LA MIA IDEA DI PATRIA
La visita a Piacenza, nei giorni
scorsi, del Presidente Ciampi ci ha ricordato, fra l’altro, un tema
ricorrente di discussione che a lui è particolarmente caro.
Si parla, da qualche anno a questa parte, della morte presunta della
Patria. Ne parlano soprattutto gli opinionisti e gli storici
revisionisti, cioè coloro che sostengono che la Patria-Italia è
defunta con la seconda guerra mondiale ed in particolare con l’8
settembre 1943, con la guerra perduta e con lo sfacelo delle forze
armate italiane. Anche recentemente uno storico di buon valore,
basandosi su una minuziosa documentazione ma giungendo poi a
forzature ed a conclusioni assolutamente inaccettabili, ha sostenuto
in un libro che perfino uno degli atti più onorevoli ed una delle
più fulgide pagine della resistenza del nostro esercito ai tedeschi,
cioè Cefalonia, non fu altro che uno degli episodi del generale
“tutti a casa” dei nostri soldati in quei tristi giorni. I soldati
volevano solo rientrare in patria e pensarono, resistendo ai
tedeschi, che quella fosse la strada migliore per salvare la pelle.
Sappiamo tutti che il comandante italiano dell’isola, generale
Gandin, avendo ricevuto solo ordini generici dallo Stato Maggiore, a
parte il famoso comunicato radio del maresciallo Badoglio,
interpellò tutti i reparti, ufficiali e soldati, i quali decisero
senza esitazione di resistere perché pensavano che quello fosse il
loro dovere verso la Patria e, perché no?, un modo per farla finita
con la guerra a fianco dei nazisti. E non furono i soli.
La mia Patria è dove sono nato, dove ho vissuto la mia giovinezza,
dove ho studiato. La Patria sono i monti, i laghi, il mare, le belle
città, la mia lingua, i poeti, gli artisti, i musicisti, le
industrie, la gente nelle strade che mi saluta ed anche quella che
si volta dall’altra parte imbronciata. Le cose belle e quelle meno
belle. Quella cosa per la quale sento nostalgia quando sono
all’estero, anche se qualche volta, quando sono a casa, vorrei
fuggirne.
La patria che intendo è rispettata all’estero, non temuta o
disprezzata. E’ rispettata per la sua creatività, per il prodotto
del suo lavoro, per l’accoglienza che sa dare ai visitatori, turisti
e uomini d’affari, per il trattamento umano e giusto che sa
riservare ai suoi cittadini, ai lavoratori, agli anziani, ai meno
fortunati. Questa patria non ha bisogno di forze armate potenti, se
non per difendersi. Non è aggressiva, non pretende di espandersi a
spese di altri o di imporre agli altri i propri principi e il
proprio stile di vita. Allo stesso tempo è aperta al mondo ed alle
altre culture, non è chiusa nelle sue frontiere, anche se è pronta a
difenderle dalle prepotenze altrui. E’ una Patria disponibile agli
accordi internazionali, pronta ad amalgamarsi nell’Unione Europea
dalla quale non può che guadagnare, rinunciando a parte della sua
sovranità nell’interesse di tutti
Quando leggo su molta stampa internazionale le severe critiche,
spesso giuste ma spesso basate su vecchi stereotipi che sembrano
confermati dai comportamenti dei nostri governanti e di certa nostra
classe dirigente, non dico “chi se ne frega” come mi è capitato di
sentire, ma ne soffro, anche perché il nostro è un paese che dipende
enormemente dal turismo e dall’esportazione ed anche il prestigio ed
i giudizi morali contano moltissimo. Non posso accettare lo slogan
americano “wright of wrong, my country” (giusto o sbagliato è il mio
paese). Nossignori, non posso.
La Patria che ho in mente non è morta. Proprio l’8 settembre 1943 ne
ha marcato la rinascita, con la resistenza dei soldati all’invasione
tedesca, con il rifiuto di collaborare da parte dei prigionieri in
Germania, con la guerra partigiana, con la ribellione anche solo
passiva alla dittatura, con la nuova Costituzione repubblicana, con
la ricostruzione degli anni 50 e 60, con il miglioramento del tenore
di vita dei cittadini. Di questa Patria si può ancora essere fieri.
Giacomo Morandi |