Nell'agosto 2007, dopo aver bloccato - su input dell'estrema sinistra - la perequazione per eliminare il c.d.
scalone, il governo Prodi si vantava di aver trovato le risorse all'interno del
sistema previdenziale, come se il provvedimento fosse andato a vantaggio dei
pensionati e non degli occupati....
In tale occasione Alfredo Izeta, di sua iniziativa e confortato dalle opinioni
dei colleghi Antonino Azzara, Otello Pozzi, di Michele Iacoviello (che già
allora, molto prima del Sindacato “Sapens – Orsa, parlava di incostituzionalità
del blocco della perequazione"), di Salza allora presidente Fapcredito,
inascoltato dalle due associazioni di pensionati ex Comit, scriveva il
sottostante articolo, che purtroppo si sarebbe rivelato premonitore.
Nel 2011 il governo Monti approvava un ulteriore blocco per due anni: era chiaro
che tutti i governi (anche quelli successivi) dimostravano la stessa pochezza
intellettuale in quanto per coprire i buchi conoscevano solo quattro fonti:
- l'aumento delle aliquote IVA
- l'aumento delle accise
- il blocco degli incrementi pensionistici derivanti dalle rivalutazioni
Istat
- il blocco degli aumenti di stipendio agli statali
le prime due scarsamente avvertite dalla popolazione e le altre tendenti a
colpire due classi ritenute improduttive, sparpagliate e quindi di
modestissimo peso politico, non utili anzi perniciose per il paese.
Nel silenzio assordante dei sindacati - che oggi fanno finta di gridare
all'ingiustizia in quanto la massa dei loro tesserati è costituita dai
quiescenti - i governi si sono disinteressati del fatto che le pensioni erano
già colpite da decenni da un continuo decremento del potere d'acquisto ma hanno
posto l'accento sul fatto che il continuo e "pericoloso" aumento delle
aspettative di vita poteva essere compensato non da adeguamenti ma da una
semplice stretta della cinghia.
Bloccare gli incrementi delle pensioni lorde sopra i 1.500 euro LORDI mensili è
stato geniale in quanto è rimasta coinvolta una quantità tale di assegni
pensionistici da generare - almeno da quanto si sente dire - risparmi per ca.
18/mld. che hanno permesso di favorire un altro blocco: quello dell'abolizione
degli enti inutili, fra i quali dovrebbero essere annoverate Regioni, Provincie
e molte migliaia di Comuni, costosi ricettacoli di poltrone per i
c.d. politici "trombati" che possono essere zittiti in questo modo.
Tenendo conto degli interventi degli altri governi si ritiene che se si sommano
tutti i provvedimenti di blocco della perequazione la cifra comparsa sulla
stampa nazionale possa essere almeno raddoppiata e che pertanto i pensionati
abbiano contribuito a tappare i buchi del paese elargendo più di 30 miliardi. Ovviamente i famosi 80 euro
mensili per i redditi da lavoro sotto i 1.500 euro mensili non sono stati
assegnati a ristorare le pensioni più modeste in quanto ai loro titolari viene
proibito di dare una mano ai figli "lazzaroni" che, non trovando lavoro
(disoccupazione giovanile oltre il 43% alla faccia del job's act), sono costretti a vivere a spese dei
genitori.
Troviamo decisamente fuori sintonia un sottosegretario del ministero
dell'economia che si permette di criticare la sentenza della Consulta affermando
addirittura che sarebbe immorale (?!) restituire a tutti i pensionati il frutto
di un provvedimento illegittimo e barbaro: speriamo che qualcuno gli spieghi che
per fortuna in Italia vige ancora il principio della separazione dei poteri.
Altrettanto curioso che, a quanto letto nei giorni scorsi sui quotidiani,
l'esecutivo stia cercando di inserire nella Corte alcuni giudici a lui
politicamente vicini e considerando implicitamente la Consulta alla stregua di
un organo politico (ponendosi sullo stesso piano di un precedente Presidente del
Consiglio che lamentava che la Corte Costituzionale si era permessa di annullare
provvedimenti ad personam!).
Non sappiamo se le cifre carpite ai pensionati violando la Costituzione verranno veramente
restituite: come visto a tutt'oggi i politici si sono improvvisati costituzionalisti
provetti e hanno eccepito che non sarebbe etico farlo, in particolare per le pensioni senza
però saper precisare quali
siano i livelli da salvaguardare. In ogni caso la sentenza della Consulta è immediatamente esecutiva
e il blocco della perequazione non esiste più dalla data in cui è stato
sciaguratamente imposto: per questo
non occorre un ricorso per riavere il maltolto.
Per quanto concerne le strane proposte di
Boeri, vorremmo fargli presente che si guarda bene dal chiedere al governo di riprendersi il buco Inpdap (8/mld.?)
per paura di dare un dispiacere ai poteri forti, nè di scorporare dall'INPS gli
assegni di mobilità, di disoccupazione, il TFR dei dipendenti delle aziende
fallite, voci che nulla hanno a che vedere con la previdenza e che potrebbero
essere passate all'assistenza della Cassa Depositi e Prestiti, ricca - a quanto
sembra - di cospicue e inoperose giacenze.
Possiamo anche essere d'accordo sul fatto che il regime retributivo sia ingiusto
se rapportato al contributivo dei futuri pensionati: è tuttavia una norma
vigente in tutti i paesi civilizzati che le pensioni correnti vengono pagate
utilizzando i contributi correnti e che l'INPS (almeno pre-Inpdap) non aveva
alcuna difficoltà a regolarle utilizzando le risorse poste a sua disposizione.
Abbiamo inserito nel testo una vignetta preparata nel 2007 dal collega Giorgio
Cozzi.
Piazza Scala - maggio 2015
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