Nell'imminenza della ricorrenza dei 150 anni dell'Unità d'Italia pubblichiamo un articolo di Giacomo Morandi, risalente ad alcuni anni fa ma pur sempre attuale.
In 150 anni l'Italia ha fatto un lungo cammino ed è ora un simbolo dell'idea della libertà, non scalfita da vent'anni di fascismo. La nostra nazione sta diventando sempre più multietnica e gli immigrati, ora opportunamente disciplinati, stanno contribuendo fattivamente al benessere comune (anzi, sembra che siano di valido supporto alle entrate INPS).
Iniziato con Giuseppe Mazzini, il concetto di liberalismo si è affermato prima con lo statuto albertino e poi con la sapiente guida di Camillo Benso Conte di Cavour, artefice con Giuseppe Garibaldi dell'unità d'Italia.
Lascio ora la parola alla penna di Giacomo, che coglie i punti salienti del nostro modo di essere italiani

A. Izeta - maggio 2010.

 

LA MIA IDEA DI PATRIA
 

La visita a Piacenza, nei giorni scorsi, del Presidente Ciampi ci ha ricordato, fra l’altro, un tema ricorrente di discussione che a lui è particolarmente caro.
Si parla, da qualche anno a questa parte, della morte presunta della Patria. Ne parlano soprattutto gli opinionisti e gli storici revisionisti, cioè coloro che sostengono che la Patria-Italia è defunta con la seconda guerra mondiale ed in particolare con l’8 settembre 1943, con la guerra perduta e con lo sfacelo delle forze armate italiane. Anche recentemente uno storico di buon valore, basandosi su una minuziosa documentazione ma giungendo poi a forzature ed a conclusioni assolutamente inaccettabili, ha sostenuto in un libro che perfino uno degli atti più onorevoli ed una delle più fulgide pagine della resistenza del nostro esercito ai tedeschi, cioè Cefalonia, non fu altro che uno degli episodi del generale “tutti a casa” dei nostri soldati in quei tristi giorni. I soldati volevano solo rientrare in patria e pensarono, resistendo ai tedeschi, che quella fosse la strada migliore per salvare la pelle. Sappiamo tutti che il comandante italiano dell’isola, generale Gandin, avendo ricevuto solo ordini generici dallo Stato Maggiore, a parte il famoso comunicato radio del maresciallo Badoglio, interpellò tutti i reparti, ufficiali e soldati, i quali decisero senza esitazione di resistere perché pensavano che quello fosse il loro dovere verso la Patria e, perché no?, un modo per farla finita con la guerra a fianco dei nazisti. E non furono i soli.
La mia Patria è dove sono nato, dove ho vissuto la mia giovinezza, dove ho studiato. La Patria sono i monti, i laghi, il mare, le belle città, la mia lingua, i poeti, gli artisti, i musicisti, le industrie, la gente nelle strade che mi saluta ed anche quella che si volta dall’altra parte imbronciata. Le cose belle e quelle meno belle. Quella cosa per la quale sento nostalgia quando sono all’estero, anche se qualche volta, quando sono a casa, vorrei fuggirne.
La patria che intendo è rispettata all’estero, non temuta o disprezzata. E’ rispettata per la sua creatività, per il prodotto del suo lavoro, per l’accoglienza che sa dare ai visitatori, turisti e uomini d’affari, per il trattamento umano e giusto che sa riservare ai suoi cittadini, ai lavoratori, agli anziani, ai meno fortunati. Questa patria non ha bisogno di forze armate potenti, se non per difendersi. Non è aggressiva, non pretende di espandersi a spese di altri o di imporre agli altri i propri principi e il proprio stile di vita. Allo stesso tempo è aperta al mondo ed alle altre culture, non è chiusa nelle sue frontiere, anche se è pronta a difenderle dalle prepotenze altrui. E’ una Patria disponibile agli accordi internazionali, pronta ad amalgamarsi nell’Unione Europea dalla quale non può che guadagnare, rinunciando a parte della sua sovranità nell’interesse di tutti
Quando leggo su molta stampa internazionale le severe critiche, spesso giuste ma spesso basate su vecchi stereotipi che sembrano confermati dai comportamenti dei nostri governanti e di certa nostra classe dirigente, non dico “chi se ne frega” come mi è capitato di sentire, ma ne soffro, anche perché il nostro è un paese che dipende enormemente dal turismo e dall’esportazione ed anche il prestigio ed i giudizi morali contano moltissimo. Non posso accettare lo slogan americano “wright of wrong, my country” (giusto o sbagliato è il mio paese). Nossignori, non posso.
La Patria che ho in mente non è morta. Proprio l’8 settembre 1943 ne ha marcato la rinascita, con la resistenza dei soldati all’invasione tedesca, con il rifiuto di collaborare da parte dei prigionieri in Germania, con la guerra partigiana, con la ribellione anche solo passiva alla dittatura, con la nuova Costituzione repubblicana, con la ricostruzione degli anni 50 e 60, con il miglioramento del tenore di vita dei cittadini. Di questa Patria si può ancora essere fieri.

Giacomo Morandi

 

 

 

 

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Commenti:
 

24 maggio 2010: Giacomo, anche se di qualche anno fa, la tua puntualizzazione è di un'attualità stupefacente. Condivisione piena, naturalmente, con un abbraccio, Lorenzo Milanesi

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