Qualcuno ricorderà un mio recente intervento sulle colonne di questo giornale nel quale commentavo la sentenza della Consulta che dichiarava l'incostituzionalità della norma, introdotta dal governo Monti, che sospendeva per due anni l'adeguamento al costo della vita delle pensioni superiori a tre volte il minimo. Sostanzialmente, con qualche riserva e contro al mio interesse personale  non mi ero dichiarato favorevole alla decisione della Corte che ritenevo debolmente motivata,  ritenendo accettabile, per la mia categoria, quel  limitato sacrificio e considerata l'emergenza dei conti del nostro paese e la gravità di certe situazioni di povertà, disoccupazione, mancanza di lavoro per i giovani eccetera.

Le mie riserve, tuttavia, riguardavano il mancato o troppo parziale coinvolgimento di altre categorie che non mi interessa definire privilegiate anche perchè in moltissimi casi godono di posizioni ben meritate e giustamente valorizzate dalla società che ha estremo bisogno di capacità professionali, tecniche, manageriali, intellettuali. Anche in politica dovrebbero essere avviati i migliori, ma i migliori vanno pagati, in caso contrario solo le mezze calzette accetterebbero di rinunciare al loro lavoro, alla loro professione, alla carriera, alla loro azienda.

Detto ciò, a un giusto reddito deve corrispondere una giusta tassazione, un giusto contributo di solidarietà che consenta alla società di rimediare il più possibile alle situazioni di disagio che si aggravano in periodi di crisi economica come quella che stiamo attraversando.

Giusto reddito non significa tuttavia arricchimento spropositato in pochi anni, come avviene da qualche decennio a beneficio di certi top manager, di certi alti burocrati, di certi politici di lungo corso, le remunerazioni dei quali fanno sospettare che siano in pratica decise da loro stessi, con l'acquiescenza di loro devoti cortigiani.

Giusta tassazione e contributi di solidarietà dovrebbero tenere sempre conto dei criteri di progressività, spiegata da un semplice esempio: se guadagno 20.000 Euro e mi tassano al 10%

mi tolgono il pane. Se guadagno 100.000 Euro e mi tolgono il 20% rinuncio solo al superfluo. Una tassazione non progressiva ma proporzionale e ancor più un'aliquota "flat", uguale per tutti, come da qualche parte si propone, sarebbe quindi ingiusta e, oltretutto, ridurrebbe drasticamente il gettito e dovrebbe essere sostituita da altra tassazione. E' una pura favola che la riduzione dell'evasione fiscale compenserebbe la riduzione delle aliquote.

Il governo, pressato dall'immediata esecutività della sentenza che comporterebbe un buco di bilancio stimato in 18-19 miliardi e uno sforamento importante del deficit, tenta ora di metterci una pezza, con un aggravio di poco più di 2,8 miliardi e la rivalutazione delle pensioni più basse. E' dubbio che la manovra basti a soddisfare i criteri stabiliti dalla Corte Costituzionale ed è quindi probabile che lo stanziamento debba in futuro essere incrementato.

Come?  Ovviamente gravando su altre categorie o su altre voci di spesa.

Si parla ancora, a questo punto, di penalizzare nuovamente i pensionati, definendo pensioni d'oro quelle superiori a quattro/cinque volte i minimi, cioè importi netti di 2000/3000 Euro al mese, dimenticando che il più delle volte riguardano anziani che hanno lavorato per 40 e più anni, raggiungendo per le loro capacità buone  posizioni di carriera e che già al pensionamento si sono visti ridimensionare sensibilmente i loro redditi, anche con il sistema retributivo, basato sulla media delle retribuzioni degli ultimi dieci anni.

L'Italia, a differenza della Grecia, pur avendo un debito pubblico elevatissimo, ha un risparmio interno e un patrimonio privato più elevati di quasi tutti gli altri paesi industrializzati e, volendo, sarebbe in grado di ridurre sensibilmente il debito stesso, del resto, in buona parte, in mani italiane.

Il governo avrebbe quindi buone possibilità d'intervento su molti fronti, rischiando però di far infuriare questa o quella categoria o tagliando servizi sociali essenziali. Occorrono coraggio, capacità decisionali e la volontà di fare il bene del paese anche a costo di perdere consensi.

Da parte di noi cittadini, occorrerebbe una maggiore coscienza dei problemi del paese che sono  nostri e minore attenzione alle sirene populiste, di destra e di sinistra,  che fanno più rumore, ma non propongono soluzioni realizzabili o sensate.
 

Giacomo Morandi - 27 maggio 2015

 

 

 

 

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