ultime retribuzioni; aggiungo che,
secondo i miei calcoli, se il capitale prodotto
dai contributi versati per 41 anni (
opportunamente rivalutati ai tassi di mercato di
tempo in tempo in vigore ) fosse rimasto nella
mia disponibilità, a fine periodo avrei potuto
disporre, non solo del capitale maturato, ma
anche di una rendita finanziaria all’ incirca
pari all’importo netto della pensione che
percepisco.
Per questi motivi ritengo che l’ eventuale
reiterazione del blocco della perequazione
automatica o, peggio ancora, riduzioni lineari
che non tenessero conto della posizione
previdenziale individuale,
sarebbero iniziative, non solo inique, ma pure
prive di qualsiasi giustificazione, sia
giuridica sia etica, e quindi riconducibili solo
all’ inaccettabile populismo che, purtroppo, si
va diffondendo nel Paese, a dispetto dei valori
riconducibili ai concetti di legalità,
responsabilità e merito, senza i quali nessuna
comunità può sopravvivere.
Del resto è noto che sono molto diffusi i dubbi
sulla costituzionalità di provvedimenti di
questo tipo e, al riguardo, vale la pena di
rammentare che la Corte Costituzionale -
coinvolta in occasione del provvedimento di
blocco della perequazione automatica adottato
dal Governo Prodi per l’ anno 2008 ( il primo
dei tre che si sono succeduti negli ultimi sei
anni ) - ha emanato la sentenza n.316/2010 con
la quale, pur affermando la legittimità del
provvedimento, ha precisato quanto segue :
“””
…dev’essere, tuttavia, segnalato che la
sospensione a tempo indeterminato del meccanismo
perequativo, ovvero la frequente reiterazione di
misure intese a paralizzarlo, esporrebbero il
sistema ad evidenti tensioni con gli
invalicabili principi di ragionevolezza e
proporzionalità ( su cui, nella materia dei
trattamenti di quiescenza, v.sentenze n.372 del
1998 e n.349 del 1985), perché le pensioni, sia
pure di maggiore consistenza, potrebbero non
essere sufficientemente difese in relazione ai
mutamenti del potere d’ acquisto della moneta…
“””
Concludo con qualche riflessione di carattere
più generale :
- è ovvio che un Paese in difficoltà sia
legittimato a chiedere sacrifici a tutti i suoi
cittadini; peraltro
è altrettanto evidente che le misure da adottare
debbano essere eque e, perciò, in primo luogo,
rivolte all’ intera comunità nazionale e non a
specifici gruppi di persone,
- nel nostro Paese la ricchezza netta posseduta
dalle famiglie ammonta a circa 8600 mld.( dati
Bankitalia a fine 2011 ) e l’ imponenza dell’
evasione fiscale, sin qui sempre tollerata,
induce a
ritenere che una parte significativa di tale
ricchezza sia frutto di comportamenti
fiscalmente illeciti.
Ebbene, in un contesto di questo genere – che in
tutta evidenza offre innumerevoli alternative
atte a fronteggiare eventuali situazioni di
emergenza nazionale – trovo ancora più
ingiustificato l’accanimento contro soggetti che
sembrano avere l’unica colpa di essere riusciti
a conseguire risultati professionali di qualche
rilievo, nel rispetto rigoroso di tutte le norme
giuridiche, fiscali e previdenziali di tempo in
tempo vigenti.
Ciò sottolineato, auspico vivamente che il
Legislatore sappia operare scelte equilibrate e
che il Potere Giudiziario, ove coinvolto, vigili
attentamente sulla stretta osservanza delle
norme di diritto.
Nella speranza che vogliate dare adeguata
visibilità alle mie riflessioni, ringrazio per
la cortese attenzione e porgo distinti saluti.
Verona, 18 settembre 2013
Otello Pozzi
P.S.
Per completezza d’ informazione segnalo che,
sullo stesso argomento ed in termini analoghi,
sto intrattenendo contemporaneamente “Il Sole 24
ore”, il “Corriere della Sera”, il Presidente
del Consiglio dei Ministri ed il Ministro del
Lavoro e delle Politiche Sociali.
|