Una segnalazione di Dedy Di Benedetto
Se tra una settimana Francesco Pionati improvvisamente dovesse decidere
di far mancare il suo sostegno al governo, molti si chiederebbero perché. Ma
la motivazione potrebbe essere ritrovata nella sua anzianità parlamentare:
tra esattamente 6 giorni, infatti, matura il diritto alla pensione. O meglio
a quello che ora si chiama vitalizio. Stiamo ovviamente ragionando in base a
un’ipotesi
che in questo momento non sembra essere nell’agenda politica, ma la
questione “arrivare al vitalizio” in Parlamento esiste. E non è secondaria
per la tenuta del governo. Sono, infatti, 246 i deputati e 104 i senatori
(dati elaborati da Openpolis,
www.openpolis.it) che devono ancora
maturare il diritto alla pensione, e quasi tutti lo matureranno solo se
finiranno il loro mandato parlamentare e dunque se la legislatura avrà il
suo termine “naturale” nel 2013. Eccezion fatta per Pionati e altri 12
deputati, che viceversa avrebbero bisogno di un ulteriore mandato e 5
senatori, di cui uno raggiunge la pensione tra 63 giorni, il Pdl Sanciu, e 4
hanno bisogno di una rielezione.
La pensione? Non prima del 2013
Nel dettaglio si tratta di 84 deputati del Pdl, 36 leghisti, 83 Democratici,
6 dell’Udc, 5 del Gruppo Misto, 12 dell’Idv, 13 Responsabili (quasi il 46%
del totale, visto che sono 28) e 7 futuristi. A Palazzo Madama, troviamo in
questa situazione 38 senatori del Pdl, 34 Democratici, 11 leghisti, 7 dell’Idv,
6 del Gruppo Misto, 5 dell’Udc, Svp e Autonomie, 2 di Coesione nazionale e
uno non specificato. Che si “giocano”, infatti, non solo la loro indennità
(così si definisce lo “stipendio” di un parlamentare), che per un deputato
equivale a 11.703,64 euro lordi e per un senatore a 12.005,95 (al netto
5.486,58 euro per un deputato e 5.613,63 per un senatore), ma anche la
possibilità di avere una pensione. Da sottolineare che questa è la prima
legislatura in cui le matricole del Parlamento non arrivano alla pensione,
se le Camere si sciolgono anzitempo. Prima, infatti, bastavano 2 anni e
mezzo (e le pensioni erano anche più alte). A stabilirlo sono stati i nuovi
Regolamenti emanati nel luglio 2007 (durante il governo Prodi), che
prevedono che per avere la pensione bisogna aver fatto almeno 5 anni di
effettivo mandato e aver compiuto 65 anni. Per ogni anno in più di mandato,
diminuisce di un anno l’accesso alla pensione. Oggi, dunque, il vitalizio
minimo corrisponde al 20 per cento dell’indennità lorda: quindi 2340,73 euro
per i deputati e 2401,1 per i senatori.
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Quelli dello scampato pericolo
Esiste poi un drappello piuttosto nutrito e abbastanza interessante di
parlamentari che hanno maturato il diritto al vitalizio nell’appena
trascorsa primavera, giorno più, giorno meno: molti di loro infatti
provenivano dalla legislatura precedente che è durata solo due anni. Secondo
i dati elaborati da Openpolis, sono 103 deputati (39 del Pd, 32 del Pdl, 5
della Lega, 9 dell’Udc, 6 Responsabili, 4 furisti, 2 dell’Idv e 4 del Misto)
e 40 senatori (20 del Pd, 8 del Pdl, 6 della Lega, 3 dell’Idv e 3 del Gruppo
Misto). Anche qui, andando a scorgere la lista dei deputati che hanno appena
scavallato il termine per arrivare al vitalizio, si può avere qualche spunto
in più per leggere gli ultimi sommovimenti politici.
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Più anni, più guadagni
Ma in realtà il gioco delle pensioni è ancora più complicato di così:
infatti per ogni anno di mandato in più si conquista un 4 per cento del
vitalizio. Fino ad arrivare al tetto massimo che si raggiunge ai 15 anni di
mandato. 7022,184 euro per gli ex deputati e 7203, 3 per gli ex senatori.
Per cui di fatto, ogni parlamentare ha un interesse economico immediato e
futuro a restare in Parlamento il più possibile. Che vuol dire anche
garantirsi la rielezione con i cambi di casacca e i riposizionamenti più
opportuni. Una notazione finale: la Camera spende per pagare i vitalizi
degli ex deputati ben 138 milioni e 200 mila euro, mentre il Senato 81
milioni e 250 mila euro.
da il Fatto quotidiano del 23 giugno 2011
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Piazza Scala giugno 2011